Le dolci note di un flauto suonato da una donna originaria della Tracia avrebbero dovuto rendere più leggere le ultime ore della vita di Platone, ma non piacquero affatto al celebre filosofo greco: benché febbricitante e in punto di morte, era abbastanza lucido da criticare la barbara musicista per il suo scarso senso del ritmo, davanti agli occhi di un ospite caldeo della Mesopotamia.
A rivelare questa scena inedita di oltre duemila anni fa sono i passaggi appena decifrati dei papiri di Ercolano sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. In tutto, mille parole, nuove o lette diversamente, che per la prima volta hanno permesso addirittura di localizzare con precisione la sepoltura di Platone, avvenuta nell’Accademia di Atene nel giardino a lui riservato, presso il cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse. Un risultato straordinario che arricchisce la nostra conoscenza della storia antica, come spiega il papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa presentando i risultati a medio termine del progetto di ricerca ‘GreekSchools’ presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Lo studio, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC), è condotto con l’Istituto di Scienze dei Beni Culturali (ISPC) e l’Istituto di Linguistica Computazionale (ILC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). “Grazie alle più avanzate tecniche di diagnostica per immagini riusciamo finalmente a leggere e decifrare nuove parti dei testi che fino ad oggi sembravano inaccessibili”, sottolinea Ranocchia. Le scoperte più affascinanti sono emerse dal papiro contenente la ‘Storia dell’Accademia’ di Filodemo di Gadara.
L’incremento del testo decifrato, pari al 30% rispetto alla precedente edizione del 1991, corrisponde circa alla scoperta di 10 nuovi frammenti di papiro di medie dimensioni. Oltre a chiarire la morte di Platone, il testo rivela anche che il filosofo fu venduto schiavo sull’isola di Egina forse già nel 404 aC, quando gli Spartani conquistarono l’isola o, in alternativa nel 399 aC, subito dopo la sua morte. di Socrate.
“Finora – sottolinea il papirologo – si credeva che Platone fosse stato venduto schiavo nel 387 aC durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionigi I di Siracusa”. Ma le sorprese non finiscono qui. Diverse nuove letture forniscono nuove informazioni sulle circostanze della corruzione dell’oracolo di Delfi da parte del filosofo accademico Eraclide Pontico. Il nome di Filone di Larissa viene anche corretto in ‘Filione’ (allievo del grammatico Apollodoro di Atene e dello stoico Mnesarco), morto all’età di 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale. Prosegue il lavoro congiunto di papirologi, filologi, storici e fisici, aprendo nuove prospettive di ricerca. “Per la prima volta abbiamo potuto leggere alcune sequenze di lettere del papiro nascoste all’interno di più strati, rimaste attaccate le une alle altre dopo lo srotolamento effettuato nei secoli scorsi con una tecnica meccanica che provocò la dislocazione di interi frammenti di testo”, aggiunge Ranocchia.
Questo “enorme salto di qualità” è stato ottenuto combinando due tecniche innovative, la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi, grazie a un laboratorio mobile fornito dalla Nottingham Trent University. “La stratificazione multipla rappresenta un problema drammatico per la lettura di quasi tutti i rotoli srotolati, circa 1.560 sui 1.840 totali sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio”, ricorda Ranocchia. “Queste gravi stratificazioni distorcono gran parte dei testi, rendendone impossibile la revisione. Riuscire finalmente a individuare questi strati e ricollocarli virtualmente nella loro posizione originaria per ripristinare la continuità del testo significa raccogliere un’enorme quantità di informazioni rispetto al passato. Il lavoro, però, è ancora agli inizi: il reale impatto in termini di conoscenza lo vedremo solo nei prossimi anni”.
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