“Los que svenen”, un libro che racconta la storia della Calabria attraverso gli occhi di uno spagnolo – .

«Prima lo sospettavo soltanto, ora ne ho la certezza: la Calabria ha uno dei mari più belli che abbia mai visto». C’è tutto l’amore per la Calabria nelle parole di Alberto Cascón Martín, autore del libro “Los quevienen”, presentato questa mattina nella Sala dei Lampadari di Palazzo San Giorgio e evento conclusivo delle “Giornate Internazionali dell’Amicizia Reggio-Spagna”. Medico specializzato, Cascón Martín è arrivato in Calabria sei anni fa sulle tracce di uno dei suoi idoli giovanili, Cesare Pavese. Fu proprio il soggiorno di otto mesi a Brancaleone a ispirare anche il viaggio in Calabria di un giovane medico appena specializzato.

Questa mattina, dopo i saluti del direttore del Conservatorio “Cilea” di Reggio Calabria, Francesco Romano, e di Giuseppina Cassalia in rappresentanza del direttore del Museo Archeologico Nazionale, è stata la volta del vicesindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, che ha messo in evidenza come la tre giorni organizzata dall’associazione “Calabria-Spagna”, presieduta da Rita Fontana, sia stata «ricca di eventi e contaminazioni positive». Brunetti ha sottolineato la volontà dell’amministrazione comunale di “continuare a rafforzare il rapporto di amicizia tra Calabria e Spagna”. Il presidente Fontana, però, ha rilanciato un’idea: «Chiamare i cittadini spagnoli residenti nella città metropolitana di Reggio Calabria, riunirli e creare un’associazione, moltiplicando la qualità e la quantità di questa interconnessione».

La professoressa Maria José Leal Cari ha introdotto la presentazione del volume di Cascón MartínNena, che ha evidenziato come l’autore di “Los quevienen” si immerga nella bellezza e nella complessità della Calabria, facendola diventare un «veicolo di riflessioni su temi universali. Il tutto attraverso amicizie e incomprensioni, dinamiche tra persone diverse, visioni e aspettative. È un romanzo che ci fa riflettere su come le nostre differenze siano fonti di ricchezza. Il libro è un invito ad aprire gli occhi e il cuore alla realtà che ci circonda, valorizzando le differenze e costruendo ponti di comprensione. Il romanzo – ha concluso Leal CariNena – sorprende con la sua profondità e la capacità di connettersi con il lettore.”

L’autore ha esordito affermando come i due mesi trascorsi in Calabria lo abbiano convinto a scrivere poi un libro che parli di «come due persone di origini diverse possano capirsi e aiutarsi a vicenda». Se c’è un aspetto che Alberto Cascón Martín porta con sé dalla Calabria è sicuramente la “grande ospitalità che ho ricevuto”. Ma non solo: “Ho visto che qui ci sono persone che lottano molto per riuscire a cambiare questo mondo che sta diventando un po’ ingiusto visto quello che vivono alcune regioni”. Alberto Cascón Martín ha sentito e visto spesso la Calabria associata alla mafia, ma lui ha un concetto molto diverso: «Dopo essere tornato dalla Spagna cercavo qualche film che parlasse della Calabria, ma ho trovato solo film che parlavano della mafia . Volevo fare qualcosa di diverso, perché la realtà che ho vissuto qui mi dice che in questi territori non esiste solo la mafia”. Cascón Martín chiude con una battuta: «Perché sono tornato in Calabria adesso? No, non per il libro, ma perché qui c’è il miglior miele che abbia mai mangiato. E volevo mangiarlo un’altra volta.

 
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