“Ieri mi hanno regalato un dolce tipico cremasco, un dolce che si chiama Treccia d’oro con uva sultanina e canditi. Un dolce buonissimo, dall’aspetto invitante, di quelli che portano il bollino della regione ‘Prodotti tipici della Lombardia’. Trattandosi di un regalo (non della pasticceria), mi è sembrato giusto far sapere ai gestori della Treccia d’oro che avevo assaggiato il dolce e che era buonissimo, cosa che confermo nonostante le considerazioni sto per fare. Perché il problema non è il prodotto, ma la promozione del prodotto sulla pagina Facebook della pasticceria.
Una pagina che mi ha lasciato di stucco, perché mi è sembrato di tornare agli anni ’80, con i culi sui manifesti e i gelati leccati voluttuosamente da bocche col rossetto rosso. Forse peggio, perché almeno quelli avevano una grafica professionale mentre qui c’è cattivo gusto, la mercificazione del corpo femminile abbinata ad un corso base di photoshop, lasciato fino alla prima lezione. Le foto e i fotomontaggi sono terribili: il dolce montato con photoshop su ragazze seminude, tra le gambe, tra i seni, cannoncini e bocche aperte, una ragazza nera in costume che abbraccia il proprietario Gianpietro Maccalli e ‘Il cioccolato fondente fa bene’ ‘, una ragazza in bikini e ‘Dopo la brioche tutti in spiaggia’. e così via”.
Questo è ciò che scriveva il commentatore, giornalista e scrittore nel 2020 Selvaggia Lucarelli, in questo caso eccessivamente politicamente corretto, su Tpi. La pubblicità colorata e scanzonata di Treccia d’Oro, pasticceria di Crema, che purtroppo ha chiuso nei giorni scorsi, alla fine non ha fatto male a nessuno, vero? Sì, ma ora che il laboratorio di Maccalli ha chiuso, dove troveremo la loro mistica Treccia, celebre dolce, donato da tanti anni a politici, pontefici, preti, vip e artisti?
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