Un detenuto di alta sicurezza, ex collaboratore di giustizia, ieri ha aggredito un agente della polizia penitenziaria all’interno del carcere di Taranto. Lo rende noto la FP CGIL, precisando che “l’agente è stato sorpreso alle spalle mentre apriva una cella, ma fortunatamente, nonostante i pochi poliziotti presenti in servizio in quel momento, il tempestivo intervento dell’ispettore di sorveglianza e del comandante di reparto ha impedito ulteriori conseguenze serie.”
L’agente è stato portato in ospedale dove i medici, a quanto sappiamo, hanno riscontrato diverse ferite e una vertebra fratturata. Per Mimmo Sardelli, segretario generale della FP Cgil Taranto, “la situazione venutasi a creare è la diretta conseguenza di decisioni inadeguate dell’amministrazione centrale e del Ministero della Giustizia, che hanno optato per una riduzione delle piante biologiche negli istituti penitenziari, peggiorando le condizioni già estreme lavorare per il personale”.
Gli agenti, sottolinea Luca Lionetti della Polizia Penitenziaria FP CGIL, “sono costretti a lavorare su turni massacranti, ben oltre le 6 ore previste, in un modello organizzativo che non garantisce i livelli minimi di sicurezza.
Le criticità si estendono anche al settore sanitario, rendendo insostenibili le condizioni di lavoro quotidiano”. Questo episodio, tuttavia, afferma Mirko Mannacoordinatore nazionale della FP CGIL Polizia Penitenziaria, “dimostra l’urgenza di una riforma radicale del sistema penitenziario. È fondamentale che il governo intervenga con decisioni immediate per ristabilire la sicurezza e l’efficacia del servizio penitenziario. Le esigenze del personale e della sicurezza nazionale non possono più essere ignorate”.
