Il fumetto è diventato centrale alla Fiera del Libro di Torino – .

Pubblico allo stand Bao Editore al Salone del Libro di Torino 2024

Immagina di essere un editore di fumetti nei primi anni 2000. Immaginate di partecipare ad un evento letterario in cui il vostro stand è relegato nel punto più lontano di tutti, accanto a un rivenditore di strumenti musicali o, peggio ancora, all’aperto, al sole, sotto una tenda che funziona più come sauna che come punto d’incontro. . incontro con i lettori. Avreste mai immaginato, in quel momento in cui osservate un potenziale cliente fermarsi davanti al vostro stand e preferire una chiacchierata con l’accordatore, un futuro in cui un fumetto sia uno dei libri più venduti di quello stesso evento?

Eppure al Fiera Internazionale del Libro di Torino 2024 è successo. La trentacinquesima edizione della manifestazione, nel primo anno di gestione dell’ Annalena Benini, ha confermato l’ascesa del fumetto come componente importante della manifestazione, che quest’anno ha attirato 222.000 visitatori. Ma il fatto che la nuova graphic novel di Zero calcare, Quando muori, rimane con mepresentato al pubblico per la prima volta a pochi giorni dalla sua uscita, è stato uno dei libri più venduti in assoluto al Salone, forse non è più così sorprendente come lo sarebbe stato cinque anni fa.

E proprio questo è uno dei segnali del cambiamento una normalizzazione duramente conquistata che ha come obiettivo ultimo l’ingresso nel flusso di tutto ciò che i lettori consumano, esaltando le differenze di linguaggio ma senza soffrire di subalternità. La presenza del fumetto al Salone sta diventando più di una semplice medaglia da appuntare al petto per mettere in mostra la biodiversità editoriale o per attrarre lettori di manga. I fumetti hanno trovato un posto istituzionale alla Fiera del Libro.

«Siamo felici e orgogliosi di dare sempre più spazio al fumetto all’interno della Fiera, e del grande riscontro di pubblico all’offerta proposta da noi e dagli editori» dichiara Annalena Benini a I fumettisottolineando l’importanza data dalla manifestazione al fumetto che, aggiunge, «è un linguaggio capace di informare, divertire e anche emozionare».

Il risultato è il frutto di sforzi che affondano le radici negli anni 2000, con il primo vero e forte rapporto instaurato tra la manifestazione e topolino. Come ricorda I fumetti Valentina De Polidirettore del settimanale dal 2007 al 2018, «sono state realizzate le prime iniziative e i primi laboratori di fumetto topolinosenza nemmeno avere il cavalletto: il rilascio dell’ La vera storia del Novecentole celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, anche un’edizione del Serata cartacea realizzato dai ragazzi che sono andati a intervistare gli ospiti del Salon e stampato lo stesso giorno”.

Dall’impegno per queste iniziative laterali volute da De Poli, primo ad aver colto le potenzialità nella triangolazione Salone-bambini-fumetto, si è passati a una lenta ma progressiva integrazione. A fare da grimaldello furono i successi sempre più flagranti di Zerocalcare e Sio, che De Poli ricorda come «i due autori capaci di generare linee lunghissime che aprirono gli occhi al Salone sul fatto che la popolarità del fumetto non era un caso isolato ma un fenomeno sistemico» .

Lo stand delle Edizioni BD alla Fiera del Libro di Torino 2024

Naturalmente, la percezione pubblica non è cambiata dall’oggi al domani, ma gradualmente. Michele Foschini, cofondatore e direttore editoriale di Bao Publishing, racconta che, quando Bao era responsabile delle testate libreria della Sergio Bonelli Editore, «vedemmo due signore che indicavano l’edizione in volume di Mater Morbi esclamando “Dylan Dog! Dylan Cane!”. Poi l’hanno aperto e hanno detto “Ah, ma è un fumetto”. Era inconcepibile pensare ad altro che all’oggetto libro. Quell’atteggiamento ora è scomparso”.

Adesso, al Salone, i fumetti intercettano un pubblico diverso, curioso, che, conferma Luca Baldazzi, ufficio stampa di Coconino Press, «ti fa domande sui contenuti del fumetto, più che sullo stile, o ti chiede “una storia di sport” , “un fumetto arabo”. È un pubblico stimolante, che parla un linguaggio diverso da quello dell’intenditore di fumetti. E rappresenta altre porte da cui entrare”.

«La biografia a fumetti di Audrey Hepburn ha venduto bene qui» commenta Giovanni Ferrario di Renoir Comics. «I graphic novel biografici attirano un vasto pubblico. A Lucca probabilmente non sarebbe andata altrettanto bene.»

