il Viaggio oltre l’ignoto di Valentina Federici – .

il Viaggio oltre l’ignoto di Valentina Federici – .
il Viaggio oltre l’ignoto di Valentina Federici – .

Ci sono due storie che sono la stessa storia, uguali perché partono dalle stesse premesse ma diversi perché scritti da due autori diversi. Molto diverse: una è la 36enne Valentina Federici, l’altro è un’intelligenza artificiale. Anzi, una combinazione di più intelligenze artificiali o modelli linguistici: GPT 3.5 e GPT 4, Claude 1 e 2 e Deepl, messi insieme per sfidare il cervello umano.

Cosa succederebbe se un collettivo di intelligenza artificiale affrontasse una persona sullo stesso problema? Chi prevarrebbe? Chi otterrebbe il miglior risultato? Questo è l’esperimento che Federici ha intrapreso, esperimento che ha dato vita ad un volume che si può trovare nelle librerie, è intitolato Viaggio oltre l’ignotopuoi acquistarlo su Amazon e Domenica 12 maggio sarà anche alla Fiera del Libro di Torino.

Il giorno prima, Sabato 11 maggioFederici lo presenterà a Reggio Emilia presso quarta edizione di Internazionale Kids (il programma)il festival del giornalismo per ragazzi, parlandone insieme allo scrittore Marco Magnone e intervistato dalla redazione di Odio leggere.

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Valentina Federici

Se l’IA mette i sentimenti

“Io e le IA l’avevamo fatto lo stesso input e le stesse istruzioni”, ci ha raccontato quando l’abbiamo raggiunta telefonicamente nella sua casa in Svizzera, sulla sponda francofona del Lago di Ginevra. Significato cosa? “Scrivere una storia lunga 100.000 caratteri con protagonista un gruppo di ragazzi, ambientato in un futuro distopico e con una storia d’amore al suo interno, in un arcipelago che potrebbe essere l’ultimo avamposto della società”. Per l’IA, il suggerimento era di scriverla come se fosse una scrittrice per bambini. Come se fosse Valentina Federici, insomma.

Per scoprire se l’intelligenza artificiale ce l’ha fatta bisogna leggere il libro, ma qui possiamo dire che è andata letteralmente oltre le aspettative: “Ha fatto il contrario di quello che pensavamo lo avrebbe fatto, perché avevamo molti dubbi su come avrebbe potuto affrontare i suoi sentimenti, gestirli e parlarne”, ci ha detto Federici. E invece? «E invece delle due storie che sono uscite, quella scritta dall’intelligenza artificiale è quella più romantica, dove c’è più spazio ai sentimenti e che parla di una storia d’amore tra due dei protagonisti. La mia è più una storia d’avventura per ragazzi dagli 11 ai 13 anni”.

Come se l’umano avesse seguito le istruzioni più fedelmente e meglio della macchina, mentre la macchina era impegnata a evidenziare qualcos’altro: “L’AI ha inserito nel libro l’idea che le IA hanno di noi, cioè sentimenti, amore e sensazioni – ci ha fatto notare Federici – Come se sapesse di dover insistere su queste cose proprio perché non le sente”. Insomma, volendo esprimere a parole una riflessione un po’ inquietante: “Come pensiamo a cosa sono le IA e cerchiamo di capirle, Le IA sembrano pensare a ciò che siamo e cercano di capirci”. E anche per imitarci.

Stesso suggerimento per AI e persona

Ma nel concreto, come è stato svolto il lavoro? Come sono state scritte le due versioni della storia? «I contatti tra me e la redazione che poi ha curato l’impaginazione finale del libro si sono svolti solo via email, il più spersonalizzati possibile, esattamente come è successo con l’AI», ci ha raccontato ancora Federici.

L’obiettivo era anche quello di ridurre al minimo gli interventi esterni: “Non è stato fatto nessun editing, perché altrimenti avremmo falsato l’esperimento. Nessun essere umano è mai intervenuto direttamente su nessuno dei due testi, fatta eccezione per una leggerissima correzione di bozze finale”

L’intelligenza artificiale lo avrà fatto per prima, giusto? “Non tanto, perché con l’intelligenza artificiale il vantaggio in termini di velocità si perde un po’ nella scrittura più estesa – ci ha spiegato l’autrice – Non può scrivere 100mila caratteri tutti insieme, ha bisogno di tempo, perché in un certo senso dimentica le cose. Non ha abbastanza memoria per ricordare così tanto e spesso deve farlo ripetere concetti già scritti”. Per questo motivo a entrambi gli autori sono state assegnate delle fasi precise e schematiche: prima la sinossi, poi le schede dei personaggi, poi la scrittura, infine il finale.

La copertina di Viaggio oltre l’ignoto

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L’intelligenza artificiale e i libri, rischi e opportunità

Federici è al suo fianco secondo libro (il primo non è ancora stato pubblicato, lo sarà nel 2025), e abbiamo approfittato della chiacchierata per chiederle come vede il rapporto tra intelligenza artificiale e scrittura. Ci sono più rischi o più opportunità? “Circa dieci anni fa, quando si parlava di tecnologia pensavamo soprattutto ai pericoli per la nostra privacy, era una preoccupazione, qualcosa da cui difendersi – ha risposto – Oggi l’AI è questo, ma è anche possibilità”. Per esempio? “Ad esempio, può essere utile per velocizzare il lavoroforse per scrivere il seguito di un libro di successo più rapidamente o utilizzando il file visione artificiale per digitalizzare le note. Secondo me però è fondamentale il lavoro di squadra, cioè AI e persone che lavorano insieme sullo stesso progetto. Quindi sì, può funzionare”.

Altrimenti secondo Federici (ma non solo secondo lei) il rischio è quello dei cosiddetti mediocrità accettabile, di cui scrivevamo su Italian Tech già nel febbraio 2023: in ambito letterario significa accontentarsi di opere di rapida reperibilità ma di livello medio-basso. Il punto è che «ci piacciono le cose facili e veloci, sono i contenuti che usiamo di più sui nostri cellulari e che consumiamo di più: ci piace avere una risposta veloce, non dover aspettare anni per il nuovo libro di una saga che amiamo o per il nuova stagione di Game of Thronese un’intelligenza artificiale può scriverlo più velocemente di una persona”. Federici ha ricordato che “il consumo di opere veloci, facili, immediate e brevi” e che “anche in Italia stanno emergendo piattaforme di storytelling realizzate con l’intelligenza artificiale che rinnovano quotidianamente una storia e potrebbero andare avanti all’infinito, dare sempre e per sempre alle persone ciò che vogliono”. Eppure, “come dimostra anche il nostro libro, se dietro l’intelligenza artificiale non c’è lavoro umano a livello di curation, la storia rimane mediocre”.

In sintesi, è questo il messaggio che darà ai bambini chi lo ascolterà a Internazionale Kids, ovvero “lo strumento più importante che abbiamo, anche nell’approccio all’AI, è lo spirito critico, che serve per capire se una cosa è giusta o sbagliata, vera o falsa. E l’unico modo per costruire e coltivare uno spirito critico è studiare, leggere, vivere e fare esperienze”. E vederlo Le IA sembrano perfette e “rispondono anche quando non conoscono la risposta, è fondamentale avere gli strumenti per capire”. Strumenti e competenze che si possono acquisire anche leggendo un buon libro.

@capoema

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