L’AQUILA – Si inaugura venerdì 3 maggio, al teatro Binario 7 di Monza, la mostra ‘Di nuova vivo’, con le opere di Adelio Maronati e Carlo Mangolini dell’Aquila, classe 1970.
Un dialogo tra due artisti distanti per formazione, vita e percorso artistico, ma vicinissimi nelle intenzioni.
“Il senso della memoria e il desiderio di stimolarla è ciò che li unisce. Le loro opere sembrano rispondere continuamente tra loro: da un lato l’apparente leggerezza di Adelio, che usa la carta, ma dandole la forza della pietra, dall’altra l’altrettanto apparente pesantezza di Carlo, che si occupa del ferro, ma con il sorriso d’ironia. Da un lato l’essenzialità delle forme di Adelio, dall’altro la magniloquenza di quelle di Carlo. Entrambi creano opere sconvolgenticapaci di sorprenderci, di rendere materiali diversi da loro stessi, di creare cortocircuiti visivi e intellettuali attraente e intelligente. Due modi diversi di fare poesia, ma la stessa intenzione poetica.”
E questo è un piccolo estratto dalla presentazione della mostra, curata da Simona Bartolena e Armando Fettolini.
Ne abbiamo parlato con Carlo Mangolini
“Lo stile di Mangolini, nato da un’esigenza personale e da una sincera vocazione per la comunicazione artistica, seppure già ben consolidato fin dai suoi primi lavori, si è definito negli anni ed è cresciuto. Nei suoi ultimi lavori – scrivono i curatori – Carlo ha ricercato una maggiore sintesi, fuggendo il rischio di ridondanza estetica che i suoi primi lavori, ricchissimi di elementi assemblati, potevano rischiare.
Approfondendo i valori di equilibrio e armonia che da sempre caratterizzano la sua ricerca, ha saputo sostenere quel processo di semplificazione e di ricerca dell’essenzialità che spesso contraddistingue la fase più matura di un artista”.
