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Un diplomatico russo minaccia il lancio di un libro sugli stupri nell’Armata Rossa – .

Un diplomatico russo minaccia il lancio di un libro sugli stupri nell’Armata Rossa – .
Un diplomatico russo minaccia il lancio di un libro sugli stupri nell’Armata Rossa – .

Doveva essere una normale presentazione di un libro appena uscito, come tante altre tenutesi a Milano. Peraltro su un tema neutro e teoricamente condiviso: la violenza subita dalle donne durante la guerra. Invece si è trasformata in un’intimidazione da parte di un rappresentante diplomatico russo, che ha sostanzialmente affermato che il libro era “contro i russi” e “sarebbe finito male”.

Libreria Centofiori, 19 giugno. Il libro presentato è “Donna sul fronte”, di Alaine Polcz, scritto nel 1991 e recentemente pubblicato in italiano da Edizioni Anfora. Erano presenti il ​​traduttore Antonio D’Auria e la curatrice Mónika Szilágyi. Il libro, in parte autobiografico, è ambientato in Transilvania (allora Ungheria) nel 1944 e racconta la storia di Alaine, che a 19 anni fugge con il marito da quella che oggi è Cluj-Napoca all’avvicinarsi delle truppe rumene. Il romanzo parla anche degli stupri subiti dalle donne ungheresi per mano dei soldati dell’Armata Rossa.

L’intervento del diplomatico

Per circa tre quarti d’ora la riunione è proseguita normalmente, parlando del libro e dei fatti storici correlati. Poi, quando è stato il momento di chiedere al pubblico se qualcuno avesse domande, un giovane in giacca e cravatta ha preso la parola e si è presentato come Dimitrij, un addetto al consolato russo a Milano, e ha tirato fuori alcuni documenti per leggerli, affermando che il libro “non cerca di creare amicizia tra i popoli d’Europa, di spiegare le ragioni di ciò che sta accadendo e di proteggere le generazioni future dagli errori del passato e dalla guerra” e “crea una visione distorta” della Russia.

Poi si è lamentato del fatto che il romanzo parlasse solo della violenza commessa dai sovietici e non di quella commessa dai rumeni. A questo proposito, il traduttore gli ha fatto notare che, in un passaggio, i soldati sovietici stavano liberando quelle zone dal nazismo. Il diplomatico russo ha continuato sottolineando la violenza da parte ungherese e poi che, sebbene i politici occidentali oggi affermino che ucraini e russi siano due popoli diversi, gli ucraini hanno partecipato alla liberazione dell’Ungheria.

La minaccia

Infine, l’intimidazione. “Non siamo contrari a questo libro”, ha concluso l’ignoto diplomatico, “ma, staccato dai fatti storici, purtroppo dipinge un quadro negativo. della Russia e della nostra storia, ed è improbabile che contribuisca allo sviluppo dell’amicizia tra i popoli d’Europa. Riscrivere la storia e demonizzare la Russia finirà male”.

«Mi sembra che questo libro sia piuttosto pacifico, oltre che femminista», ha subito risposto la curatrice e direttrice delle Edizioni Anfora, Mónika Szilágyi, mentre il traduttore Antonio D’Auria ha aggiunto che nel libro «i soldati dell’Armata Rossa volevano davvero libertà e democrazia, quindi non si accusano i soldati sovietici né si nega il loro ruolo di liberatori nella storia».

 
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