Una volta finita la festa, torna la politica. Prima di rifare Avellino bisogna rifare gli Avellinesi – .

L’esercizio privato della funzione. L’arroganza di chi si ritiene padrone della città, e quindi soprattutto dell’Istituzione. Il sotterfugio. La bugia. La ciarlataneria.

Le immagini che immortalano l’ex sindaco di Avellino, da giovedì agli arresti domiciliari, mentre toglie il computer dalla sua stanza lo stesso giorno in cui è stata effettuata la perquisizione a casa della madre – la sera del 5 marzo 2024 – e dopo qualche ora da un tentativo fallito di “ripulire” gli stessi uffici, racconta tutto.

Indipendentemente da quali saranno gli sviluppi giudiziari di un’indagine che è solo all’inizio, raccontano soprattutto del declino morale e culturale in cui è scivolata la capitale nel corso di questi anni. Raccontano di una comunità che per la maggior parte si è lasciata ammaliare da una narrazione tossica, che ha preferito credere alle luccicanti bugie di un acrobata a capo di una compagnia circense, che ha voluto credere che quella fosse la verità, che in quella deriva lasciata trasportare con gioia. Perché se in tanti hanno beneficiato del sistema di potere di Gianluca Festa, quei tanti sono in realtà pochi, pochissimi rispetto ai tanti, tantissimissimi che invece si sono riflessi in modo convincente in quello specchio deformato.

Oggi nessuno può brindare. Nessuno può affermare di essere un vincitore.

Oggi Avellino tocca il punto più basso della sua storia e tocca alla politica, alla politica dei partiti e della complessità, risollevarla. Perché è nel vuoto della politica che Festa ha saputo costruire la sua ascesa, è nel vuoto della politica che ha potuto alimentare il suo sistema di potere, lanciando una dopo l’altra Opa sulla città, è in il vuoto della politica che ha trovato lo spazio per trasformare il consiglio comunale in un consiglio di amministrazione, il consiglio comunale in un bivacco di manipoli, la città in cosa a sé stante. Nel vuoto della politica quei cittadini in buona fede hanno trovato le ragioni per credere a quella menzogna, nel vuoto della politica rischiano di trovare l’alibi per rinunciare a credere nel cambiamento necessario, l’alibi per continuare a combattere una guerra ormai finita .

Ecco dunque che solo le forze politiche riconoscibili, solo i partiti possono oggi provare a dare una risposta a quello sgomento, riappropriandosi pienamente della loro funzione, ripristinando una dialettica democratica civile, ripristinando la pace. Festa lascia solo macerie, un disastro amministrativo tutto nei numeri, ma soprattutto macerie morali. Una città divisa e lacerata.

Prima di rifare Avellino bisogna rifare gli avellinesi. Dobbiamo riaffermare il principio secondo cui siamo tutti figli di un destino comune.

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