Apre la nuova area interamente dedicata al K2 al Museo della Montagna di Torino – .

K2 da Concordia, foto Stefano Ardito

I componenti della spedizione italiana del 1954 al campo base del K2

Sullo Sperone Abruzzese, foto Mario Fantin

Campo II del 1954 in una foto di Ugo Angelino

Lino Lacedelli in vetta al K2

Veronica Lisino del Museo della Montagna con scarponi e sacchi a pelo del 1954, foto Stefano Ardito

Il campo base della spedizione del 1954

“Gli italiani non ricevevano notizie così buone da diversi anni. Anche chi non si era mai interessato all’alpinismo, anche chi non aveva mai visto una montagna, anche chi aveva dimenticato cosa sia l’amor di patria, tutti noi, al lieto annuncio, abbiamo sentito qualcosa che nel passato era andato perduto. ‘abitudine, un’emozione, un battito cardiaco, un contento disinteressato e puro’. Così, il 3 agosto 1954, il Corriere della Sera lo dice agli italiani tre giorni prima il tricolore sventolava sulla vetta del K2, il secondo picco della Terra. L’autore di quelle parole appassionate lo è Dino Buzzatiil grande giornalista e scrittore bellunese che è anche un appassionato alpinista.

Come accadde in tutto il mondo un anno prima dopo la vittoria di Hillary e Tenzing sull’Everest, anche l’Italia si appassionò alla notizia. Il 5 settembre, nel porto di Genova, 40.000 persone festanti accolgono il ritorno degli alpinisti ritorno via mare da Karachi, Pakistan.

La spedizione ideata e diretta da Ardito Desioe organizzato con grandi sacrifici da Club Alpino Italiano (23 dei suoi dirigenti firmano una fideiussione per garantire i fondi necessari per partire) è una grande epopea nazionale. Il primo ministro ha ottenuto il permesso delle autorità pakistane Alcide De Gasperi, che batte la concorrenza degli Stati Uniti. L’industria italiana si sta mobilitando per fornire scarpe, respiratori, abbigliamento, cibo e tende agli alpinisti.

La squadra parte il 12 aprile, arrivando a metà maggio Baltoro e inizia subito ad equipaggiarlo Sperone Abruzzo. Il 20 giugno un edema polmonare uccide Mario Puchozguida da Courmayeur, il 31 luglio Achille Compagnoni e Lino Lacedelli hanno raggiunto la vetta di 8611 metri. Ciò che rende possibile la vittoria è il sacrificio di Walter Bonatti e il portiere d’alta quota Amir Mahdiche portano gli zaini con l’ossigeno alla squadra di testa e affrontano un terribile bivacco a 8100 metri di quota, senza tenda né sacco a pelo.

Come in molte storie italiane, alla vittoria sul K2 seguono polemiche e querele per soldi, poi Bonatti accusa Compagnoni di averlo tradito e Desio di aver nascosto il suo sacrificio. Una polemica che durerà mezzo secolo. La vittoria sul K2, però, resta una grande pagina della storia dell’Italia moderna, che non riguarda solo escursionisti, alpinisti e soci CAI.

In mostra anche reperti e immagini mai visti prima

Per questo motivo, e per festeggiare il 70° anniversario dell’azienda, il Museo Nazionale della Montagna dedica una nuova sezione espositiva alla spedizione del 1954. Dal 29 marzo nelle sale del Monte dei Cappuccini, belvedere su Torino e sulle Alpi, sarà esposta una selezione di foto, materiali e documenti conservati nel ricchissimo archivio del Museo. Il progetto è stato sviluppato con il supporto di Regione Piemontedal Città di Torinodal Camera di Commercio di Torino e con il contributo di Vibram e la partnership tecnica di Leroy Merlin.

La mostra consiste nell’attrezzatura della spedizionepervenuto al Museo nel 1956 ed integrato nel 1981 dal CAI con la donazione del “Fondo Marittimo Italiano al Karakorum – 1954”. A questi si aggiunsero negli anni ’80 i Il fondo fotografico e cinematografico di Mario Fantinalpinista e operatore ufficiale della spedizione, e nel 2016 ilArchivio Walter Bonattiche contiene un’ampia documentazione sulla salita.

La selezione si arricchisce di alcuni asset recentemente acquisiti, tra cui l’attrezzatura di Pino Gallotti e gli scivoli di Ugo Angelino (entrambi alpinisti della squadra), ma anche le fotografie scattate da Umberto Balestreri durante la spedizione scientifica del 1929 diretta dal Duca di Spoleto, e alla quale partecipò Ardito Desio.

Fino ad oggi, al primo piano del Museo, solo due tende e una grande fotografia ricordavano la spedizione del 1954. La nuova mostra, realizzata con la consulenza dello storico dell’alpinismo e giornalista Roberto Mantovanipermette di conoscere l’attrezzatura utilizzata 70 anni fa dagli alpinisti e di comprendere le sfide affrontate nella scalata della seconda vetta della Terra.

Il percorso espositivo parte dalla geopolitica degli anni Cinquanta, segnati dagli effetti della “Partition”, la sanguinosa separazione del 1947 tra India e Pakistan, e prosegue con la descrizione dei luoghi della spedizione e del fondamentale contributo all’impresa dei portatori del Baltistan, la regione che comprende il versante meridionale del K2 (quello settentrionale è in Cina). Altrettanto importante era il ruolo dei portatori d’alta quota della valle di Hunza.

La spina dorsale del Museo Nazionale della Montagna di Torino – dice il presidente Mario Montalcini e il regista Daniela Bertasono i suoi archivi relativi alla cultura della montagna, non solo italiana, ma del mondo intero, raccolti nell’Area Documentazione insieme alla Biblioteca Nazionale del CAI, una delle più ricche al mondo del settore. Ci è sembrato fondamentale proporre, quest’anno, un nuovo racconto della spedizione CAI al K2. Un momento cruciale nella storia dell’alpinismo mondiale e motivo di grande orgoglio nazionale che vogliamo ricordare e celebrare”.

Il Museo Nazionale della Montagna (www.museomontagna.org, 011.6604104) è aperto dal martedì al venerdì dalle 10.30 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 18. Domenica 31 marzo (Pasqua) il Museo è chiuso, lunedì 1 aprile (Pasqua) lunedì) è aperto dalle 10:30 alle 18:00.

 
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