scattano i ricorsi – .

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La curiosità è che cinque anni fa nel Circoscrizione elettorale Nord-Est erano state presentate più liste: per veneto, Friuli Venezia Giulia, il trentino-alto adige E Emilia Romagna erano 20. Questa volta sono 17. E i respinti erano meno di oggi: nel 2019 furono respinti solo tre gruppi, questa volta addirittura 6. Ed è il dato più singolare: per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno più di un terzo delle liste presentate nel Nordest non sono state ammesse. Mancanza di firme (in un caso ne sono state presentate 7mila contro una soglia minima di 15mila), irregolarità varie, mancanze non sanabili. Ed è così che l’ufficio elettorale circoscrizionale della Corte d’Appello di Venezia ha respinto sei liste su 17. Ora bisognerà attendere eventuali ricorsi (ne è già stato presentato uno) e poi la sentenza della Corte di Cassazione (presumibilmente tra domenica e lunedì), ma il dato è in controtendenza rispetto al passato. Contando anche le liste attualmente respinte, sono 226 i candidati in corsa per Bruxelles. La prossima settimana il sorteggio per la stampa delle schede.

CHI SONO

Le liste ammesse per ora sono quindi undici: Premier League Salvini (con in testa la lista composta dai uscenti Paolo Borchia, Elena Lizzi, Alessandra Basso e Rosanna Conte, più il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint, poi va in ordine alfabetico e così anche quella generale Roberto Vannacci è penultimo). COSÌ Fratelli d’Italia con il presidente del Consiglio in cima alla lista e al secondo posto – come da indicazioni nazionali – l’uscente Sergio Berlato, poi in ordine alfabetico con tutte le anteprime confermate, da Alessandro Ciriani a Elena Donazzan a Daniele Polato.

Curiosità: nella lista FdI ci sono tre “detti”: Giorgia Meloni detta Giorgia, Stefano Cavedagna detto Cavedania, Piergiacomo Sibiano detto Piga.

ForzaItalia vede in testa alla lista Antonio Tajani seguito dalla sottosegretaria friulana Sandra Savino, dal segretario veneto Flavio Tosi, dall’uscente (ex leghista) Matteo Gazzini. Abbinato alla lista Forza Italia c’è il Svp con Herbert Dorfman che ha riservato il posto in virtù della tutela delle minoranze: il secondo posto, se disponibile, sarà occupato da FI. Nessun ordine alfabetico per la lista del Pdcapolista Stefano Bonaccini, poi gli altri in ordine sparso: Zan prima di Moretti, Pedretti prima di Gualmini. Solo la zeta di Andrea Zanoni è andata in fondo.

Matteo Renzi con gli Stati Uniti d’Europa è candidato ovunque tranne che nel Nordest; qui il leader è lo scozzese Graham Robert Watson, cittadino italiano dopo il matrimonio con una fiorentina. Tra i veneziani Davide Bendinelli, l’imprenditrice veneta Gabriella Chiellino, il socialista Luigi Giordani.

Carlo Calenda, invece, torna in testa alla classifica in Veneto (nel 2019 era indipendente dal Pd) con i suoi Azione. Con lui il coordinatore veneto Carlo Pasqualetto e l’ex commissario socialista Riccardo Mortandello.

Peace Earth Dignity, altrimenti noto come La lista di Santoroschiera come leader Raniero Luigi La Valle, mentre l’ M5 ripropone la uscente Sabrina Pignedoli e Alleanza Verdi Sinistra punta sulla consigliera regionale vicentina Cristina Guarda. Lì ha superato l’esame della Corte d’Appello Lista libertà di Cateno De Lucache riunisce diverse persone del dissenso: tra i candidati veneti Vito Comencini e Sara Cunial.

LE LISTE RIFIUTATE

Le liste scartate sono: Partito Animalista, Democrazia Popolare Sovrana, Italia dei Diritti De Pierro, Forza Nuova, Unione Cattolica Italiana, Alternativa Popolare. Quest’ultimo è già un caso: è stato respinto in quattro collegi elettorali su cinque, compreso il Nord Est, mentre è stato ammesso solo al Sud. «Abbiamo presentato subito ricorso, siamo particolarmente stupiti di come in Italia possano esserci così tanti pesi e misure. La Corte d’Appello di Napoli ha ammesso le nostre liste, la nota del Viminale del 29 aprile chiarisce che il Partito popolare europeo che rappresentiamo oggi in Italia non può non essere inserito nelle liste italiane”, ha affermato Stefano Bandecchi, coordinatore nazionale di Popolare Alternativa. Ancora ottimisti: «Nella peggiore delle ipotesi ci concentreremo sul Sud, arriveremo lo stesso al 4%».

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Il Gazzettino

 
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