Eredità. Il viaggio inedito di Gabriele Micalizzi tra linguaggi fotografici e teatri di guerra a Brescia – Brescia – .


Gabriele Micalizzi, Zarzis. Tunisia. 26.09.2023

Bresciano – “Non c’è mai limite al peggio e la realtà supera la fantasia”.
Quando chiediamo a Gabriele Micalizzi – da 15 anni nei teatri di guerra – cosa lo spinge a cercare qualcosa di diverso in ogni conflitto risponde senza esitazione.
Appassionato fotoreporter, tra i fondatori, nel 2008, del collettivo indipendente Cesura, nel 2011 in Tunisia ed Egitto per documentare gli scontri durante la Primavera Araba, vincitore nel 2016 del concorso Master of Photography, e poi in Iraq nel 2021, nel Donbass l’anno successivo per il WSJ, Die Zeit e Le Monde, il professionista milanese, classe 1984, arriva ora a Brescia con un progetto inedito, incentrato sulla fisicità della fotografia.

Dal Dal 23 aprile al 1 settembre nelle Sale degli Affreschi del Museo di Santa Giulia, impreziosite da un’Ultima Cena di fine Quattrocento, prende forma un progetto site specific che invita a riflettere sul ruolo che la fotografia, messa a dura prova dall’avvento degli smartphone, gioca nella società contemporanea . Questa volta Micalizzi indaga i molteplici significati da assegnare al mezzo fotografico, invitandoci a mettere a fuoco la dicotomia tra la virtualità del digitale e la materialità dell’analogico.

Gabriele Micalizzi, Qamishlo. Siria. 21.06.2015

Eredità. Materia-Storia-Identità, questo il titolo del progetto, tra gli eventi più attesi della VII edizione del Brescia Photo Festival (promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana e quest’anno organizzato sotto il titolo Testimoni), vi porta a tu per tu con l’universo visivo del fotoreporter. Cinquanta immagini, alcune delle quali inedite, conducono nel cuore di un linguaggio espressivo animato dall’interesse per tecniche fotografiche non convenzionali, concentrandosi su aspetti sperimentali e meno conosciuti del suo lavoro.

Eredità – spiega Gabriele Micalizzi – allude all’eredità delle mie immagini, alle esperienze di una persona che vuole lasciare una testimonianza di sé, senza fazioni. Oggi il giornalismo è diventato opinion writing, però io credo fortemente nella scuola di chi deve denunciare una situazione affinché la gente possa capire, ma allo stesso tempo formarsi una propria opinione, un proprio punto di vista”.

Se la terza sala presenta, esposte per la prima volta, le immagini della persecuzione dei cristiani da parte dell’Isis e quelle raccolte in Iraq durante il viaggio pastorale di Papa Francesco, la prima presenta quattro gigantografie che permettono di immergerci in alcune significative momenti di storia contemporanea a cui Micalizzi ha vissuto in prima persona: dalle proteste delle Camicie Rosse in Thailandia allo scoppio della guerra civile in Ucraina, fino ai combattimenti per la liberazione del territorio libico e del Nord Africa dalle forze dello Stato Islamico.


Gabriele Micalizzi, Mosul. Iraq. 07.07.2017

Accanto a queste opere, i video dei suoi reportage più rilevanti dai teatri di guerra offrono un’introduzione dinamica e coinvolgente al lavoro dell’artista. Uno slot di sedici fotografie, tra le più iconiche e conosciute di Micalizzi, scattate in giro per il mondo dal 2009 al 2024, e un trittico di stampe analogiche raccontano eventi particolarmente significativi, catapultando il visitatore al centro della storia contemporanea.

“Mostrerò come cambia la fotografia. Ho selezionato un evento all’anno. È evidente come cambi anche il mio occhio, insieme al supporto fotografico. Si percepisce l’evoluzione dello sguardo e, allo stesso tempo, del mezzo”.

Nella seconda sala, una dozzina di provini – fotografie ricavate direttamente dal negativo attraverso una stampa a contatto – guidano gli ospiti di Santa Giulia direttamente all’interno del processo decisionale dell’artista, dalla selezione dei negativi alla stampa finale. Alcuni negativi ingranditi posizionati su lavagne luminose mostrano un ulteriore e suggestivo spaccato del suo lavoro sulla fotografia analogica, mentre alcune stampe fotografiche ai sali d’argento completano la sezione.


