Un’opera da 2,8 miliardi di euro di investimenti, in parte arrivati grazie al Pnrr, con più di 45 chilometri di cantieri dalla provincia di Brescia alle porte di Verona, più di 600 persone al lavoro ogni giorno, oltre 6mila operai impiegati durante tutto il periodo di esecuzione e più di 800 aziende coinvolte. È la TAV Brescia-Verona, la cui messa in esercizio è prevista entro il 2026.
Alessandro Gatta, per la rubrica di approfondimento Fascicolo Di BresciaOggi, ha compiuto un viaggio all’interno dei cantieri che vivranno momenti decisivi nel 2024. Sono molte, infatti, le opere che vedranno la luce nei prossimi mesi. Il più importante è sicuramente il tunnel naturale tra Lonato e Desenzano, il cui scavo si è recentemente concluso grazie ai lavori della fresatrice ribattezzata Martina, una “talpa” di fabbricazione cinese lunga 150 metri, con un diametro di 10 metri e un peso di 1.750 tonnellate.
E oltre a questo tunnel, è in costruzione anche un’altra opera che lascerà il segno nel territorio bresciano: il viadotto sul fiume Chiese, a Calcinato. Un viadotto più lungo di oltre 50 metri rispetto a quello sul Mincio a Peschiera del Garda
Ma la realizzazione della linea ad alta velocità tra Brescia e Verona non è stata priva di problemi. Alessandro Gatta, nel suo approfondimento, ricorda anche gli imprevisti, come gli inghiottitoi a San Cipriano, tra Lonato e Desenzano, i ritardi, i contratti complicati e le interferenze con le falde acquifere. «Realizzare una grande infrastruttura – ha commentato Franco Lombardi, presidente di Cepav Due, il consorzio incaricato della realizzazione della TAV – è un’attività complessa non solo per l’aspetto ingegneristico e costruttivo, ma anche per la forte esigenza di coordinamento con tutti i soggetti interessati e le imprese che interferiscono e interferiscono tra loro”.
