TREVISO – Assolto perché il fatto non sussiste. La storia di Gianni Tasca, imprenditore edile e titolare dell’azienda…
Sei già abbonato? Accedi qui!
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
MENSILE
€ 4,99
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVARE ORA
Allora solo 49,99€ invece di € 79,99/anno
Abbonati con Google
TREVISO – Assolto perché il fatto non sussiste. La storia di Gianni Tascaimprenditore edile e proprietario di Terme Aldo Tasca di Ponzano, accusato di corruzione nell’ambito di un’indagine condotta dall’art Guardia di Finanza dell’Aquila per quanto accaduto nel periodo della ricostruzione post-terremoto. L’imprenditore era accusato, in sostanza, di aver corrotto un dirigente comunale per ottenere appalti per circa 9 milioni di euro. L’accusa crolla di fronte alla ricostruzione e alle prove presentate in udienza dalla difesa guidata dall’avvocato trevigiano Fabio Crea: «Siamo estremamente soddisfatti di questo assoluzione perché il fatto non sussiste dopo la sentenza di primo grado otto anni fa culminata in una condanna a tre anni – spiega l’avvocato – purtroppo resta il rammarico perché, come spesso accade, l’uomo d’affari l’imputato deve attendere troppi anni perché venga riconosciuta la sua innocenza, ma nel frattempo subisce danni incalcolabili alla sua attività come accaduto a Tasca durante la ricostruzione seguita al terremoto di L’Aquila».
I FATTI
La vicenda inizia nel 2011 quando l’imprenditore trevigiano venne accusato di aver ottenuto illecitamente appalti 9 milioni di euro da un dirigente del comune dell’Aquila. L’accusa, infatti, ritiene che il gestore avesse ricevuto dall’imprenditore circa 50mila euro sotto forma di “sconto” per la costruzione di 4 case alla periferia della città. Secondo l’accusa il manager lo avrebbe fatto facilitato Aldo Tasca spa nell’affidamento dei lavori ricostruzione post-terremoto soprattutto di un condominio di cui era anche amministratore, quindi incaricato di un pubblico servizio. L’uomo avrebbe firmato un contratto preliminare con l’impresa edile per l’affidamento dei lavori ma senza data e non è mai passato all’assemblea condominiale. Inoltre avrebbe incoraggiato la Aldo Tasca spa aiutandola e favorendola fino all’aggiudicazione dei lavori. Insomma: per l’accusa c’erano tutte le condizioni per a appalti pilotati.
LE INDAGINI
La Procura ha affidato le indagini alla Guardia di Finanza dell’Aquila che ha sequestrato 264mila euro agli indagati, provvedimento però annullato dal Riesame che ha accolto la richiesta presentata dai difensori. Rilascio del sequestro successivamente confermato anche dall’art Corte di Cassazione. In prima battuta, però, il Tribunale non ha tenuto conto del dissequestro e ha invece condannato due dei tre indagati: l’imprenditore trevigiano e il manager, assolvendo invece la figlia del funzionario già accusata di concorso in corruzione. I giudici, in quell’occasione, ritennero valide le conclusioni tratte dalle Fiamme Gialle. Gli avvocati della difesa, però, hanno sempre sostenuto il caso di corruzione era inesistente poiché era stato ricostruito. E dopo la sentenza di primo grado, una volta ricevute le motivazioni, è iniziata la corsa per ribaltare tutto in appello. E così è stato: la sentenza di pochi giorni fa ha assolto in toto Gianni Tasca perché il fatto non sussiste.
© TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Leggi l’articolo completo su
Il Gazzettino
Tag: Aldo 7u7 Tasca 7u7 spa 7u7 assolto 7u7