maggioranze variabili. La destra sale, il PPE e i socialisti cadono – .

maggioranze variabili. La destra sale, il PPE e i socialisti cadono – .
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Maggioranze variabili potrebbero essere la costante del prossimo Parlamento europeo. E spostare il pendolo in una direzione o nell’altra, in base ai singoli dossier in votazione, che si tratti del Green Deal, della competitività industriale o della difesa (le vecchie e nuove priorità, cioè, in cima all’agenda Ue). In breve, la grande coalizione tripartita “Ursula” composta da popolari del PPE (dove siede Forza Italia), socialisti e democratici del S&D (il gruppo PD) e liberal-centristi di Renew Europe (sotto la cui bandiera noi ritrovate Azione e Italia Viva), che si è rivelato più o meno monolitico nell’ultimo quinquennio tra Bruxelles e Strasburgo, potrebbe, all’indomani del voto dell’8-9 giugno, cedere il passo a una situazione dominata semmai da una maggiore fluidità nell’emiciclo che ha appena accolto la conclusione della nona legislatura. Qualche anticipazione di tendenza si è del resto già vista nell’ultimo anno e mezzo, quando alla Camera europea il grosso dei popolari, con l’appoggio di alcuni liberali del nord, si è alleato con i conservatori dell’ECR (il partito gruppo Ue di FdI) e i sovranisti di Id (dove siede la Lega) di rallentare su alcuni dossier del piano verde Ue, in nome di una linea più morbida, e lasciando spazio, in anticipo rispetto alla stagione elettorale, per i primi suggerimenti di “un’altra maggioranza possibile”.

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LE INFORMATIVE

I seggi, nella prossima legislatura, passeranno da 705 a 720 (all’Italia ne restano 76), ma guardando i numeri dei sondaggi che circolano a meno di 40 giorni dall’apertura delle urne, la “maggioranza Ursula” potrebbe reggere, a almeno sulla carta, con Ppe, S&D e Renew in leggero calo ma comunque accreditati insieme con oltre 400 seggi. Tutte le proiezioni concordano nel ritenere che non ci sia partita per i primi due gradini del podio: anche questa volta li occuperanno il PPE, dotato di circa 184 seggi (in aumento rispetto agli attuali 178) e il S&D, stabile a 139 (oggi sono 140). Una posizione di forza che consente ai popolari di rivendicare la presidenza della Commissione, almeno all’inizio dei negoziati (e a meno che non si concretizzi l’ipotesi Draghi), mentre ai socialisti di aspirare alla guida del Consiglio europeo o della stessa Eurocamera .

LE SFIDE APERTE

Dietro di loro, però, la partita è apertissima per il terzo posto, la posizione che ha permesso ai liberali a guida macroniana di tenere l’ago della bilancia. Da un lato c’è la grande ripresa della destra, che dovrebbe rafforzarsi ulteriormente grazie alle performance dei lepenisti in Francia e dell’AfD in Germania, lato ID, e di Fratelli d’Italia e degli spagnoli di Vox , per l’Ecr (qualcuno, come il polacco Mateusz Morawiecki, sogna di tentare una fusione tra i due gruppi, così da diventare il secondo più grande in sala). Dall’altro la stabilità dell’universo liberale. Tutto si potrebbe decidere per una manciata di seggi: i sondaggi mostrano Renew, Id ed Ecr ancora a un passo l’uno dall’altro, tra gli 87 e gli 82 eletti ciascuno; ben davanti ai Verdi, sesti (una cinquantina di seggi), che in alcuni casi avevano fatto da stampella all’attuale maggioranza. Ma valutare i futuri equilibri dell’UE con un occhio solo al Parlamento europeo racconta una storia incompleta. L’altra “Camera” del legislativo Ue è il Consiglio, l’organo rappresentativo dei governi dei 27. Dopo le sconfitte consecutive dei socialisti (che “reggono” grazie ai due infortunati Pedro Sánchez, in Spagna, e Olaf Scholz, in Germania), la mappa del potere tra i leader dell’UE pende a favore del centro-destra. Saranno le capitali, del resto, a indicare i membri della futura Commissione e a spartirsi i portafogli del prossimo esecutivo, “condannato” come sempre alla coesistenza di orientamenti politici diversi. E capire quale piega prenderà il prossimo ciclo politico dipende inevitabilmente anche dal futuro di Ursula von der Leyen, candidata a succedere a se stessa nonostante una serie di passi falsi e lo scarso entusiasmo dei suoi seguaci. Allo stesso tempo, questa sera lei sarà impegnato a Maastricht nel primo dibattito su scala continentale con gli altri contendenti al vertice della Commissione. Quelli che hanno già svelato le loro carte, ovviamente.

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Il Messaggero

 
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