Milan, l’attesa per il derby è surreale: il nervosismo di Pioli, l’assenza dei dirigenti a Milanello

Milan, l’attesa per il derby è surreale: il nervosismo di Pioli, l’assenza dei dirigenti a Milanello
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Un’atmosfera surreale. A maggior ragione alla vigilia di una partita da sempre ricca di significati tecnici ed emotivi che vanno oltre i soli novanta minuti. Mentre da una parte del Naviglio si fa sempre più febbrile l’attesa per il derby di domani sera (l’esterno di Appiano Gentile invaso dai tifosi nerazzurri, una cinquantina presenti a Milanello e poca voglia di sbizzarrirsi da parte dei giocatori), perché potrebbe coincidere con la vittoria dello scudetto da parte della seconda stella proprio sul campo dei rivali cittadini, a Milano è vissuta come ultima tappa di una Via Crucis lunga una stagione, partita dalle grandi aspettative e che si concluderà nel più completo anonimato. Con una figura in particolare, quella di Stefano Piolil’unico metaforicamente chiamato a portare la croce nei suoi giorni più complicati da quando siede sulla panchina del Milan, chi si prepara a vivere il suo ultimo derby cittadino con i rossoneri circondato da un’atmosfera mai così cupa e carica di tensione.
IL CONFERIMENTO PIOLI

SOLO – La conferenza stampa del giorno primail primo dopo l’eliminazione dall’Europa League che ha sancito definitivamente il fallimento del progetto tecnico della stagione che volge al termine, è stata quella di un allenatore che non vuole a tutti i costi sembrare l’unico responsabile degli errori commessi. Anche se nessuno ha ancora pronunciato ufficialmente le fatidiche frasi di addio, né la dirigenza né lo stesso Stefano Pioli, Casa Milan è giunta da tempo alla conclusione che l’epilogo del percorso intrapreso insieme nell’ottobre 2019 non sarebbe arrivato con la naturale scadenza contrattuale. nel giugno 2025. Ciononostante, l’allenatore dello scudetto del 2022 e della semifinale di Champions League della scorsa stagione – ottenuta dopo 16 anni di attesa – Forse non immaginava che avrebbe vissuto le ultime settimane in rossonero, e nello specifico quelle precedenti la partita contro l’Inter, come un uomo abbandonato al suo destino.
PIOLI TRADITO DAI GRANDI SQUADRA

ATMOSFERA STRANA – Pioli è un uomo di mondo ed è nel calcio da troppo tempo per non sapere come funzionano certi meccanismi: finché arrivano i risultati è più facile lasciarsi scivolare addosso ogni tipo di critica, ma quando questa tutela arriva per definizione il lavoro dell’allenatore ti porta a stare da solo. E la mancata presenza dei dirigenti milanisti al centro sportivo di Milanello negli ultimi giorni e anche oggiA 24 ore da un derby da vivere almeno come Pride Match, è un ritratto malinconico del clima che respiriamo. Tradito prima dai suoi giocatori nelle due partite contro la Roma che avrebbero potuto dare un significato diverso al finale di questa stagione – non è un caso che sia stata evocata la parola presunzione – e ora chiamato a fronteggiare la pubblica gogna di San Siroche anche attraverso i suoi esponenti più calorosi ha da tempo espresso il suo verdetto nei suoi confronti.
IL CONTESTO: IL CARDINALE LO AVEVA RESPINTO A DICEMBRE

PUNTUALIZZAZIONE – “Si è parlato troppo di me per troppo tempo e questo non ha toccato nessuno”. È un passaggio fondamentale della conferenza stampa di Stefano Pioli, l’ultima prima di un derby che l’intero mondo rossonero vive con frustrazione e rassegnazione. Quella di vedersi sventolare in faccia in casa le bandiere dell’Inter con il tricolore numero 20, nella partita in cui San Siro si colorerà prevalentemente di rossonero. Pioli al centro di tutto, nel bene e nel male: prima promosso al ruolo di allenatore, un allenatore all’inglese con ampi poteri sulla costruzione della squadra, e poi indicato come principale e unico responsabile del fallimento. Sarà un derby strano quello di domani, dove da un lato festeggeremo il punto d’arrivo di un ciclo in pieno svolgimento e dall’altro arriveremo ad una triste conclusione. Con incognite, se possibile ancora più preoccupanti, su quello che verrà dopo.

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