«Non mi sorprende, fanno parte dello stile con cui è cresciuto Marco Manfrinati» – ilBustese.it – .

«Non mi sorprende, fanno parte dello stile con cui è cresciuto Marco Manfrinati» – ilBustese.it – .
«Non mi sorprende, fanno parte dello stile con cui è cresciuto Marco Manfrinati» – ilBustese.it – .

Le parole pronunciate questa mattina dal padre di Marco Manfrinati e da noi riportate (leggi qui), hanno toccato profondamente Marta Criscuolo, moglie di Fabio Limido e madre di Lavinia Limido, le due vittime della tragedia avvenuta lunedì in via Menotti a Varese.

Un marito che non c’è più, ucciso dalle coltellate di Manfrinati e una figlia che «fa miracoli, perché l’assassino ha sferrato due colpi: uno al volto per sfigurarla e uno alla carotide per ucciderla. È una donna molto forte che ha avuto coraggio”.

Si è ritrovata oggi, su “La vita in diretta”, ad ascoltare le parole pronunciate dal padre di Marco, Giulio Manfrinati e alle quali non ha esitato nemmeno un secondo a rispondere: «non sono sorpreso. Nel 2020 Manfrinati – Marco – ha dato due pugni a mio marito. Ho chiamato la madre dicendole “forse c’è qualche problema in questa famiglia” e lei ha detto “ma no, mio ​​figlio ha un carattere rigido”, specifico che la madre è psichiatra. Mi stai chiedendo se sono sorpreso dalle storielle che racconta l’uomo? No, fanno parte dello stile in cui è cresciuto Marco Manfrinati».

E ancora: «Qualche anno fa – ha dichiarato la donna davanti alle telecamere della Rai – hanno una casa in Trentino, sotto il condominio in cui si trovava l’appartamento di loro proprietà, ha visto delle macchine parcheggiate male, è andata a sfasciare tutte le dai finestrini dell’auto, lui è scappato, la madre lo ha nascosto finché i Carabinieri non lo hanno catturato e, credo, è stato aperto un procedimento penale”.

«Non è tutto – ha continuato testualmente Marta Criscuolo in diretta televisiva – una volta, all’uscita dell’autostrada di Varese, era presente mia figlia, un signore con un Suv accanto alla macchina, gettò a terra il mozzicone di sigaretta. Lui è sceso e gli ha detto “scendi un po’, siamo in Italia, non in Svizzera”, la targa dell’auto era svizzera, e ha cominciato a prenderlo a pugni. Quando mia figlia è scappata, ha dichiarato a mia figlia che era tornato a casa e aveva massacrato sua madre. Quindi non c’erano segni in questa famiglia, giusto?».

Le parole del difensore di Manfrinati, questa mattina davanti al tribunale di Varese (leggi qui), sono state invece commentate dalla criminologa Roberta Bruzzone, presente in studio: «L’obiettivo era ucciderla. La versione che dà, cioè che sia stato costretto a picchiare il suocero per sfuggire all’aggressione dopo che Limido era evidentemente intervenuto in seguito allo scempio che aveva commesso sulla figlia di lei, vedendola ormai praticamente senza vita? È chiaro che in un simile contesto non può essere invocata la legittima difesa”.

La madre, addolorata ma composta, ha poi concluso ricordando il gesto fatto dal padre di Lavinia e la promessa che gli ha fatto: «Mio marito ed io avevamo fatto progetti meravigliosi per le nostre figlie, gli ho giurato quando l’ho visto morto che avrei continuato a proteggerle e a coltivare l’amore in questa famiglia. Mio marito ha conquistato il paradiso difendendo mia figlia con la vita”.

 
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