Torino, Bari, Catania: così funziona la tangentopoli degli enti locali

I dati – pur ricostruiti con fonti aperte da La Stampa – sono amare. Rievocano anni bui che sembravano cancellati dal tempo e vanno ben oltre i due casi più noti di Bari e Torino. Da Messina a Pozzuoli, da Avellino a Palermo, da Catania a Cagliari fino a Manfredonia e Reggio Calabria nei primi 100 giorni del 2024 sono 54 amministratori, politici e funzionari comunali e regionali coinvolti in indagini per malversazioni nella pubblica amministrazione: corruzione, disagi d’asta, voto di scambio politico mafioso, reati elettorali. Decine di imprenditori o manager (47) a capo di joint venture o di società private sono finiti nei guai.

E così a Bari, indagando sulle elezioni regionali (che coinvolgono l’ex consigliera emiliana Anita Maurodinoia e il marito Sandro Cataldo), ma anche le elezioni amministrative a Grumo Appula del 20 e 21 settembre 2020 e del 3 e 4 ottobre 2021 a Triggiano (sindaco e vicesindaco indagati), i pm hanno ipotizzato un’associazione per delinquere che prometteva posti di lavoro in cambio di voti. Il tenore della trattativa è questo: «La signora è venuta di nuovo e ha detto: io faccio votare tutti gli amici di mio figlio, faccio venire mio figlio per il rappresentante di lista, ma voglio la bombola del gas».

Il Ras delle piastrelle
A Torino, Francesco Anello chiamerà il leader del Pd Salvatore Gallo, ritenuto membro della Ras (e sul punto indagato per corruzione elettorale) per «catturare il suo interesse affinché possa essere operato rapidamente». Perché – dirà Anello intercettato – “Non mi danno nessuna clausola a questo bastardo del Cottolengo”. Gallo lavorerà duro ma farà chiarezza subito. “Questo ti costerà 50 voti e non scherzo perché questa volta devo vincere e puoi telefonare anche se sei sulla sedia a rotelle”.

Ad Avellino, due settimane fa, è stato arrestato il sindaco dimissionario Gianluca Festa. È accusato di presunte “sollecitazioni illecite” nei confronti di imprenditori, legati da rapporti contrattuali con il Comune, a sponsorizzare iniziative organizzate da privati ​​in città, come Eurochocolate: in questo modo ci sarebbero state “ricadute positive sull’immagine del sindaco nel periodo immediatamente precedente alle consultazioni elettorali”. Elezioni alle quali Festa (espulso dal Pd nel 2021) si preparava a ricandidarsi, con una lista civica di ispirazione centrodestra. La presunta corruzione riguarderebbe anche una sponsorizzazione, ottenuta in cambio di “favori” a favore del titolare di un punto vendita di una nota catena di ristoranti, anch’egli indagato. Nel radar della Procura è finita anche la deputata di Festa, Laura Nargi, che avrebbe dovuto governare pro tempore il Comune.

Appalti con trucco

E poi c’è Pozzuoli che parla di un’indagine per presunto traffico di influenze. “La corsa è tutta inutile, perché quando decide chi deve vincere, lo fa”, ha detto Antonio Carrabba, dipendente del gruppo imprenditoriale “Musella” in una conversazione del 20 ottobre 2021, alludendo a un politico chiamato “Kojak”. Secondo gli inquirenti si riferiva all’allora sindaco del paese, il Pd, Vincenzo Figliolia, finito nelle indagini sui presunti tentativi di pilotare la gara per la riqualificazione del Rione Terra e la sua trasformazione in un “albergo diffuso” con strutture ricettive e commerciali. Coinvolti nella stessa indagine anche Nicola Oddati, membro della Direzione nazionale del Pd all’epoca dei fatti, e Seby Romeo, ex segretario provinciale dei Dem a Reggio Calabria.

C’è ancora Trapani dove il deputato regionale del Pd (ed ex consigliere comunale) Dario Safina avrebbe pilotato, ai tempi del suo incarico in giunta, un bando di “projectfinancing” per la manutenzione dell’illuminazione pubblica, informando un imprenditore di Messina in anticipo rispetto ai tempi di pubblicazione, ai contenuti e all’importo base della gara, consentendo così alla società di ottenere l’aggiudicazione della gara presentando un’offerta migliore rispetto a quelle dei concorrenti. In cambio – sempre per i pm – “regali” che, secondo i pm, sarebbero stati richiesti da Safina per “raggiungere il vantaggio personale di aumentare così la propria visibilità e quindi il proprio consenso personale nel corpo elettorale, aumentando di conseguenza il proprio risalto politico”. ”.

Infine, due inchieste a Catania e una a Palermo. Nella prima è finito nei guai il vicepresidente del parlamento regionale siciliano Luca Sammartino. Oggi leghista, ma con un passato nell’Udc, nel Pd e nell’Italia dei Valori, è accusato – durante la sua militanza nei Dem – di aver favorito il titolare di una farmacia a Tremestieri Etneo. COME? Si sarebbe adoperato per impedire l’apertura di un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto il sostegno elettorale per la candidata alle europee che aveva sostenuto nel 2020 per il Pd, Caterina Chinnici (totalmente estranea all’inchiesta). L’altro a Paternò dove sono finiti sotto i riflettori della procura il sindaco, Antonino Naso, eletto con le liste civiche nel giugno 2022, un ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino, e un consigliere dell’attuale giunta, Salvatore Comis. nell’inchiesta «Athena» dei Carabinieri. A Palermo, il 9 aprile Mimmo Russo, nome forte del centrodestra palermitano, Ras delle cooperative sociali, membro (e dopo l’arresto espulso) di FdI, con una parentesi di centrosinistra nella maggioranza dell’ex sindaco Leoluca Orlando, finì nei guai. L’accusa è grave: «Essere stato costantemente a disposizione di Cosa Nostra». Alcuni collaboratori di giustizia, confortati da intercettazioni telefoniche, affermano che dal 2007 ha stretto “alleanze elettorali con i massimi mafiosi”. E durante l’ultima, sfortunata, campagna elettorale del 2022 (non è stato eletto) avrebbe offerto posti di lavoro, somme di denaro, cibo e buoni benzina in cambio di voti.

Verdini e gli altri

Sullo sfondo le inchieste su nomi altisonanti: da quella che ha coinvolto Denis Verdini e suo figlio coinvolti in un’inchiesta della Procura di Roma sulla rete delle consulenze e sulla ricchissima torta di appalti pubblici indetta dall’Anas, a quella nell’ex presidente della Regione Sardegna Christian Solinas (indagato per corruzione insieme ad un imprenditore e all’ex consigliere regionale Nanni Lancioni.

E nonostante vada ricordato che tutte queste inchieste sono in fase di garanzia, un allarme viene lanciato da Libera, associazione fondata da Luigi Ciotti: «Dopo gli anni di “mani pulite”, la corruzione in Italia continua a manifestarsi in forme sistemiche , con meccanismi dinamici diffusivi e autoregolamentati: una vera “patologia nazionale”, che alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. Dato l’aggravarsi di queste gravi criticità, assistiamo ad un progressivo allentamento dei freni inibitori”. Più precisamente: «Ci prepariamo ad abrogare l’abuso d’ufficio e ad indebolire il traffico di influenze illecite, misure volute dal Guardasigilli Nordio; si indeboliscono i controlli dell’Anac e della Corte dei Conti; gli appalti sono “liberalizzati”, aggiudicati nella quasi totalità dei casi senza gara né gara grazie al “Codice Salvini”.

 
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