Geolier oggi al Circo Massimo per il concerto del Primo Maggio – .

Polemica sul televoto di Sanremo come quello di quest’anno non si vedeva dal 2019 (Ultimo contro Mahmood), protagonista Geolier e la sua musica napoletana. La cosa un po’ divisiva Geolierper la precisione nella descrizione, perché il giovane rapper è tanto amato quanto poco supportato.

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Ventiquattro anni, napoletano di nascita e di matricola Emanuele Palumbo: è impossibile non sapere chi è IL 50 centesimi italiani, che ha fatto la sua grande apparizione (anche se già piuttosto noto nel suo ambiente) gareggiando al settantaquattresimo Festival lo scorso febbraio con il brano Io sono per me, tu sei per tefinendo secondo – non senza polemiche, in effetti – dietro Noia Di Angelina Mango.

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Da Napoli a Sanremocon Roma come prossima tappa: infatti sarà proprio così Geolier per aprire la fase più calda del Concerto il 1° maggio al Circo Massimo (nuova sede causa lavori per il Giubileo 2025 nella storica San Giovanni).

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Concertone dove il rapper incontrerà alcuni colleghi dell’ultima venuta sanremese BigMama (anche presentatore dell’inaugurazione), Mahmood, Dargen D’amico, Rose Villain, IL Negramaro EHI Santi francesima anche, tra gli altri, lo stesso Scorso di cui ha preso il posto di ‘favorito al televoto’, Achille Lauro, Anna Castiglia, Ariete, Coez & Frah Quintale, Colapesce Dimartino, Cosmo, Ditonellapiaga, Ermal Meta, Ex-Otago, La Municipal, La Representative di Lista, Leo Gassmann, Lila Simons E Malika Ayane. È ancora Morgan, Noemi, Olly, Piero Pelù, Piotta E Tananai.

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La competizione, se così si può chiamare, però non fa paura Geolier che con il suo curriculum sa difendersi con discrezione: due album in studio all’attivo, Emanuele E Il coraggio dei bambini (entrambi ripubblicati in due nuove edizioni), e un lungo elenco di collaborazioni con diversi artisti (come Guè, Lazza,Dark Polo Gang, Gigi D’Alessio, Giorgia, Marracash, Ghali E Rosa cattiva), che lo hanno reso uno dei numeri uno del panorama musicale italiano odierno.

“Non me ne frega proprio niente di essere il numero uno – dice il diretto interessato – Vorrei che a Napoli ci fossero dieci numeri uno, sarebbe uno spasso. Voglio che il rap napoletano racconti la storia di Napoli, capito? Non posso farlo da solo. Facciamo finta che il gioco del rap sia una battaglia: in questo momento Napoli è la città che, secondo me, ha le armi più potenti, quelle che sparano più lontano, con più precisione. Ma siamo pochi a poterli utilizzare. Se qualunque altra scena si presentasse contro di noi, anche con i temperini, sarebbero così tanto più numerosi che perderemmo la battaglia e la guerra”.

Un legame, quello con la sua Napoli, decisamente molto forte e intenso e sul quale il rapper punta molto (al punto che, nella bio del suo profilo sulla piattaforma Spotify, si descrive semplicemente come “napoletano”) : “Finalmente usciamo, stiamo arrivando – aveva dichiarato qualche tempo fa a GQ Italia – In questo momento al Napoli siamo fortissimi, ma siamo poveri di comparse, di esordienti. La nostra missione è creare un futuro per la scena napoletana. Hai bisogno di una struttura, di un’impalcatura dietro di essa. Adesso c’è lo status, ma bisogna prendere i talenti. Non è facile, soprattutto perché manca la spinta. Guarda Milano: ci sono i rapper, ci sono i produttori, ci sono i grafici, ci sono i videomaker. Qui a Napoli dobbiamo creare tutto. A Milano ci sono i pionieri. Ci saranno trenta o quaranta grandi rapper giganti, puoi contarli. Anche a Roma è così. A Napoli c’è chi fa numero, ma poi è solo. Chi fa i numeri a Napoli ne vorrebbe tre o quattro in più come lui, perché cosa te ne fai dei numeri se sei solo?”.

Insomma, idee chiarissime e un unico grande obiettivo, esportare lo spirito italiano e napoletano: “La musica italiana deve uscire e andare nel mondo. E non dovrebbe essere fatto con la matematica. Credo che Maradona, quando tirava da centrocampo, non sapesse di segnare. L’ha appena fatto”.

 
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