Vento e temperature sotto lo zero, quella corsa contro il tempo per salvare un alpinista sul Monviso – .

Vento e temperature sotto lo zero, quella corsa contro il tempo per salvare un alpinista sul Monviso – .
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Quello che all’apparenza è un “normale” salvataggio di un alpinista cuneese di 22 anni, infortunatosi al ginocchio, portato a termine mercoledì pomeriggio sul Monviso, in realtà nasconde una delle operazioni logisticamente più complicate condotte dal Soccorso Alpino in montagna della provincia, almeno negli ultimi mesi.

«In poche ore – racconta Luigi Richard, capo delegazione del Soccorso alpino del Monviso – dalle 13.15, ora della chiamata, alle 20, ora in cui è terminato l’intervento, sono stati messi in atto tanti protocolli e modalità di intervento che può condensare anni di esercizi. Il cielo azzurro di mercoledì può ingannare. In realtà in alta quota abbiamo registrato condizioni complicate, tra cui forti raffiche di vento, neve al suolo e temperature ben sotto lo zero”.

Per tutta la giornata i soccorritori hanno lottato contro il tempo. Raggiunta la vetta del Monviso a 3841 metri, i due giovani alpinisti cuneesi hanno iniziato la discesa lungo la via sud. Poche decine di metri, poi, all’altezza del passo «della Lepre», a 3650 metri di quota, uno dei due è inciampato e, cadendo, si è fratturato il ginocchio. A dare l’allarme, una volta constatata l’impossibilità di proseguire, è stato il suo compagno di cordata, che è risalito verso la vetta alla ricerca di un prato per fare una telefonata.

Per un’ora i soccorsi aerei, con a bordo le squadre del Soccorso alpino di Crissolo, hanno tentato di avvicinarsi al luogo dell’incidente, ma il forte vento ha reso l’operazione impossibile, nonostante diversi tentativi dalla valle Forciolline, dalla Vallanta e dalla pianura padana.

«A quel punto – spiega Richard – abbiamo strutturato due campi base, a Paesana e Sampeyre. A quelle temperature era fondamentale intervenire per recuperare l’infortunato. Dopo diversi tentativi, l’elicottero è riuscito a sbarcare una squadra a monte del bivacco Boarelli, mentre una seconda stava salendo da Castello con un “mulo meccanico” e una barella con materasso a depressione per raggiungere l’infortunato da valle in caso di impossibilità. del recupero con l’elicottero.” Lungo la valle Forciolline e fino al bivacco Andreotti, a 3200 metri di quota, le squadre di soccorso sono salite con sci e pelli di foca, mentre gli ultimi 400 metri di salita sono stati effettuati con ramponi e piccozze.

«Le fasi di discesa – spiega Richard – sono state agevolate dalla neve e dall’utilizzo della barella “Garda”, ma quello decisivo, poco prima delle 20, è stato il coraggio dell’equipaggio dell’elicottero, che, in un ultimo tentativo, è riuscito raggiungere la morena del ghiacciaio del Viso e caricare a bordo prima l’infortunato, poi le squadre di soccorso. Il giovane cominciò a manifestare un peggioramento delle sue condizioni, con tremori e tendenza alla sonnolenza”.

E conclude: «Senza assistenza e medicinali sarebbe stato difficile pernottare al bivacco Andreotti, e il bivacco Boarelli era ancora lontano. I soccorritori hanno dato il massimo, senza mai perdersi d’animo, anche quando la lotta contro il tempo e le condizioni atmosferiche sembrava impari. Abbiamo messo in pratica quanto imparato in anni di lavoro, ed abbiamo avuto conferma della validità delle attrezzature fornite. Non posso che fare un applauso sincero ai miei ragazzi”.

Tag: Vento temperature corsa tempo salvataggio alpinista Monviso

 
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