Il 25 aprile a Favignana, Marsala, Mazara – .

La comunità egadinese ha celebrato oggi la Giornata della Liberazione dal nazifascismo. In piazza Europa a Favignana, alla presenza delle autorità civili e militari, il sindaco Francesco Forgione ha deposto una corona davanti alla lapide commemorativa dei caduti. Alla commemorazione erano presenti la presidente del consiglio comunale Emanuela Serra, l’assessore Stefania Bevilacqua e numerosi consiglieri e semplici cittadini.

In apertura della cerimonia, Angelo Campo, rappresentante dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha letto il monologo dello scrittore Antonio Scurati censurato dalla Rai.

Il sindaco Francesco Forgione, durante il suo intervento, ha sottolineato l’importanza dei valori della democrazia, dell’uguaglianza e della giustizia. “Libertà – ha detto – è una parola di cui oggi si abusa. Non ci è stato concesso, è stato conquistato con il contributo di donne e uomini di destra, centro e sinistra che ripudiavano il fascismo perché fondato sulla violenza e sulla dittatura. La memoria – ha proseguito il sindaco – non è uno stanco rituale da riporre in un cassetto, deve vivere nell’impegno quotidiano per bloccare ogni tentativo autoritario, ogni restrizione delle libertà individuali e collettive, ogni vocazione che indica l’uomo forte come un problema risolutore che nega la democrazia e la partecipazione come fondamento della vita sociale collettiva di un paese”.

Forgione ha ricordato anche le tante guerre in corso, auspicando la pace. “Il mondo – ha detto – deve sempre ripudiare la guerra perché, come diceva un poeta, la fanno persone che si conoscono per far morire uomini e donne che non si conoscono”.

MARSALA. Questo l’intervento di Chiara Putaggio, nel corso dei festeggiamenti a Marsala, per ricordare, a nome della sezione ANPI di Marsala “Vincenzo Alagna”, i tre partigiani marsalasi:

Francesca Alongi è la figlia di Salvatore e Angela Ingoglia, nata a Marsala il 22 agosto 1927 e poi trasferitasi a Torino. Lei è una studentessa. Si arruolò giovanissima nell’ottava divisione autonoma della Vall’Orco in Piemonte, al comando del comandante Giovanni Massucco “Casella”. Il suo grado è Staffetta, la sua qualifica: partigiana. Morì in combattimento a Montalenghe (TO) l’11 gennaio 1945. Aveva 17 anni.
Bice Ceré è la figlia di Antonino ed è nata a Marsala il 10 settembre 1925.
È partigiana della Divisione Bologna Montagna Lupo e in particolare fa parte della 62ª Brigata Garibaldi Pampurio, già camicie rosse al comando del comandante Mario Bordoni. fu operativa nel basso Appennino bolognese tra la Val Savena e la Val d’Idice dal 1° gennaio 1944 al 21 novembre 1944. Morì a Ca’ di Guzzo (Castel del Rio – BO) in combattimento. Ha 19 anni. È ricordata nel sacrario di piazza Nettuno e nel Monumento alle cadute partigiane di Villa Spada.
Grazia Meningi è figlia di Bertolino Onofrio e Maria Genna ed è nata a Marsala il 3 novembre 1903. Come Francesca risiede anche lei a Torino ed è entrata nel raggruppamento della divisione Matteotti “Giorgio Davito”, nella prima divisione Matteotti Monferrato Italo Rossi. È una staffetta partigiana operante nella settima zona piemontese dal 12 maggio 44 al 7 giugno 45 con il nome di battaglia di “Sig. Palmieri”. Faceva parte del gruppo dirigente della brigata. Lei è l’unica sopravvissuta. E morì ad Imperia nel 1981.
Oggi ricordiamo queste tre ragazze che sono sempre giovani. E non solo perché due di loro sono stati uccisi prima di raggiungere quella che allora era la maggiore età, ma soprattutto perché la loro battaglia è giovane. La libertà non invecchia mai. È giovane, fresca, profuma di mare e di futuro. La violenza, la prepotenza, la prepotenza, la disparità, l’ostentata divergenza sociale, la negazione delle opportunità, però, sono tutte cose vecchie. Ebbene Francesca, Grazia, Bice sono giovani perché hanno fatto una scelta giovane. Hanno deciso cosa fare e se fossero qui con noi oggi e vedessero il nostro tempo, anche adesso saprebbero cosa fare. Ora che viene premiata la foto di una donna che tiene in braccio un bambino avvolto in un lenzuolo. Un bambino morto. Una donna indossa un abito da madonna blu e un velo ocra sul capo. Una donna di cui non conosciamo il volto, dal cui dolore proviamo, che non ha tempo e impone scelte giuste da fare.
Adesso mi chiedo se questo tempo partorisca figli capaci di avere ragione, o almeno di fare scelte giuste. Non basta riconoscere il dolore, anzi non ha senso farlo se si permette che l’ingiustizia persista. Non conosciamo i volti di queste tre ragazze, ma sappiamo che sapevano cosa fare. Hanno scelto la libertà. Hanno scelto di essere umani.

MAZARA. Mazara celebra la liberazione dal nazifascismo. Insieme all’Anpi, la cerimonia al teatro Garibaldi e in via Fiorentino è stata l’inaugurazione della targa dedicata al partigiano mazarese Vincenzo Modica “Comandante Petralia” con la presenza della figlia Gemma. Infine, al monumento ai caduti sul lungomare, un evento celebrativo.

PETROSINO. “Il 25 aprile, Festa della Liberazione, celebriamo la memoria di coloro che lottarono per la libertà dell’Italia dal giogo infame del nazifascismo. È una giornata per riflettere sul valore della democrazia e sulla resistenza contro ogni forma di oppressione e totalitarismo e ci offre un’ulteriore opportunità per professare le nostre convinzioni profondamente antifasciste. Lo scrittore Antonio Scurati nel suo ormai noto monologo ci ricorda i tragici eventi e le figure eroiche di quel periodo, ma anche i metodi brutali e melliflui dei fascisti, sottolineando come il fascismo fosse “un irredimibile fenomeno di sistematico omicidio e strage politico violenza.” Quel periodo storico è certamente passato da tempo, ma non la sua eredità. Ecco perché la lotta per la libertà e la giustizia è un impegno costante. Il 25 aprile non è solo una data storica, ma un simbolo vivente dell’impegno civile che continua nel presente e si proietta verso il futuro, poiché il compito di resistere al fascismo è un impegno che non finisce mai. Ricordiamo e onoriamo il sacrificio dei partigiani e di tutti coloro che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia, e riflettiamo su come possiamo, nel nostro piccolo, continuare a difendere i valori di libertà e giustizia per i quali hanno lottato. ”. Così il sindaco di Petrosino, Giacomo Anastasi.

 
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