Gabriele Micalizzi, Mariupol. Donbass. 09.05.2022

Presso la porta che conduce alla terza sala, un grande polittico fotografico composto da quattro pannelli rende omaggio all’arte sacra e ai luoghi in cui è custodita e vissuta.

“Il tema di questa mostra – ribadisce il fotoreporter – è diverso da quello di altre mostre ed è legato al linguaggio. Il viaggio è una riflessione profonda su come l’evoluzione del mezzo, dalla pellicola al digitale, fino alle tecniche dell’affresco che sto sperimentando, è cambiata e si sta contaminando. Oggi siamo abituati a guardare le immagini sull’iPad, quindi in realtà c’è un cambiamento. La fotografia di oggi, che è tutta digitale, non ha più una realtà propria, diventa quasi meta-fotografia. Se poi pensiamo all’intera evoluzione dell’intelligenza artificiale, diciamo che la fotografia ha uno sguardo autoriale”.

Ed ecco, in simbiosi con lo spazio che l’accoglie, sulla parete di fondo, proprio sotto l’Ultima Cena, l’opera più suggestiva dell’intero percorso, un “affresco fotografico” site-specific che rappresenta il culmine dell’evoluzione artistica di Micalizzi e che si ispira all’antica tecnica dell’affresco, che ha indagato e aggiornato per creare impressioni fotografiche su pareti, adeguatamente preparate con un’emulsione fotosensibile che dona un effetto tridimensionale.

“Questa tecnica mi permette di avere un supporto ancora più concreto, che si adatta alla mia prospettiva di lavorare per la storia. Lasciare questa traccia ti permette di lasciare una prova fisica” spiega. La scelta di utilizzare il muro come supporto fisico per i suoi scatti riflette la volontà di lasciare un segno indelebile nella storia, sfidando l’effimero della fotografia digitale e il deterioramento del supporto cartaceo nel tempo.


Gabriele Micalizzi, Afghanistan. 2009

Quest’opera sarà donata dall’artista alla Fondazione Brescia Musei e andrà ad arricchire la collezione dei Musei Civici, in continuità con il percorso che, negli ultimi anni, Brescia Musei ha avviato con gli artisti contemporanei, protagonisti dei tanti progetti espositivi curati a cura della Fondazione Brescia.

“La mostra, allestita negli splendidi spazi del refettorio del complesso monumentale di Santa Giulia, le cosiddette Stanze degli Affreschi, – spiega Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei – è anche l’occasione per ammirare il suo primo site specific affresco, una tecnica del tutto nuova che dimostra la propensione alla sperimentazione di uno degli artisti che, negli ultimi 15 anni, ha trasformato più radicalmente l’iconografia della guerra, mettendo in primo piano i volti di chi la subisce e affrancandosi dalla bisogna estetizzarlo. La sensazione suscitata da queste 50 straordinarie immagini esposte a Brescia è quanto di più vicino ad una toccante deposizione dalla croce rinascimentale”.

Come è cambiato nel tempo il teatro della guerra?
“Oltre all’aspetto tattico e tecnologico che sta cambiando anche in guerra, ciò che sta cambiando è la percezione dell’immagine stessa dei protagonisti che fanno la guerra. Ora sempre più persone raccontano il conflitto in prima persona, come gli stessi soldati con GoPro o persone con telefoni. Anche la percezione delle persone è cambiata. Anche i soldati, quando li fotografi, sanno benissimo cosa stai facendo e dove andranno quelle foto, perché poi le guardano. Hanno una percezione di sé molto più chiara e coerente rispetto al passato. In quella condizione l’uomo diventa altro. Anche quello che fa, a livello di immagine, è diverso, come torturare i suoi coetanei”.


Gabriele Micalizzi, Striscia di Gaza. Stato di Palestina. 30.07.2014

Le ultime fotografie esposte, in termini di tempo, riguardano la guerra in Israele. “Anche se quella è una guerra che non siamo riusciti a seguire fino in fondo perché non siamo riusciti ad entrare a Gaza. Invece torno spesso in Libia, Siria, Iraq” rivela Micalizzi.

La mostra è realizzata con la collaborazione di Freccianera Fratelli Berlucchi, Main Partner dell’iniziativa, che per questo progetto ha voluto mettere a disposizione gli spazi espositivi della sua storica cantina di Borgonato di Corte Franca (Brescia). Qui dal 3 maggio al 9 agosto si svolgerà uno “spin-off” della mostra dal titolo LEGACY 2 I TESTIMONI, con 25 fotografie. Storie di resilienza e di vita quotidiana con le bombe sullo sfondo.

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