Dalle Canossiane il teatro che cambia sguardo su via Ronchese, a Treviso – .

Dalle Canossiane il teatro che cambia sguardo su via Ronchese, a Treviso – .
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Riscoprire luoghi conosciuti, togliere l’abitudine a guardare e proporre nuovi orizzonti di senso è un obiettivo importante del progetto che ha coinvolto diciassette studenti delle quinte superiori dell’Istituto Canossiano di Treviso che, grazie al professore di Teatro Tommaso Franchin , hanno portato la loro rappresentazione teatrale in via Ronchese, sabato 20 aprile.

“In questo progetto – ha spiegato la docente – ho voluto condividere con gli studenti parte del mio percorso professionale. Non si tratta di uno spettacolo teatrale tradizionale, ma di una pratica teatrale legata alla rigenerazione urbana”.

L’obiettivo è raccontare la storia di un luogo, svelarlo e suggerire nuovi punti di vista a chi lo conosce solo dall’esterno. Inoltre, per quanto riguarda l’attività didattica, i bambini hanno potuto sviluppare capacità di analisi e di osservazione.

Per preparare lo spettacolo, gli studenti hanno esplorato il luogo, osservato i dettagli, gli ambienti e l’architettura, ma soprattutto hanno parlato con la gente, intervistato i residenti, i negozianti, i parrocchiani dell’Immacolata, e hanno cercato di capire dove si annidano gli stereotipi sulla luogo da cui provengono.

“In realtà – ha spiegato il professor Franchin – il primo motivo per cui abbiamo scelto via Ronchese è stata la vicinanza alla scuola, il fatto di essere un luogo conosciuto e chiacchierato solo per i suoi aspetti negativi era secondario, tuttavia ci ha permesso di partire da stereotipi per comprenderli e trasformarli. Alcuni di questi sono, poi, risultati veri: la vita nei quartieri popolari non è semplice, e parlando con la gente, i ragazzi hanno capito che è così fin dalla nascita dell’edilizia popolare. Inoltre adesso la popolazione si sta trasformando e ancora non lo comprendiamo appieno. Episodi legati alla microcriminalità esistono, come ovunque, nella realtà. Nelle periferie ci sono sacche di povertà, si creano i ghetti, ma le periferie sono anche molto di più”.

Così gli studenti del V° C del Liceo di Scienze Umane di Teatro e Cinema non solo hanno intervistato la popolazione di via Ronchese, l’hanno incontrata e conosciuta, ma a queste interviste hanno aggiunto i loro pensieri, le loro riflessioni e hanno immaginato come proporre le loro progetto con sensibilità e delicatezza, perché l’obiettivo non era sollevare polemiche, ma semplicemente allargare lo sguardo.

“All’inizio dello spettacolo i ragazzi hanno appeso delle magliette con sopra scritti gli stereotipi che le persone da fuori immaginano del luogo, perché lo spettacolo non era dedicato ai residenti, ma a chi arrivava da fuori. Davanti alle scuole elementari Carducci abbiamo provato a riportare i bambini ai giochi di una volta. Chi, infatti, crea integrazione e conoscenza reciproca più dei bambini e della scuola, dove i genitori devono incontrarsi? Al termine dello spettacolo itinerante, gli studenti hanno indossato magliette che parlavano di comunità e di voglia di vivere in via Ronchese. Abbiamo condiviso un viaggio, mostrato luoghi che hanno un certo fascino, una bellezza molto particolare, alcuni non erano mai stati qui prima”.

Un’iniziativa replicabile anche altrove, che potrebbe aiutare a riconoscere i conflitti e a ricucire le fratture nelle periferie.

Dal 2017, infatti, Tommaso Franchin porta avanti questo progetto di rigenerazione urbana attraverso il teatro con la sua compagnia Exvuoto Teatro: “Collaboriamo sempre di più con associazioni e assessorati, siamo stati in quartieri difficilissimi così come in borghi meravigliosi, a noi non interessa raccontare il conflitto, i conflitti sono ovunque, anche nei borghi meravigliosi, anche se non tutti li percepiscono, a noi interessa il luogo in sé, il teatro, l’arte, non devono insegnare nulla, ma mostrare nuovi punti di vista , rivelare ciò che c’è ‘E”.

 
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