Se una volta, come racconta a I fumetti Marco Schiavone, direttore di Edizioni BD e J-Pop Manga, il fumetto vissuto anche fisicamente come ghetto, ora al Salone gli spazi sono promiscui, e i fumetti si mescolano alle altre attività con sana nonchalance. Gli stand delle case editrici di fumetti si alternano a quelli degli editori generalisti e, allo stesso modo, ad eccezione della Comics Room (dedicata agli incontri fumettocentrici), nell’area dedicata alle presentazioni l’agenda della giornata ha alternato gli argomenti più disparati.

Fiera del libro
Lo stand di Star Comics alla Fiera del Libro di Torino 2024

Meglio ancora: i più grandi stand degli editori di fumetti (J-Pop Manga, Panini Comics, Star Comics) erano posizionati all’ingresso (o poco oltre) della Mostra, pronti ad accogliere i visitatori insieme ad altri colleghi, tra cui saldaturaPress, Sergio Bonelli Ediotre , Gigaciao e Renoir Comics, che quest’anno ritorna dopo tanti anni di assenza. «Quando siamo arrivati, tanti anni fa, è stato faticoso» spiega I fumetti Ferrario. «Le case editrici di fumetti erano poche e furono trattate male, messe in un padiglione esterno, in una tensostruttura, ghettizzate, così abbiamo smesso di andarci.»

«C’è stato un anno in cui il nostro stand era dietro una grande esposizione di tamburi musicali. Solo che quelli che arrivarono alle batterie pensarono che non ci fossero altri editori e non vennero da noi” ricorda invece Foschini.

Da un lato, la presenza degli editori di fumetti è sempre più massiccia, con novità (come Gigaciao, che ha debuttato al Salone ed è stato accolto con entusiasmo dai più giovani), nuove anteprime (o giù di lì) e investimenti più importanti, in termini di ospiti e allestimenti. Gli stand stessi hanno permesso al fumetto di risaltare e distinguersi.

Tranne L’ippocampo – sempre abile nella scelta degli allestimenti coreografici (quest’anno aveva la forma di una stazione ferroviaria, con tanto di locomotiva) – e Aboca Edizioni, che continua la tradizione del “bosco degli scrittori”, una piccola nell’isola, gli altri vari editori non hanno particolarmente curato gli spazi, ed è strano perché, come spiega De Poli, «il motivo principale per cui il pubblico viene al Salone è esserci, perché è bello da vedere». In questo, però, il fumetto trae forza dalla sua componente visiva e aiuta a creare un’esperienza coinvolgente.

Fiera del libro
La fumettista Sara Colaone, autrice del manifesto del Salone del Libro di Torino 2024, dedicato allo stand de La nave di Teseo – Oblomov Edizioni

«L’aspetto dello stand aiuta ad attirare l’attenzione» commenta Foschini. «Cerchiamo di mantenere una posizione costante negli anni, in modo che il pubblico abbia quasi una memoria muscolare di dove siamo. E questo semplifica il processo per raggiungerci. Abbiamo la fortuna di lavorare con un mezzo visivo, perché non sfruttarlo?”

L’altra unicità è rappresentata da firmare copie di fumettisti, definito da Baldazzi «un valore aggiunto, non è paragonabile alla firma di un romanziere, che è una cosa meccanica e quasi da catena di montaggio. Sono quasi piccoli incontri con il pubblico”.

L’elemento del disegno è presente nei tanti laboratori, soprattutto per giovani e giovanissimi, ma adottando il modello di fiere come Lucca Comics & Games e Comicon Napoli, con vetrina e performance dal vivo, potrebbero far fare un salto all’offerta del Salone. «Molte persone sono rimaste sorprese nel vedere artisti come Grégory Panaccione dipingere ad acquarello, perché per i visitatori del Salon non è una cosa così scontata» nota Ferrario.

I numerosi incontri, tra laboratori per adulti e bambini, presentazioni ed eventi tematici, sono stati quasi sempre pieni o molto seguiti, non solo da Zerocalcare o Pera Toons, che hanno riempito l’Auditorium, solitamente riservato a personaggi mainstream (e ora Zerocalcare è, così in effetto la distinzione non esiste), ma anche nel caso di argomenti specifici o con relatori non particolarmente apprezzati dal grande pubblico. In altri eventi dedicati al fumetto, non credo che quegli stessi panel sarebbero stati così affollati. È il segno di un pubblico del Salone abituato, più propenso a seguire questo tipo di format, un pubblico che compra e consuma, ma ascolta anche tu.

Mi sembra che questa sia la lacuna importante. Investendo, cioè portando ospiti internazionali, facendoli scontrare con quelli italiani (anche non fumettistici) e sfruttando le opportunità uniche che il fumetto offre, ci sono tutte le condizioni perché succedano cose meravigliose.

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