Fino al 1956, infatti, l’associazione venerava un’antica immagine del 1831. Purtroppo, durante i festeggiamenti dell’agosto 1956, essa prese fuoco. Da allora l’immagine venne custodita dalle monache della casa di riposo Vittorio Emanuele II e l’associazione provvide alla realizzazione di un’altra, di splendida fattura, ad opera degli scultori d’arte sacra Ferdinando Perathoner (Ortisei). Nel 2018, l’allora parroco e padre spirituale, don Gaetano Lops, ha avviato i lavori di restauro dell’antica immagine per ridare valore ad un pezzo di storia dell’associazione e per restituire dignità ad un’immagine che ha accolto e raccolto più di un secolo di preghiere, lacrime e suppliche.
Lo scorso ottobre don Vincenzo Giannico, divenuto il nuovo parroco della parrocchia di Santa Maria delle Grazie, ha completato i lavori di restauro facendo realizzare anche un nuovo saio, rimasto senza in seguito all’incendio.
Ed è quindi di Manifattura Giovinazzo l’opera tessile che ricopre finalmente, dopo molti anni, l’immagine creata dal maestro ottocentesco Brudaglio. Un’opera importante per via delle tante ore di lavoro che hanno coinvolto l’artista sacro Saverio Amorisco, nel comporre prima il disegno e poi effettivamente i fili d’oro, ricamati con grande maestria. Dopo un’attenta ricostruzione, utilizzando le poche foto in bianco e nero disponibili, del disegno dell’abito perduto durante l’incendio, si è proceduto con l’accurata scelta delle sete utilizzate per l’abito e il manto della veneratissima effigie non solo di Capurso, ma di tutto il città metropolitana di Bari e nel capoluogo della Bat. Ancora una volta la ricerca storica e la creatività di Saverio Amorisco hanno fatto la differenza.