Pozzuoli, ora si temono atti di saccheggio. E molti non vogliono uscire di casa per paura dei ladri – .

Pozzuoli, ora si temono atti di saccheggio. E molti non vogliono uscire di casa per paura dei ladri – .
Pozzuoli, ora si temono atti di saccheggio. E molti non vogliono uscire di casa per paura dei ladri – .

Bianco e rosso, a Pozzuoli, sono i colori del danno. Si vedono sui nastri segnaletici in Piazza a Mare limitare l’accesso alle tende solo agli occupanti e al personale della protezione civile. Si vedono in ogni angolo ferito della città, ovunque ci sia un edificio vuoto o una dolina causato da una perdita d’acqua. Bianco e rosso sono i colori scelti per contenere il pericolo, anche quando si tratta di pezzi di intonaco che sembrano sassi, misti a polvere grossolana sui pavimenti degli androni degli edifici danneggiati, sui marciapiedi o nelle strade. Riferiscono crepe e fessure, ora visibile anche dall’esterno. Due colori che separano la città: quella esausta da quella più resiliente. Dopo lo sciame sismico di lunedì sera, in seguito ai danni riportati dal sisma di magnitudo 4.4, Pozzuoli si presenta con una doppia pelle. Alcuni edifici si sono spogliati del loro aspetto più nuovo, rinunciando agli intonaci colorati per mostrare l’anima ancora nel tufo, mentre altri restano com’erano: incolumi e antisismici.

La notte tra venerdì e sabato, dalle ore 2:58, Pozzuoli, però, ricominciò a tremare. Questa volta ha avuto lo shock più forte magnitudo 2.7, con epicentro a 2 chilometri di profondità. “Vengono sempre di notte”, riferiscono i cittadini. Quasi come il mostro delle fiabe dell’infanzia, che aspetta la sera per uscire allo scoperto. Forse è così, o forse di notte si sentono più vulnerabili e vivono la paura della paura stessa, quella che ti fa andare a dormire vestito o con la borsa già piena vicino alla porta di casa. Non hanno mai smesso di “danzare”, come dicono i cittadini di Pozzuoli, ma ora si continua con una città ferita. Le tende della protezione civile appaiono come un cerotto per chi ha paura di ritornare in una casa danneggiata ma non ancora controllata.

«Dopo l’ultimo choc la mia casa è piena di crepe e ho paura di tornarci. Mi hanno detto che ci sono più di 800 segnalazioni e dobbiamo aspettare il nostro turno”, spiega Maria Nappi residente in Viale Bognar. Dalla tendopoli di via Vecchia delle Vigne, invece, Angela mostra il provvedimento di sfratto e un foglio rilasciatole venerdì, al Palatrincone, dagli operatori del Comune, con un numero identificativo per ottenere un alloggio temporaneo. La sua casa è a pochi metri ed è lì timore di atti di speculazione si aggiunge a quello del bradisismo. “Siamo scesi per intimidire alcuni ragazzini che giravano in motorino e che intendevano entrare nelle nostre case”, racconta il cittadino.

Se guardi bene, però, tra il bianco e il rosso c’è anche un terzo colore che invade Pozzuoli: il blu. Non è solo quella del mare che, seppure ora timidamente, continua a bagnare le sue coste; il blu è il colore delle tende della Protezione civile, dei suoi operatori e volontari che restano lì anche di notte per sostenere chi riposa nelle brande interne. Blu è il colore della pavimentazione dei campi del lungomare Sandro Pertini, dove si vedono i bambini pattinare. Ed è così che, tra le tende della protezione civile, la resilienza, a Pozzuoli, corre sui pattini a rotelle.

 
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