non c’è più tempo da perdere nel sostenere le aziende suinicole – .

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Il commissario Caputo e la Regione devono attuare tutte le misure necessarie per preservare un settore fondamentale per l’economia del territorio piemontese

Serve un intervento immediato per fermare la diffusione della peste suina e tutelare l’intero settore e la filiera suina piemontese che conta circa 3mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200mila animali destinati soprattutto ai circuiti protetti delle principali DOP italiane per la preparazione delle migliori specialità gastronomiche nazionali, come il prosciutto di Parma e quello di San Daniele. E’ quanto afferma la Coldiretti Piemonte rivolgendosi al commissario straordinario del PSA, Vincenzo Caputo, e alla Regione poiché la situazione resta preoccupante con i casi in continuo aumento.

I numeri degli abbattimenti restano ancora bassi, anche se sensibilmente migliorati rispetto al 2022, ma è fondamentale continuare ad aumentare lo spopolamento dei cinghiali, soprattutto nelle zone dove sono stati rilevati gli ultimi casi di peste, per evitare, al momento contestualmente, un ulteriore ampliamento delle zone di restrizione, e consentire agli allevamenti di suini di svolgere la loro piena attività a tutela del reddito aziendale – spiega Bruno Mecca Cici, vicepresidente Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia -. Per questo motivo occorre rafforzare ulteriormente l’azione di eradicazione, anche attraverso la riattivazione della caccia selettiva notturna, e modificare la normativa vigente in modo da gestire separatamente le procedure riguardanti la fauna selvatica da quelle riguardanti gli allevamenti di suini. Se l’allevamento ha rispettato tutte le norme di biosicurezza è quindi necessario consentirne e garantirne la piena attività nel tempo”.

Poiché le aziende hanno investito per adeguarsi in termini di biosicurezza, è assolutamente necessario preservare i 3 distretti suini individuati in Piemonte, all’interno dei quali non possono esserci cinghiali, nel raggio di 15 chilometri. Motivo per cui la Regione deve impegnarsi a mettere in atto tutte le azioni necessarie per l’allontanamento totale dei cinghiali, coinvolgendo tutti gli enti competenti, compresi i parchi – evidenziano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Anche a livello europeo è necessario un approccio diverso affinché, se viene trovato un cinghiale malato a chilometri di distanza da una stalla, non si decida di abbattere migliaia di suini perfettamente sani. Il rischio immediato è che la diffusione della peste suina provochi restrizioni alle esportazioni”.

 
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