Pistoia Sport alla scoperta dell’Alta Pistoia – .

Crescere nell’Alta Pistoia: dalla Scuola Calcio alla prima squadra. E il progetto di riqualificazione dell’impianto sportivo…

Mai come in questo momento storico il tema riguardante l’importanza dei giovani nel calcio è attuale. Soprattutto in Italia si sente spesso parlare di come siano necessarie materie prime sempre più di qualità, di come diventi sempre più necessario puntare sui ragazzi. Pistoia Sport si è quindi posta l’obiettivo di fornire una panoramica dei settori giovanili presenti nella nostra provincia, recandosi sul posto e raccogliendo le testimonianze di coloro che fanno parte delle diverse realtà da noi analizzate. Il nostro viaggio, iniziato con il Meridien, con il Montecatini Murialdo, con l’Olimpia Quarrata e con i Giovani Granata, continua con Pistoiese Nord.

UN IMPORTANTE RESTYLING IN CANTIERE

A presentare la realtà ci penserà Pistoia Nord Francesco Paoletti, vicepresidente del club. «Interpreto il ruolo di supervisorecercando ogni giorno di sistemare le cose e permettendo ai bambini di farlo svolgere l’attività sportiva nel migliore dei modi. Inoltre, l’impegno mio e di tutta la società consiste anche nel mantenere in perfette condizioni l’area in cui ci alleniamo, poiché è ampia e bisognoso di attenzione. A questo proposito posso dire che nei nostri piani c’è anche aimportante riqualificazione. Il progetto, infatti, è stato sviluppato diversi anni fa, così come lo era il piano economico-finanziario e il “progetto di finanziamento”, presentato al Comune di Pistoia per garantire l’attuazione di un bando. Questo progetto prevede la costruzione di una nuova “casa del club”un nuovo blocco di spogliatoisia per i giocatori che per gli arbitri, aInfermeriaUN campo a nove – illuminato e in sintetico – e da uno a cinque – dotato di pallone per i mesi invernali -, oltre al ristrutturazione di quello a terra».

Inoltre, uno dei fiori all’occhiello della società è senza dubbio il rapporto di affiliazione con l’Empoli. “Quest’ultimo ci dà una grande mano – spiega il vicepresidente Paoletti -, spesso presenti in campo insieme ai nostri allenatori. Lo scambio è molto proficuo, sia quando vengono qui a Pistoia, sia quando andiamo noi Monteborodove si organizzano i biancocelesti eventi specifici. Questi stage sono fondamentali soprattutto per gli studenti istruttoriche così facendo possono aggiornarsi, studiare e imparare da persone estremamente qualificate».

A prescindere dai progetti che ha in ballo il Pistoia Nord, per i giallorossi una cosa su tutte è fondamentale, e cioè il percorso di crescita che viene garantito ai suoi tesserati. «La nostra filosofia si basa su percorso virtuoso quello, lasciando sin dall’infanziadà ai nostri ragazzi la possibilità di crescere in questo club, arrivando negli anni ai massimi livelli Juniores e il prima squadra. Questa filiera ci permette di costruire aidentità di gruppo molto forte, che in parallelo genera attaccamento ai nostri colori e voglia di continuare la propria carriera indossando la stessa maglia. Al netto dei risultati sportivi, l’importante è dare la possibilità a tutti i calciatori di giocare, fare sport e divertirsi. Speriamo sicuramente di poter “partorire” qualche futuro campione – conclude Paoletti -, ma già il fatto di dare vita ad un realtà strutturata, salutare E educativo per noi è un bel risultato”.

L’ESEMPIO PERFETTO: DAL CAMPO ALLA PANCHINA

Ma quella filiera descrittaci dal vicepresidente Paoletti non vale solo per i calciatori. L’attaccamento alla maglia, la voglia di crescere professionalmente e umanamente nell’Alta Pistoia condiziona anche chi e come Giulio Capecchi, è passato dal campo alla panchina. Il giovane portiere della prima squadra, infatti, ormai da un anno ha intrapreso anche l’attività percorso formativodiventando istruttore per il 2017 e il 2018. «Per me questa è stata una scelta facile – spiega Capecchi -, Non avrei potuto chiedere un posto migliore per iniziare questo nuovo viaggio. Il punto di partenza è ovviamente l’amore per il calcio, non a caso Suono da quasi dodici anni. A questo, come dimostrano i miei studi, si unisce anche una grande passione per scienze motorielo stesso che ha fatto nascere il desiderio prova ad allenarti».

È meglio il ruolo del portiere o dell’allenatore? Per Giulio Capecchi è una battaglia dura. «Sono due mondi completamente opposti. All’interno del rettangolo verde, infatti, tu sei il protagonista, mentre al di fuori di esso bisogna lasciare ad altri il ruolo di attore principale. Secondo me, però, lo sono entrambe le cose estremamente emozionante, che ti ripagano dei tuoi sforzi. Una delle soddisfazioni più grandi, ad esempio, è vedere i sorrisi dei bambini durante l’allenamento. Se non si divertono loro, non mi diverto neanche io. Nella vita di tutti i giorni, poi, insieme a loro proviamo i primi piatti schemi motori di base, poiché, essendo così piccoli, dobbiamo lavorare sulle cose essenziali. Un elemento che non vorrei mai mancare è ilformazione scolastica…giocare a calcio, infatti, deve esserlo anche lui palestra per la vitain cui cresciamo come persone”.

 
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