Giovanni Baiocchetti e lo studio post-sisma, una volta terminata la ricostruzione la sfida è rendere strutturale la stabilità economica

Secondo appuntamento di Grandangolo con Giovanni Baiocchetti, dottorando dell’Università degli Studi di Milano, che porta avanti un progetto di ricerca sui cambiamenti dell’Aquila dopo il terremoto: “L’economia ha retto, ora bisogna creare qualcosa di stabile che vada oltre la ricostruzione.

“C’è tanta voglia di parlare, di discutere, di ragionare, di immaginare e progettare”, così Giovanni Baiocchetti, dottorando presso l’Università degli Studi di Milano, presenta le interviste contenute nel suo studio sullo sviluppo dell’Aquila e del suo territorio dopo il terremoto. Dal Liceo Cotugno alla collaborazione con Il capoluogo dell’Abruzzofino al dottorato all’Università degli Studi di Milano arrivato dopo gli studi magistrali e un periodo in cui è passato dall’altra parte della cattedra, dedicandosi all’insegnamento, Baiocchetti presenta nella rubrica il suo ultimo lavoro Angolo ampio. Non uno studio legato all’emergenza, come ha sottolineato nella scorsa puntata, ma proiettato al futuro sviluppo economico e sociale del territorio: “Al di là di posizioni anche diverse – ha sottolineato Baiocchetti – dobbiamo convergere tutti verso l’obiettivo comune che è quello rinascita di questo territorio, una rinascita che è di lungo periodo e non dura solo per la fase di ricostruzione materiale, ma lascia qualcosa di seminato per gli anni a venire. Ricordiamo che il territorio beneficerà comunque di fondi, non solo per la ricostruzione materiale, ma anche per quella immateriale”.
Un territorio, come notato, che “cambia ogni giorno, con tanti cantieri e non solo quelli a cui siamo abituati da tempo, ma anche quelli di riqualificazione e sviluppo. L’Aquila e il territorio aquilano devono essere ancora una fucina di idee e di progetti”.
Una necessità che parte dall’analisi dell’ quadro economico generale: “L’economia ha resistitotuttavia, analizzando i vari settori economici, lo vediamo l’aumento dell’occupazione si registra sostanzialmente nei settori legati alla ricostruzione: nell’edilizia, nel settore immobiliare, negli studi di architettura e ingegneria e nei servizi alle imprese sempre legati alla ricostruzione; è aumentata l’occupazione anche nel settore della ristorazione e dell’ospitalità turistica. Ma dobbiamo partire dal presupposto che, una volta terminata la ricostruzione, prima o poi non ci sarà più bisogno di tutto questo lavoro legato a questo settore. Quindi una delle sfide di questo settore è proprio come trasformare tutto questo know-how, tutte queste competenze in qualcosa di duraturo. Uno dei percorsi possibili è quello di esportare trasferire queste conoscenze ad altri territori, non necessariamente all’estero, partecipando a bandi e progetti in giro per l’Italia”.
Per quanto riguarda gli altri settori dell’economia, “il manifatturiero ha avuto un crollo occupazionale; è successo un po’ ovunque in Italia, ma qui il processo ha subito in qualche modo un’accelerazione, fatta eccezione per il settore farmaceutico”.
Insomma, la stabilità dell’economia non deve farci rilassare troppo, perché “l’onda lunga” della ricostruzione è destinata a scemare. È quindi necessario”creare qualcosa di più stabile e duraturo che vada oltre la ricostruzioneE. Le condizioni ci sono a L’Aquila e nel suo territorio, vanno sviluppate nella maniera corretta”.

L’intervista completa

 
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