Basilicata. Dopo la ‘sbornia’ elettorale siamo di nuovo al punto di partenza – .

È tutta questione di calcoli e di aggregazioni pragmatiche che chiamano alleanze. Si tratta di raggruppare le persone in categorie semplificate: amici, parenti, colleghi, padroni e servi. Lottiamo fino all’ultimo voto, in ogni caso. Poi finisce. C’è chi vince e c’è chi perde, o meglio: questo vince e questo perde. È il gioco delle tre carte, il cui esito è prevedibile: vince chi distribuisce le carte, il dealer manager. Era necessario rompere il banco e non sfidare il manager. Ma questo è tutto. E adesso? Tutti tranquilli, teniamo quelli di prima e quelli di prima, insieme a quelli di sempre e di dovunque che sono arrivati ​​sotto le spoglie di innovatori. Insomma, teniamo duro il sistema di potere che da 30 anni dà le carte in Basilicata. Qualche volto nuovo che non cambia lo scenario, lo trasforma e basta, senza alcuna possibilità di cambiarlo.

La battaglia campale delle regionali è finita, tutti a casa. Ci vediamo, magari, tra 5 anni, se andrà tutto male oppure se andrà tutto bene, dipende dai punti di vista. Di fare ciò che? Per fare la stessa cosa. Si riparte da domani. Sanità, Stellantis, lavoro, ambiente, infrastrutture, giovani, spopolamento… Intanto non cambia nulla, se non gli assetti di potere pro-tempore senza soluzione di continuità con il passato.

Marcello Pittella da un lato ha tolto il turbamento nel Pd e l’imbarazzo del M5S, dall’altro ha occupato uno spazio di tutto rispetto nel centrodestra. In questo contesto, le strutture di potere cambiano. I vecchi potentati del centrosinistra costretti all’opposizione in Consiglio regionale si preparano ad attaccare il Pd dopo la sconfitta, non riuscendoci durante la trattativa per le candidature alla presidenza. Insomma, i democratici si preparano all’ennesima notte dei lunghi coltelli. Bisogna ridimensionare gli appetiti di alcuni esponenti del centrodestra per dare il dovuto al nuovo arrivato leader di Azione nella maggioranza dei Vito Bardi. Angelo Chiorazzocon i suoi sostenitori del Partito Democratico, Marrese Tra l’altro non si accontenteranno di una leadership del centrosinistra condivisa con i democratici che non hanno sostenuto la candidatura del leader di Basilicata Casa Comune. Inoltre, Chiorazzo sarà osteggiato dagli eletti M5S in Consiglio regionale che non avranno alcuna intenzione di lasciare lo scettro dell’opposizione all’imprenditore clericale. In sintesi, l’opposizione a Bardi parte debole e divisa. Col tempo potremo assistere a grandi colpi di scena in Consiglio: Bardi deve guardarsi da Pittella e l’opposizione deve guardarsi da Chiorazzo, Libero professionista del campo stretto e largo.

Dobbiamo considerare anche le rivendicazioni dei non eletti e dei non eletti, quelli con un peso elettorale significativo. Da Merra a Fanelli, da Quarto a Galella, Leone, ecc. E bisogna considerare anche le rivendicazioni dei portatori d’acqua dietro le quinte degli importanti eletti e non eletti, sia di destra che di sinistra. Insomma, le dimensioni del tavolo sono rimaste invariate da 5 anni, anche se sono cresciute le porzioni (Pnrr, Fondi di coesione, ecc.), ma i contendenti per una sedia o addirittura uno sgabello sono più numerosi. Probabilmente ci vorrà del tempo prima che Bardi nomini i consiglieri e prima che il Consiglio nomini l’ufficio di presidenza.

Sul piano degli interessi e degli affari sono cambiati alcuni protagonisti sulla scena, ma la sostanza non è cambiata. Se analizziamo gli accordi pre-elettorali scopriamo che il legame tra politica e appetiti imprenditoriali è più forte di prima. Pezzi della maggioranza e pezzi dell’opposizione avranno molti “conti” da onorare. Vedremo, anche questa volta, dove finiranno i soldi pubblici. Il sistema di potere lucano non ha perso la sua forza né il suo vizio: continua a distribuire le carte e a gestire la casa. Ci auguriamo che emergano avanguardie civiche, intellettuali e culturali per preparare le condizioni per un’alternativa a tutto questo. Avanguardie, non avventurieri, Masanielli e improvvisatori. Avanguardie che capiscono, in senso Gramsciano, che la Basilicata è in mano a un sistema egemonico in cui i gruppi dominanti gestiscono il potere grazie al consenso. Avanguardie, al plurale, quindi sistemi e approcci organizzativi e di pensiero diffusi, capaci di costruire consenso attorno a una nuova narrazione sociale, politica e culturale. Tutto questo non si fa con una campagna elettorale, si fa con una campagna controegemonica. La campagna elettorale è l’epilogo di un lungo cammino, non il percorso. E se necessario, ad ogni epilogo si ricomincia.

 
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