“Cicilla”, il bandito operante in Calabria accusato di stregoneria e arrestato

di Bruno Gemelli– Victoria Helen McCrae Duncan (Callander 25/11/1897 – Edimburgo, 6/12/1956), da bambina veniva chiamata “Hellish Nell” (Nell, diminutivo di Hellen, l’infernale). Per molti era una sensitiva scozzese, per altri una strega. È stata l’ultima donna processata e incarcerata per stregoneria in Inghilterra. Il primo ministro britannico dell’epoca, Winston Churchill, era suo devoto poiché il medium annunciò pubblicamente il disastro, tenuto segretissimo dalle autorità britanniche, dell’affondamento da parte di un sottomarino tedesco della grande corazzata HMS Barham, nella quale erano 861 marinai morirono il 25 novembre 1941.

La visione di Duncan avvenne pochi giorni dopo, durante una seduta spiritica raccontò che il fantasma di uno dei marinai della nave affondata glielo aveva comunicato. La Marina britannica fu così scioccata dalla rivelazione che temette che il Duncan fosse una spia tedesca. Helen Duncan fu processata ai sensi del Witchcraft Act, datato 1735. Churchill stesso intervenne per contestare l’uso di questa legge arcaica contro la medium da lui tanto stimata, ma Duncan fu comunque condannato e trascorse nove mesi in prigione. Si scoprì poi che quando Duncan aveva fatto la clamorosa rivelazione dell’affondamento della HMS Barham, la Marina britannica aveva già informato le famiglie dei marinai morti ma aveva chiesto loro di mantenere riservata la notizia dell’affondamento, per non informare i I tedeschi della portata del colpo inferto alla Marina di Sua Maestà. Erano alcune migliaia di civili a conoscenza della tragedia, ed è molto probabile che Duncan abbia sentito la notizia da loro e poi l’abbia fatta passare per una rivelazione paranormale.

Il brigante operante in Calabria

Churchill aveva ragione a definire quella legge “una sciocchezza superata”. In tema di stregoneria esisteva un precedente calabrese molti decenni prima. Era quello di Maria Oliverio, detta Ciccilla (1841 – 1879), accusata di stregoneria. Fu un brigante italiano, facente parte della banda di Pietro Monaco, suo marito, tra il maggio 1862 e il febbraio 1864, operante in Calabria all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia da parte di Vittorio Emanuele II. Nel marzo del 1862, pur non avendo commesso in precedenza alcun delitto e senza alcuna ragione apparente, venne arrestata, insieme alla sorella Teresa, dal maggiore Pietro Fumel. Fu rinchiusa nelle carceri del Convento di San Domenico (oggi restano solo i sotterranei e un tratto di muro) a Celico, per far sì che il marito Pietro Monaco si costituisse (come raccontò Maria nella deposizione al processo); oppure, come sembra più probabile, a ricattare il marito per uccidere alcuni banditi filoborbonici (Leonardo Bonaro, che conobbe José Borjes il 5 ottobre 1861, e il capobanda Pietro Santo Piluso detto Tabacchera).

Questi ultimi furono uccisi subito prima della liberazione delle due sorelle. Ciccilla rimase in carcere due mesi. Uscita dal carcere, allora ventenne, uccise la sorella per calunnia, con 48 colpi di scure. Si è unita alla banda di banditi di suo marito.

La serie di crimini

È stata accusata di innumerevoli crimini: rapimenti, rapine violente ea mano armata (chiamate rapina), furti, incendi, omicidi, uccisione di animali domestici. Le accuse contro di lei furono 32, tutte elencate nel processo a suo carico che si tenne a Catanzaro nel febbraio 1864, il giorno dopo il suo arresto. Di tutti i delitti ha confessato solo l’omicidio della sorella, mentre per tutti gli altri ha detto di essere stata costretta a farlo. La sua vita è stata raccontata per la prima volta nel libro “Ciccilla” di Peppino Curcio (Pellegrini, 2010). Successivamente è stata raccontata nel romanzo “Italiana”, scritto da Giuseppe Catozzella (Mondadori, 2021).

 
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