“Leonida Repaci e la città di Palmi” – .

“Leonida Repaci e la città di Palmi” – .
“Leonida Repaci e la città di Palmi” – .

«Per pura ma curiosa coincidenza, mentre compilo la prima stesura di questo mio studio sulla vita e le opere di Leonida Rèpaci nel suo rapporto con la città di Palmi, la Regione Calabria e l’Ufficio scolastico regionale, in occasione della giornata mondiale del libro, si firma un protocollo d’intesa per promuovere la lettura di autori calabresi nelle scuole e si presentano i primi cinque in cui Leonida Rèpaci non è presente. A questa mancanza di riconoscimento, a tratti formalizzata, si aggiunge un’ignoranza piuttosto diffusa della reale dimensione e del valore culturale dell’intellettuale palmare, tanto che il Governo della sua città natale, negli ultimi anni, non aveva accettato che la sua tomba fosse edificata, da lui più volte auspicata, nella grotta di quella Pietrosa che lui stesso aveva donato alla sua città più di quarant’anni fa. Eppure, il valore – ben oltre quello regionale e locale – della complessiva personalità umana e artistica di Leonida Rèpaci, del tutto integrata con la sua nascita e la sua esperienza, è riconosciuto in una critica qualificata come riportato più avanti nei dettagli degli elenchi documentati e testimoniati. Le oltre 250 pagine che seguono, infatti, dopo aver oscillato tra i tanti rimandi, riportano anche gli articoli giornalistici – sintesi oggettiva della sua vita – apparsi sulla stampa nazionale con le firme più prestigiose in occasione dei suoi funerali celebrati a Viareggio e Palmi. Personalmente, da pronipote, l’ho seguito a Roma dal ’72 al ’75; poi a Palmi, in famiglia e alla Pietrosa, e poi a Viareggio, in occasione del Premio tante volte, comprese le sue ultime due presidenze; ​​e ancora, in sua memoria, in tante edizioni durante le presidenze di Bettarini e Costa. Tante volte ho assistito alla sua poliedrica vitalità, alle sue espressioni caratteriali e al suo modo di dire e fare ogni cosa con impeto che lo portava a concentrare su di sé qualsiasi discorso davanti a qualsiasi pubblico, e ho sempre avuto chiara la percezione della sua personalità convincente e dominante in qualsiasi contesto, compresi gli incontri dei giurati di Viareggio, nonostante fossero, molti di loro, noti personaggi di spicco continuamente intervistati su quotidiani nazionali e nei telegiornali.
Oggi, ricordandolo e studiandolo nuovamente, ho avuto la netta sensazione, data la grande quantità, di non riuscire a formulare un compendio esaustivo di tutti i meriti letterari, sociali e anche politici da lui conseguiti da protagonista durante tutta la sua vita. Significativamente, però, sottolineo – e non sono certo insufficienti – il Viareggio unanime alle Lettere dal carcere di Gramsci nel ’47, riconfermato, all’età di 70 anni, dall’attuale Premio, in suo onore denominato Viareggio Rèpaci perché fondò e sempre presiedette sopra; l’organizzazione del convegno di Venezia nel ’50 per riaffermare il valore della Resistenza e della Cultura in occasione dell’istituzionalizzazione della Festa della Liberazione del 25 aprile; la presidenza della Commissione Cultura al Congresso Mondiale per il Patto di Varsavia del ’55; la lunga motivazione del Premio per la fedeltà alla Resistenza conferitogli a Salerno nel ’62; il suo romanzo ciclico si sviluppò nell’arco di settant’anni del secolo breve in una quadrilogia sociale e politica, arricchita in molte pagine da un profondo realismo lirico, premiato nel ’34 con la Bagutta, nel ’58 con la Villa San Giovanni e, nel ’65, in conclusione, testimoniato dai dodici più grandi letterati italiani come un trattato di storia italiana ed europea costruito attorno alla famiglia Rupe/Rèpaci, che non ha certamente eguali nel Novecento italiano.
Ebbene, come avrebbe potuto il suo vecchio amico e compagno socialista Giacomo Mancini, ministro del Governo Moro, non accogliere la sua richiesta, a fronte di tanto merito, di finanziare, per il suo 70° compleanno, la Casa della Cultura poi a lui intitolata? E come avrebbe potuto Leonida Rèpaci non ricambiare l’onore e non promettere di donare alla Città di Palmi la sua ricchissima collezione di dipinti e sculture, frutto del lavoro di una vita? E suo nipote, erede universale Nino Parisi, figlio di Ciccio signore della Pietrosa, come avrebbe potuto non aggiungere, sempre su indicazione verbale di Leonida, anche la donazione degli oltre mille libri a lui dedicati; delle centinaia di lettere scambiate con personaggi storici del Novecento; delle centinaia di foto della sua partecipazione a grandi eventi e di centinaia di altri documenti sulla sua presenza nella storia culturale italiana? E, ancora, Nino Parisi non avrebbe potuto donare tutte le copie di tutte le edizioni di tutti i suoi libri? Un’enorme quantità di testimonianze dei due indirizzi principali della sua opera: l’impegno di un meridionalista innamorato di Palmi, con la visione positiva di una Calabria capace di riscattarsi con lo studio e il lavoro, e l’impegno socialista e libertario, entrambi integrati nella sua condotta di vita, per produrre romanzi, raccolte di racconti, saggi critici, drammi, poesie in versi e in prosa poetica e infine anche dipinti come racconti figurati. Una documentazione enorme, per quantità e importanza, che attende ancora di essere valorizzata, archiviata, con le poche carte salvate dalla sua Pietrosa abbandonata, presso la sua Casa della Cultura per testimoniare e mantenere viva la memoria. E ancora, da esporre, la medaglia d’oro alla carriera conferitagli a 80 anni dal Ministro Andreotti a nome del Governo e la Penna d’oro della Repubblica Italiana da lui vinta nel 1983.
Nonostante tutto questo – dicevo – lo scrittore palmare e calabrese Leonida Rèpaci non è entrato nella top five del Protocollo RegCal – USR! Speriamo che le oltre 250 pagine che seguono questa introduzione siano in grado di dimostrarlo ancora di più!».

Questa è l’introduzione del libro “Leonida Rèpaci e la città di Palmi” (Edizioni Pace) scritto da Rocco Militanogià consigliere della Regione Calabria e pronipote di Leonida Rèpaci, di cui da anni si ribadisce il riconosciuto e costante protagonismo culturale nel corso del Novecento italiano. L’opera sarà disponibile dal prossimo 5 agosto 2024.

 
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