-845 nel primo trimestre 2024. Fa peggio il Nord – .

Nei primi tre mesi del 2024 La Sicilia ha perso 845 aziendel’ottavo dato peggiore in Italia e il seconda peggiore al Sud dopo quello diAbruzzo (meno 860 aziende). A livello nazionale sono loro che ci perdono di più Piemonte (meno 1.934) veneto (meno 1.518) ed Emilia Romagna (meno 1.286), mentre solo due regioni ottengono un saldo positivo, Laziale (più 993) e Basilicata (più 32). Sono questi i dati dell’ultimo rapporto realizzato da Unioncamere e InfoCamere sulla base dell’ Registro delle imprese delle Camere di Commercio. A livello nazionale, si legge nel documento, “l equilibrio tra aperture e chiusure si attesta a meno 10.951 unità, valore più alto rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni ma pur sempre ben al di sotto della media dell’ultimo decennio (meno 14mila aziende)”. Per gli esperti pesano “da un lato, ilaccelerazione delle cancellazioni e, dall’altro, uno crescita moderata delle iscrizioni“. Da sottolineare inoltre che il primo trimestre dell’anno “è da record con frequenza saldi negativi“, a causa di problemi” di natura tecnico-amministrativa“.

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Sicilia, imprese in perdita nel primo trimestre 2024

Il rapporto scende dettaglio dei territori. In Sicilia i saldi tra imprese aperte e chiuse sono negativi quasi ovunque. L’unica ex provincia a registrare una saldo positivo delle attività economiche è Siracusa, con 555 nuove immatricolazioni a fronte di 460 cessazioni. L’aumento è di 95 aziende, più 0,24%. I risultati peggiori sono quelli di città metropolitane, a partire da catanese, che con 1.489 aperture e 1.965 chiusure perde 476 imprese, lo 0,45% del totale. Saldi negativi anche per Messina, che perde 154 imprese (861 nuove iscrizioni e 1.015 cessazioni, meno 0,25%), mentre Palermo ne perde “solo” 37 (1.571 nuove immatricolazioni e 1.608 cessazioni, meno 0,04%). Guardando alle altre ex province, Trapani perde 79 aziende (647 aperture e 726 chiusure, meno 0,17%), Enna 71 (170 aperture e 241 chiusure, meno 0,47%), Caltanissetta 52 (321 aperture e 373 chiusure, meno 0,21%), Agrigento 42 (691 aperture e 733 chiusure, meno 0,10%). Ragusa perde meno che con 500 nuove iscrizioni e 529 cessazioni presenta un saldo positivo di 29 attività, pari allo 0,08% del totale.

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Le chiusure delle aziende dal Nord al Sud Italia

Se la situazione in Sicilia è molto negativa, il Mezzogiorno spettacolo segnali di ripresa. Secondo lui esperti di Unioncamere e InfoCamere, infatti “tutte e quattro le principali macrodivisioni hanno registrato saldi negativi. Con il Centro notevole per il suo ritiro più piccolo del trimestre“. La circoscrizione elettorale, infatti, ha registrato un meno 0,11%, rispetto a una media nazionale di meno 0,18%. Parlando di resilienza, il Sud e il Isole registrare la “migliore tenuta” rispetto al stesso periodo 2023 (meno 0,16% contro meno 0,15%). Le maggiori perdite, sia in termini assoluti che in confronto al stesso periodo dell’anno scorso, Sono al Nord. IL Nord Ovest perde lo 0,21%, rispetto allo 0,13% del primo trimestre 2023, mentre il Nord Est addirittura lo 0,27%, contro lo 0,16%. Se le chiusure di imprese sono maggiori, lo stock di imprese rimane incomparabile rispetto al resto d’Italia. IL Nord Ovest e il Nord Est insieme hanno oltre 2,6 milioni di imprese attive, rispetto a due milioni Sud dal Isole e gli 1,2 milioni di Centro.

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Le tipologie di aziende che perdono di più

Infine, per quanto riguarda le tipologie di attività, a rimetterci sono soprattutto coloro singole imprese, “che hanno registrato a diminuire di 15.755 unità rispetto a fine dicembre (-0,52%)”. Per quanto riguarda le partnership, il calo “è stato meno significativo in termini assoluti, con una riduzione di 6.352 unità. Ma superiore in termini relativi a quello di singole imprese (meno 0,74%)”. IL società di capitali, nei primi tre mesi dell’anno, invece, “hanno registrato una crescita di 12.112 unità (+0,65%)”. Passando ai settori, guadagnano “le attività professionali, scientifiche e tecniche (più 2.699 aziende, più 1,09% rispetto a dicembre 2023), insieme a quelle finanziario (più 694, più 0,51%) e altri noleggio e servizi alle imprese (più 935 imprese, più 0,43%)”. I perdenti invece sono”commercio (meno 9.998, meno 0,71%), agricoltura (meno 6.010 aziende e meno 0,85%) e produzione (meno 3.123 aziende e meno 0,61%)”. Le riduzioni, osservano gli esperti, potrebbero essere dovute “a cambiamenti nel preferenze dei consumatori, alle politiche agricole o, più in generale, all’impatto delle fluttuazioni economiche globali“.

 
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