Nessuna partecipazione al Ravenna Festival sponsorizzato dall’Eni, proprietaria delle torri Hamon (nella foto) nell’area ex Sarom alle porte di Ravenna – rese famose anche nel film ‘Deserto Rosso’ di Michelangelo Antonioni – ma demolite nelle ultime settimane nonostante molti proteste dei cittadini e da decenni uno dei simboli della città. Lo chiedono con una nota congiunta diverse associazioni: circolo ‘Chico’ Mendes di Bologna, Rete Nazionale Lavoro Sicuro, Coordinamento ravennate ‘Per il Clima, Fuori dal Fossile’, Italia Nostra sezione di Ravenna, Potere al Popolo Ravenna , Ravenna in Comune, Collettivo La Comune – che ha sottolineato come “più volte il Maestro Muti ha fatto sentire la sua voce su temi culturali importanti per il nostro Paese, ricevendo applausi e riconoscimenti”.
Tuttavia, sostengono le associazioni, “quando non sono le parole ad essere censurate, ma straordinari manufatti del patrimonio industriale ravennate del Novecento che sono stati uno dei simboli identitari della modernità; quando, con un blitz di Pasqua, senza che sia stata presentata una sola perizia, utilizzando come documento di gabinetto il Piano Urbanistico Carlino a lungo partecipato dai cittadini, votato dal consiglio comunale e firmato dal sindaco Miche del Pascale, anche il maestro si adegua al silenzio ”.
Dunque, continuano le associazioni, “nemmeno una parola da parte di Cristina Mazzavillani Muti” nonostante “in passato si fosse espressa chiaramente a favore della tutela”.
Alla luce di ciò, “stanchi di allestimenti effimeri, invitiamo tutti i cittadini che hanno a cuore il patrimonio culturale materiale a dare un segnale forte e a disdegnare la partecipazione alla nuova edizione del Ravenna Festival, sostenuto come sempre dai fondi Eni”.
