Allarme criminalità nelle carceri campane. La protesta del SAPPE – Ondanews.it – .

È un allarme criminalità nelle carceri campaneoggi affollato da oltre 7.500 prigionieridopo gli ultimi ritrovamenti di farmaci e cellulari di ultima generazione e il ripetersi quotidiano di eventi critici a carico del personale dell’azienda Polizia Penitenziaria dalla frangia violenta dei detenuti, non solo maggiorenni ma anche rinchiusi negli istituti minorili.

E l’allarme lanciato mesi fa è ancora una volta esplosivo Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria sull’utilizzo, da parte di delinquenti, di espedienti per introdurre cellulari e sostanze stupefacenti nei centri di detenzione della Regione, tra i quali figurano anche droni.

Denunciare questa situazione lo è Tiziana Guccisegretario regionale per la Campania del SAPPE, che lancia un appello al presidente Vincenzo De Luca e ai prefetti di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno affinché raccolgano il”grido d’allarme” e partecipare attivamente al Governo e alle istituzioni competenti. “Gli ultimi ritrovamenti nelle celle e gli episodi di violenza tra le sbarre delle carceri regionali confermano tutte le ipotesi investigative riguardanti l’ormai noto fenomeno dei traffici illeciti, fenomeno favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime di custodia aperta e delle attuali criticità operative in cui opera la Polizia Penitenziaria con dei livelli minimi di sicurezza. Segnalo che in diversi istituti penitenziari campani è stato accertato l’uso illecito di droni per introdurre negli istituti penitenziari cellulari, droga e anche armi. Il problema della droga che entra in carcere È ormai una domanda sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti rinchiusi nelle strutture italiane. Dai dati che abbiamo lo sappiamo quasi 30% delle persone i detenuti in Italia, cioè uno su tre, hanno problemi di droga, e la loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità e la cura che questo stato di malattia comporta . Notevole anche l’impatto sul prezioso lavoro quotidiano che le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria svolgono nei centri di detenzione campani”.

Lo sottolinea il sindacalista “nonostante l’introduzione di un reato ad hoc nel nostro Codice penale, che prevede una sanzione da 1 a 4 anni di reclusione per chi introduce e possiede illegalmente un cellulare in carcere, ciò non ha sortito gli effetti sperati. L’unico deterrente possibile resta la schermatura delle istituzioni per rendere inutilizzabili i telefoni”.

Il SAPPE ha richiesto in più occasioni l’intervento del Ministero della Giustizia e degli organi nazionali dell’Amministrazione Penitenziaria per valutare l’operato del Soprintendente Penitenziario Regionale Lucia Castellano. È piacevole apprendere che oggi anche altri sindacati si sono staccati dal torpore e condividono gli appelli del SAPPE: Aggiunge Donato Capecesegretario generale – Nelle mie costanti e continuative visite agli istituti penitenziari campani ho incontrato e incontro ancora i poliziotti che ogni giorno vi lavorano con grande professionalità, spirito di abnegazione, senso del dovere e delle istituzioni, con umanità, nonostante una buona parte delle carceri sono contrassegnate, chi più, chi meno, da carenze organichesicurezza organizzativa e interna, conseguenza di a gestione e coordinamento regionale che evidentemente non ha avuto successo: penso, ad esempio, alle molteplici e continue misure di mobilità nel contesto regionale”.

“Credo che la Regione Campania e le rappresentanze istituzionali campane non possano ignorare le criticità e i problemi penitenziari ma piuttosto essere coinvolti nella loro soluzione per dare senso all’articolo 27 della Costituzione che mira al trattamento rieducativo della pena. Serve la presenza forte e chiara dello Stato che non può tollerare un’impunità nemmeno diffusa e servono misure urgenti ed efficaci per ristabilire l’ordine e la sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei prigionieri violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a commettere crimini con assoluta impunità!” conclude il leader del SAPPE.

 
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