Novara, la storia della Croce Rossa rivive in un museo – .

Una villa a tre piani con una dozzina di stanze traboccanti di cimeli della Croce Rossa. È un vero e proprio museo quello inaugurato l’altra sera dai Cri di Novara in via Santorre di Santarosa 16, A 200 metri dalla Questura. Sono migliaia i pezzi esposti, tra cui le ricostruzioni di un’infermeria, di una corsia a quattro letti come poteva apparire tra le due guerre mondiali e di un ospedale da campo.

La Villa, due appartamenti più mansarda, è un lascito al comitato CRI nel 2008. Il primo piano, dove abitava la benefattrice Luciana De Petris, era stato utilizzato come sede del comitato provinciale fino al 2016, anno in cui tali strutture territoriali furono soppresse. Al secondo piano fino a un anno fa c’era un inquilino. Una volta liberato l’intero edificio, nacque l’idea di trasformarlo, anche se in parte, in un museo Il presidente Paolo Pellizzari per ora preferisce parlare di mostra permanente perché non ha ancora tutte le caratteristiche – come l’accessibilità per i disabili – per essere un vero museo.

L’architetto della mostra

L’ideatore della mostra è Marco Joly, 56 anni, di Cigliano (Vercelli), dipendente del Cri di Cavaglià (Biella) e volontario al comitato di Novara ma soprattutto collezionista di materiale relativo alla Croce Rossa da 25 annidai pezzi storici come strumenti sanitari e dispositivi medici alle pubblicazioni, dalle stampe ai modellini di veicoli.

«Li raccolgo ovunque – racconta – scrutando i mercati e internetma anche da donazioni dei comitati Cri e privato, anche da un ospedale abbandonato. Alcuni provengono da Francia, Germania, Belgio, Stati Uniti. Prima conservavo tutto in due stanze piuttosto affollate a Cavaglià. Ne ho utilizzato una piccola parte per alcune mostre storiche, ma quando è emersa la disponibilità di questa villa ha preso forma l’idea di una mostra permanente”. Joly ci lavora senza sosta da ottobre per trasferire, organizzare e allestire il materiale: «Non c’è ancora il censimento dei pezzi, bisognerà farlo».

Il benvenuto con un ritratto simbolico

All’ingresso il visitatore viene accolto da un ritratto di Henry Dunant, il filantropo ginevrino fondatore della Croce Rossa. Nella prima, vasta sala, sono ricostruiti un’infermeria e un ospedale di un secolo fa. Si passa poi alla sala della farmacia e poi alla sala Novara, dove spiccano i documenti storici del comitato, tra cui resoconti come quello di 100 chili di biscotti di pane acquistati da Mario Pavesi nel 1945 per sfamare la popolazione stremata dalla guerra. C’è anche una bandiera ucraina, donata ai volontari che due anni fa portarono il convoglio di primi aiuti. Al primo piano troviamo la sala della biblioteca, ricca di pubblicazioni sulla Croce Rossa, medaglie, stampe, cartoline, e la sala dell’edicola, con decine di copertine illustrate originali della Domenica del Corriere e di altri periodici e con francobolli provenienti da tutto il mondo. mondo dedicato alla Croce Rossa. C’è una stanza chiamata «Marco Joly» con gadget e manifesti e uno con uniformi militari e civili. Al secondo piano, infine, si trova il sottotetto delle barelle e dei bauli, con altri strumenti medici, barelle storiche, casse, la ricostruzione di un ospedale da campo e un deposito di rifornimenti. «L’inaugurazione, nella Giornata mondiale della Croce Rossa – spiega Pellizzari – e il primo mese sono riservati ai nostri 660 volontari. Poi penseremo a come aprire al pubblico. Lo faremo visita guidata rivolto soprattutto alle scolaresche, ma troveremo il modo di accogliere tutti gli interessati”.

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