Una delle opere più conosciute di William Shakespeare che diventa racconto a più voci nell’elaborazione drammaturgica di Stefania Marrone per Bottega degli apocrifi. Si conclude sabato 4 maggio alle 21 la Stagione ‘Bagliori’ del Teatro Radar di Monopoli con Il mercante di Venezia. Il teatro dopo la peste.
Cosimo Severo dirige Salvatore Marci in una storia d’amore e di debiti per attori e musicisti. Una storia che si dipana tra parole e note, grazie alle percussioni di Andrea Stuppiello, al violino di Fabio Trimigno, alla voce di Giovanni Salvemini e all’ukulele.
“Si dice che la compagnia abbia subito pressioni, che a Shakespeare sia stato chiesto di scrivere un’opera antisemita, per sostenere la campagna antiebraica che stava investendo Londra in quel momento; il risultato è un lavoro che mette a confronto due mondi diversi, dimostrando che sono uno specchio dell’altro, che l’odio non ha bisogno di una buona ragione e che, nel migliore dei casi, genera mostri”.
Lo spettacolo chiude la stagione teatrale curata da Teresa Ludovico per Teatri di Bari per lo storico contenitore culturale di Monopoli, con 11 appuntamenti serali e sei per famiglie con grandi interpreti e registi come Nino Frassica, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Emilio Solfrizzi, Carlotta Natoli, Emma Dante e Mariangela Gualtieri.
La Stagione Bagliori del Teatro Radar è organizzata con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Puglia e del Comune di Monopoli.
Botteghino
IL Il prezzo del biglietto è di 28 euro per la platea e 25 euro per la galleria, disponibile al botteghino del Teatro Radar (via Magenta, 71, Monopoli) e sul circuito Vivaticket.com. Per informazioni è possibile chiamare la biglietteria Radar (via Magenta, 71, Monopoli) al numero 335 756 47 88. Il programma completo è disponibile sul sito www.teatridibari.it.
SCHEDA ARTISTICA
Bottega degli Apocrifi
IL MERCANTE DI VENEZIA. IL TEATRO DOPO LA PESTE
liberamente tratto da William Shakespeare
elaborazione drammaturgica Stefania Marrone
diretto da Cosimo Severo
musicaFabio Trimigno
con Salvatore Marci e con Michela Celozzi (violoncello), Andrea Stuppiello (percussioni), Fabio Trimigno (violino) e la partecipazione di Giovanni Salvemini (voce e ukulele)
scenografie e lighting design Luca Pompilio, Cosimo Severo
spazio sonoro Amedeo Grasso
Una commedia che diventa una storia a più voci. Una storia d’amore e di debiti tra un attore e dei musicisti.
Due amici, una donna, un voto solenne, un prestito in denaro, una libbra di carne umana richiesta come sanzione, un accenno di odio verso lo straniero che ha cultura, abitudini e religione diverse. Ci sono tutti gli ingredienti perché finisca in tragedia, perché ci siano spargimenti di sangue legittimi e morti non accidentali. Ma questa è una commedia.
The Lord Chamberlain’s Men – compagnia fondata subito dopo la peste da un grande attore, figlio di un impresario teatrale, da un brillante e famoso comico e da uno scrittore che avrebbe attraversato i secoli e i continenti con il soprannome di Bard e il nome Shakespeare – il Lord Gli Uomini di Chamberlain, dicevamo, hanno voglia di comicità.
C’è il rischio di ridere in questa storia. Dopotutto, Shakespeare l’ha scritto! E, come spesso accade nelle sue opere, la risata si realizza come una liberazione, come un’inaspettata risalita dopo aver toccato il fondo dell’animo umano.
Si dice che la compagnia abbia subito pressioni, che a Shakespeare sia stato chiesto di scrivere un’opera antisemita, per sostenere la campagna antiebraica che stava investendo Londra in quel momento; il risultato è un lavoro che mette a confronto due mondi diversi, dimostrando che sono uno specchio dell’altro, che l’odio non ha bisogno di una buona ragione e che, nel migliore dei casi, genera mostri.
