«Molti commenti positivi. Ma troppe esperienze come la mia” – ilBustese.it – .

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«Molti commenti positivi. Ma troppe esperienze come la mia” – ilBustese.it – .

Miriam Colomboil giorno dopo aver indossato il ruolo del ILena, è soddisfatta. Forse un pochino’ sconcertato. Non per qualche ripensamento sul messaggio, che era duro, lanciato nel nota trasmissione di Italia 1 (Vedere qui) sugli argomenti di malattie invisibili e di fibrosi cistica, la patologia che la affligge. Ma per il numero e il contenuto delle reazioni che il suo intervento ha provocato.

Studente di medicina a Genova, residente in Liguria con radici a Busto Arsizio, Miriam conferma, parola per parola, le argomentazioni del suo monologo e trae un primissimo bilancio personale. «Positivo – sottolinea tra una telefonata e l’altra – perché lei sìSono stato trattato con grande attenzione, mi hanno addirittura assegnato uno spogliatoio con il mio nome sulla porta, come una stella. Soprattutto sono numerosi i messaggi di apprezzamento. Anche di Busto, ovviamente. Dai miei nonni, da sempre il mio fan club personale, dai genitori e parenti, dagli amici. Non posso dimenticare il Moto Club Bustese. Si presentano anche molte persone che semplicemente hanno visto, ascoltato, capito”.

Come sempre in questi casi, del resto, c’è qualcosa in agguato però. «È dovuto a storie che emergonoesperienze di malati affetti da patologie invisibili, malattie che non saltano subito all’occhio. Come succede a me, rischiano di vedere sminuire o trattare superficialmente la loro sofferenza. Oppure le loro difficoltà non vengono riconosciute. Troppi commenti descrivono le stesse cose”. Una condizione diffusa perché, sottolinea Miriam, «…È facile che una malattia passi inosservata. Anche quelli che hanno un polmone a metà servizio continua a respirare e va in giro. Anche il cardiopatia. Anche quelli che subiscono chemioterapia ma si veste bene, si trucca e porta la parrucca. Quando si verifica una condizione come questa, si lotta con i sintomi della malattia e con gli altri. Non conto le volte in cui mi sono sentito dire: stai bene, non sembra nemmeno che tu sia stato ricoverato in ospedale. Ma Ho trascorso i mesi in ospedale. Eccomi qui.”

Ancora: «Mi è capitato di ricevere risposte certe alla mia richiesta di papàdidattica a distanza… mi servirebbe in caso di ricoveri o problemi che mi costringono a restare a casa… Mi hanno anche detto che utilizzando 104 (la legge che contiene misure per l’assistenza, l’integrazione e i diritti delle persone con disabilità, ndr). Non mi possono essere concessi ulteriori privilegi. Privilegi. Per fortuna sono capace anche di arrabbiarmi, di tirare fuori la grinta e reagire».

Un ulteriore messaggio, un desiderio? «Ne scelgo uno tra tanti, uno importante: che sempre più persone riescano a farlo considerare i malati cercando di empatizzare, per entrare in empatia. Distaccandosi, per quanto possibile, da ciò che vedi.” Come è noto, l’essenziale a volte è invisibile agli occhi.

 
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