«Un miliardo e mezzo stanziato. Pagheremo i militari per le ore di straordinario” – .

«Un miliardo e mezzo stanziato. Pagheremo i militari per le ore di straordinario” – .
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Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, ieri per la prima volta i sindacati dei militari si sono seduti al tavolo delle trattative per il rinnovo di un contratto pubblico. Con quali prospettive sono iniziate le trattative?

«I lavoratori di questo settore svolgono funzioni essenziali per il Paese e noi vogliamo dare loro la giusta remunerazione, definendo gli accordi il più velocemente possibile per recuperare il ritardo dei tempi negoziali ereditati dal passato. Le speranze sono quindi le migliori. Quella di ieri, del resto, è una data storica: far sedere al tavolo organizzazioni sindacali militari, anziché organi di rappresentanza, significa affermare un principio di pluralismo e di democrazia sindacale, nel solco della nostra Costituzione e delle direttive comunitarie”.

Le risorse stanziate, 1,5 miliardi, sono ritenute sufficienti?
«Dei 24 miliardi complessivi, oltre un terzo della legge di bilancio, circa 8 miliardi, è dedicato agli appalti del settore pubblico e di questi 1,5 miliardi riguardano il settore Sicurezza e Difesa. Nella situazione attuale, che alla luce del contesto internazionale e dei conflitti in corso non è certo delle migliori, questo è il massimo sforzo possibile. Abbiamo voluto rivolgere un’attenzione particolare a quelli che il Presidente Mattarella ha giustamente definito “i volti della Repubblica” perché, con impegno e passione, sostengono il servizio pubblico a beneficio di tutti”

Guarda, l’esercito ha ancora alcune caratteristiche peculiari. Spesso gli straordinari non vengono retribuiti perché le norme attuali dicono che le assegnazioni non possono essere superate e si possono concedere recuperi compensativi solo se le esigenze del servizio lo consentono. Infatti, a differenza della Polizia e delle altre forze civili, ci sono ore non retribuite. Lo risolverai?
«Gli straordinari saranno uno dei punti centrali della trattativa. Sarà necessario arrivare ad un adeguamento del valore economico in un’ottica di corretta valorizzazione dei trattamenti accessori. Troveremo la soluzione”.

Il personale militare va in pensione prima, a 60-62 anni, e quindi avrebbe bisogno di una previdenza complementare che attualmente non esiste. Saranno possibili risposte su questi punti?
«La previdenza complementare, per la quale la Legge di Bilancio finanzia due fondi specifici, sarà certamente oggetto di trattativa o oggetto di un tavolo specifico».

Quello dei militari è il secondo tavolo per il rinnovo dei contratti. La sanità è già partita. Quando toccherà agli enti locali, alle funzioni centrali e alle scuole?
«La “direttiva madre” che apre la strada all’apertura del triennio negoziale, e che contiene il quadro normativo e retributivo per i rinnovi, è stata inviata all’Aran all’inizio di gennaio e il documento programmatico per i settori è in fase di elaborazione funzioni centrali e funzioni locali quasi pronte. Il primo è già stato inviato al Ministero dell’Economia per il suo parere. Confido quindi che i tempi siano piuttosto brevi. Dopo tanti anni, voglio ricordarlo, diamo continuità all’attività negoziale e questo è già un successo”.

Nell’ultimo Def c’è l’impegno politico a rinnovare il taglio del cuneo fiscale. In molti casi i prossimi aumenti per i dipendenti statali rischiano di far superare la soglia di reddito di 35mila euro, oltre la quale si perde l’esenzione fiscale. Ciò annullerebbe gli aumenti degli stipendi. Stai pensando ad una soluzione?
«È un effetto automatico dell’agevolazione fiscale. Anni fa, in una situazione simile, per evitare ciò, si pensò ad un elemento di perequazione delle retribuzioni, per cui le risorse dei contratti collettivi fossero distribuite in maniera percentuale differenziata. Si tratta però di una scelta che naturalmente viene lasciata al tavolo delle trattative”.

L’anticipo una tantum versato a dicembre era stato sterilizzato, non aumentava le entrate. Non potrebbe essere anche questa la strada?
«Una soluzione di questo tipo va ovviamente concordata con il ministero dell’Economia, perché presuppone finanziamenti aggiuntivi. In ogni caso è necessario garantire la sostenibilità economica di qualunque soluzione e, anche alla luce dell’enorme sforzo fatto con la legge di bilancio, i margini sono molto ristretti”.

Un dibattito sorto nel settore pubblico è quello della settimana di 4 giorni. Nel settore privato lo stanno sperimentando diverse grandi aziende, nel settore pubblico andrebbero perse 1 miliardo di ore di lavoro. È insostenibile?
«In un Paese che da decenni soffre di un notevole ritardo in termini di produttività, bisogna porsi la domanda: possiamo permettercelo? Ciò significa che dobbiamo lavorare intensamente per recuperare efficienza, come hanno fatto alcune realtà organizzative di eccellenza. Solo allora potremo pensare a soluzioni innovative”.

Nonostante lo sblocco del turnover e 170mila assunzioni lo scorso anno, la maggior parte delle amministrazioni dichiara carenze di personale intorno al 30 per cento. Queste lacune di personale verranno mai colmate?
«Ci ​​stiamo riprendendo dal drammatico calo del capitale umano derivante dal blocco decennale del turnover. La digitalizzazione dei percorsi di reclutamento permette oggi di recuperare velocemente il terreno perduto. Un programma di oltre 150.000 tirocini all’anno nei prossimi quattro anni è un obiettivo ambizioso ma raggiungibile. Lo stiamo realizzando”.

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Il Messaggero

 
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