“Con la neve di marzo abbiamo fatto una toppa, ma l’inverno del 2024 è stato il più caldo della storia del Piemonte” – Targatocn.it – .

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Il 2023 è stato l’anno più caldo della storia, con eventi estremi sempre più ricorrenti (vedi l’alluvione in Emilia Romagna). Continuiamo a perdere una quantità di biodiversità tale che abbiamo ancora più probabilità di cadere nella sesta estinzione di massa, mentre l’uomo continua a “mangiare” terra per costruire quando dovremmo smettere di cementificare e, anzi, iniziare a pensare a uno smantellamento.

Sono alcuni degli allarmi lanciati dal climatologo e comunicatore scientifico Luca Mercalli, rivolto agli studenti del Des Ambrois di Oulx, nel corso del primo convegno “Il futuro siete voi. Fai la scelta giusta”, un progetto che intende realizzare un’agenda per la sostenibilità ambientale pensata per le scuole, nel solco dell’Agenda ONU 2030.

Non si tratta di catastrofismo, come sostiene Mercalli, ma di una presa di coscienza generale del fatto che siamo di fronte a un’emergenza – che riguarda innanzitutto la nostra salute – e come tale va trattata.

L’inverno più caldo del Piemonte

Per quanto riguarda il Piemonte, le ultime nevicate e piogge hanno interrotto una crisi idrica che andava avanti da qualche anno.

Alla fine ha nevicato e abbiamo reintegrato le risorse idriche dopo quasi due anni di estrema siccità – spiega Mercalli – Il 2022 è stato l’anno più secco della storia per il Piemonte e il bacino del Po.

Ma i dati meteorologici non eliminano le criticità – è il monito di Mercalli – Bisogna guardare ai risultati sullo sviluppo a lungo termine: per fortuna abbiamo ricucito, ma l’aumento della temperatura continua in tutto il mondo, Piemonte compreso. Quello che si è concluso è l’inverno più caldo della storia in 250 anni di misure di riferimento globali. Avere una tregua temporanea non significa aver guarito la malattia.

Il nuovo normale’

L’aumento esponenziale delle temperature negli ultimi giorni si è portato ben al di sopra della media del periodo con gradazioni più vicine al periodo estivo che a quello primaverile. Ma quale sarà la nuova normalità per il Piemonte?

Purtroppo non si può parlare di normalità – sostiene Mercalli – le tendenze al riscaldamento non si fermeranno per ora. Siamo una zona con una grande componente montuosa e qui si vedono subito le conseguenze: i nostri ghiacciai si stanno riducendo drasticamente, la durata del manto nevoso si sta riducendo, complessivamente abbiamo perso un mese di neve sulle Alpi che si riflette nella disponibilità di acqua per l’agricoltura. Abbiamo ondate di caldo che rendono le nostre città invivibili. A Torino in estate si raggiungono spesso i 40 gradi, cosa che non si era mai verificata prima del 2003.

Le conseguenze del caldo

Come spiegato agli studenti, l’esposizione prolungata a temperature superiori ai 30 gradi provoca danni agli esseri umani che non possono vivere in queste condizioni. Inoltre, le alte temperature favoriscono la diffusione di nuove malattie portate dalle zanzare tigre che sopravvivono alle alte temperature.

La scelta giusta

Ma esiste ancora la possibilità di fare delle “scelte giuste” per salvare il pianeta?

Si può fare – conclude Mercalli – ma soprattutto per salvare noi stessi, prima ancora che il pianeta. Si tratta di garantire condizioni vivibili sul pianeta per la specie umana. Possiamo certamente evitare lo scenario peggiore, bloccando la situazione dal punto di vista climatico ed evitando variazioni esponenziali che possono durare millenni. Iniziare oggi, come dovrebbe fare tutto il mondo attuando l’Accordo di Parigi e riducendo le emissioni, sarebbe un passo positivo. È come l’ebbrezza: se si riduce la quantità di veleno, si riducono anche gli effetti della malattia“.

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