Fondazione Ospedale Cuneo, l’opposizione contro lo statuto: “Così non ci piace”

Fondazione Ospedale Cuneo, l’opposizione contro lo statuto: “Così non ci piace”
Fondazione Ospedale Cuneo, l’opposizione contro lo statuto: “Così non ci piace”

Non è stata una “passerella” l’incontro di ieri pomeriggio, martedì 21, con i consiglieri comunali della prima commissione per i vertici della Fondazione Ospedalieri di Cuneo. Il presidente Silvia Merloaccompagnato dal direttore Massimo Silombra e il consigliere Elio Rostagnoarriva – con venti minuti di ritardo – accolto dai saluti del sindaco e del presidente della commissione Mario Di Vico.

Partiamo dalle belle notizie, il recente acquisto della seconda PET per il Santa Croce e il progetto di riqualificazione dell’ex Tomasini, destinato ad ospitare medici specialisti. La nuova apparecchiatura, sottolinea Merlo, è una PET di ultima generazione che renderà l’ospedale ancora più attrattivo: “Ci permette di diagnosticare la presenza di cellule tumorali in modo molto preciso e ne consente anche il trattamento. Abbiamo stimato un numero di circa 4800-5000 pazienti l’anno: un traguardo importante per la città e il territorio”. Da precisare, aggiunge Silumbra, che la Fondazione si occuperà anche dello smaltimento del vecchio PET (oltre a quello in funzione, oggi ne esiste già un altro, ma inutilizzato) e dell’adeguamento dei locali in cui verranno installati nuovi macchinari.

L’altro grande obiettivo, infatti, è dotare l’hub di una residenza studentesca per i laureati che arrivano da fuori città: «Abbiamo stimato una quarantina tra stanze e minialloggi per gli studenti. Ciò contribuirà a garantire che una nuova generazione di medici non abbia solo un ‘tetto’, ma anche l’opportunità di intraprendere insieme un percorso trasversale”. La chiesa Tomasini, oltre alla sua funzione di luogo di culto, sarà “un luogo aperto alla città dove si può fare divulgazione e cultura”. Saranno aperti al pubblico anche gli ottocento metri quadrati di terrazza e il giardino, che oggi è un semplice parcheggio.

“La Fondazione sostiene pienamente le esigenze dell’ospedale e della sanità locale” dice il presidente, assicurando anche che l’istituzione “è fuori, anzi al di sopra di ogni questione politica: dà sostegno, ma non si intromette negli affari dell’ospedale”. Un riferimento abbastanza trasparente al dibattito sul nuovo ospedale unico, ma non solo. Il problema è che nel nuovo statuto, all’articolo 4, c’è un passaggio che alza le antenne Giancarlo Boselli (Indipendente): tra gli scopi della fondazione, al primo punto, vengono citati “interventi e servizi sanitari”. “Se parliamo di servizi sanitari si apre un discorso dove la politica è carne viva” il rappresentante dell’opposizione obietta: “Queste quattro parole non ci permettono di dare un giudizio positivo sullo statuto, perché possono dire o non dire centinaia di cose”.

Chi ci dice, aggiunge l’ex vicesindaco di Diessi, che in futuro non venga in mente a qualcuno di intraprendere un’azione sanitaria diretta? “Magari costruire una clinica privata”. “Sappiamo – continua Boselli – qual è il dibattito negli altri settori: tutti dicono che l’acqua è pubblica, anche i privati ​​che poi fanno affari con l’acqua, perché sappiamo che conta chi la gestisce”. Intanto “nessuno ci spiega perché il nuovo ospedale, costruito da privati, costa 80 milioni in più”. Si unisce alle obiezioni Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni): “Se interpretiamo queste parole alla lettera, la fondazione potrebbe rivolgersi agli operatori di token”. Ma anche Nino Pittariuna maggioranza indipendente, ha qualche dubbio: “È possibile interpretare quanto scritto in modo meno lodevole”.

Da Merlo arriva una risposta che esclude, nella maniera più assoluta, le temute eventualità: “Il nocciolo del ragionamento sta nel fatto che la fondazione persegue finalità ‘non-profit’”. È assurdo ipotizzare che un’organizzazione che vive di sole donazioni possa diventare una sorta di Amos, insomma: “È un dibattito assolutamente teorico, perché la Fondazione non ha e non intenderà mai sostituirsi al pubblico”. La pensa così anche il leader del gruppo Cuneo Solidale Democratica Stefania D’Ulissechi effettivamente risponde: «Come medico che lavora in ospedale, trovo fondamentale l’intervento per dotare l’ospedale di una nuova PET: questo è un ‘servizio sanitario’. Se togliessimo il riferimento al miglioramento dei servizi sanitari erogati, l’intervento della fondazione potrebbe essere molto limitato”.

Il dibattito, in ogni caso, non cambia di una virgola quanto deciso, perché lo statuto è già stato approvato da chi aveva il compito di farlo e inviato al ministero per la validazione. Il Presidente spiega garbatamente che al Comune viene chiesto un mero “riconoscimento”. Un tema che solleva ulteriori dubbi, visto che in Consiglio Comunale – ricorda ancora il “guastafeste” Boselli – non c’è mai stata alcuna adesione formale alla fondazione ospedaliera: “Abbiamo sottolineato che non c’era stato nemmeno un riconoscimento da parte della Giunta”. Il paradosso, aggiunge, è che nel frattempo l’amministrazione ha nominato un suo rappresentante all’interno di un ente di cui ufficialmente non faceva parte: “La nostra opinione è che questa fondazione sia nata male, a causa dei presupposti e delle circostanze che esistevano in quel momento. Il suo ruolo è comunque positivo, a patto che siano ben chiare le condizioni del suo agire e il rapporto con il Comune”. È stata quindi perdonata anche la presunta “vergogna istituzionale” dello statuto: “Mi rendo conto che non potete modificare lo statuto che avete approvato: ma potevi venire prima e vale per il futuro”.

In ogni caso, dall’incontro sono emersi anche i vertici della fondazione con un suggerimento. Quella del consigliere comunale del Pd Santina Carla Isoardi: perché non inviare la PET che verrà scartata in un altro ospedale? “È un ottimo consiglio” Merlo risponde: “Non ci era venuto in mente e lo capiremo”.

 
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