La toccante lettera della professoressa Rosella Fuzio Cicco al padre Gerolamo – .

La toccante lettera della professoressa Rosella Fuzio Cicco al padre Gerolamo – .
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Tra i suoi tanti scritti, la maestra Rosella Fuzio Cicco è riuscita a ritrovare una lettera indirizzata al padre che affida oggi alla pubblicazione nel 37esimo anniversario della sua morte.

Andria, 23 gennaio 2023

In questo silenzio trascendentale ho deciso di scriverti. Carissimo papà, come stai? Spero che vada tutto bene lassù, hai incontrato la mamma? La tua Lilly è arrivata, un po’ più tardi, al grande appuntamento con Dio, ma, ovviamente, adesso è lì con te. Adesso camminate, ancora, mano nella mano, siete tutti e due a piedi, lei vi ha portato ovunque in macchina, era contenta di farlo, ormai i vostri occhi soffrivano. Per favore, padre, lei continua a pregare per noi, veglia su di noi che siamo quaggiù. Vi parlo spesso dal profondo del cuore, non mi stanco di ascoltare le mie difficili vicissitudini, vi parlo e scrivo mentre le lacrime mi rigano il viso. Purtroppo non ho perso questa abitudine, mi conosci bene. La tua bambina non è cambiata, nonostante qualche anno in più. Parlo con te, anzi con te, “con le tue ceneri silenziose”, tu, essendo uomo di lettere, sai bene chi ha scritto questi versi così intimamente toccanti. Intercedi presso il Buon Dio, padre. È notte fonda e i miei pensieri corrono veloci su questo foglio di carta che si muove con me. Parlare con te mi aiuta a rivivere tutto, sei ancora con noi, sei ancora qui. Sentiamo le tue carezze e non c’è giorno in cui non parliamo di te e di mamma Italia, sei un esempio costante per i nostri figli. Ti dirò di più, sfogliando gli album di famiglia, prima i miei figli, ora mio nipote, sai che sono diventata nonna, sono curiosi e chiedono di te, vedendo le bellissime fotografie che ti ritraggono in tempi passati. I ricordi si susseguono, si accumulano nella mia memoria, l’esperienza emerge con forza. I grandi viaggi tutti insieme, le preghiere nelle notti di Natale, le tue parole scritte sui biglietti che accompagnavano i doni della Befana, la tua risata timida e felice, tua madre che ti pizzicava la guancia destra, ridendo anche lei, il tuo rimboccarci le coperte, il tuo invito a pregare Gesù prima di addormentarsi, le nostre passeggiate a braccetto, lungo corso Cavour, tutti ti salutano con affetto e ti fermano per strada. Mi sentivo orgoglioso di mio padre, del mio grande papà. Tuttavia non posso dimenticare la tua faccia triste quando sei tornato dopo un malinteso. Tu, uomo libero e liberale, non amavi seguire le mode e il conformismo del tempo. Quanto è stato il tuo impegno per la grandiosa piazza (una delle tante che anonimamente porta il tuo nome), dedicata a San Francesco, il santo del “Cantico delle Creature”. Sa, padre, il suo libro dedicato al Santo della Madonna Povertà è stato regalato a Papa Francesco in udienza. Ma torniamo a noi. Quella piazza, così come da lei pensata e concepita, non esiste più, è stata stravolta, nel 2008, nella sua originaria forma architettonica di valore simbolico, che graficamente l’architetto Paolo Pastore aveva realizzato. La sua eleganza semplice e complessa, allo stesso tempo, raccontava molto del Santo che si volle additare alle generazioni future per il suo modus vivendi. Ancora oggi molti ti ricordano e citano episodi della tua bontà. Quanti lavori hai fatto silenziosamente che, con i tuoi modi discreti, non ci hai mai raccontato. Ormai è quasi l’alba e devo lasciarti. So che sei calmo, vivi in ​​spazi senza confini, cammini lungo sentieri privilegiati e luminosi, dove non c’è oscurità nel cuore di un uomo abituato ad essere limitato e subdolo, opportunista e legato a vincoli di puro interesse. Sii felice con tua madre, ora vivi sull’isola del Grande Pensiero. Il tuo essere ed essere stato meraviglioso risplende nel cuore di Dio, dimora della Pace, dove la sua carezza è il grande trionfo. Sei sull’isola dei grandi e non su quella dei dimenticati. Grazie per quello che mi hai instillato, insegnato, donato con affetto. Ciao papà, saluta la mamma.
Alla prossima Rosella.

PS Non spetta certo a me, come tua figlia, lodarti, ma ho vinto le mie reticenze, l’amore filiale ha avuto il sopravvento.

 
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