«Parma, la squadra è già attrezzata per la Serie A» – .

«Parma, la squadra è già attrezzata per la Serie A» – .
«Parma, la squadra è già attrezzata per la Serie A» – .

Dopo un periodo di pausa, torna l’appuntamento con “Il Gede Risponde”, la storica rubrica di Sportparma.com curata dall’ex allenatore crociato Pietro Gedeone Carmignani.

Sono tanti gli argomenti da commentare insieme al nostro commentatore speciale. Con il verdetto del campionato, “Gede” ha fatto il punto della situazione, partendo ovviamente dal Parma promosso in Serie A…

Ci siamo separati a dicembre, dopo lo 0-0 di Cosenza, con il Parma a +2 e a +4 sul secondo e terzo posto: ci ritroviamo a fine gara con i Ducali che hanno chiuso davanti a tutti, con 76 punti. (record eguagliato), 3 più di Como, 6 più di Venezia. Un primato legittimato nel tempo.
«Un Parma che ha fatto un grande campionato. L’ha dominata dall’inizio alla fine: il vantaggio sul secondo posto non è mai stato in discussione, questo fa onore a tutto l’ambiente. Metto sempre al primo posto la società perché, nel bene e nel male, è sempre la più responsabile; poi arrivano lo staff tecnico e i giocatori che scendono in campo. Ma anche tutto l’ambiente: la stampa, i tifosi. Meritate tutti questo ritorno in Serie A. Il Parma è una città che ti fa vivere sempre bene, non ci sono mai lamentele. Ho lavorato al meglio trascorrendo un periodo con la squadra in fondo alla classifica”.

Solo 4 sconfitte in questo campionato; nel 2022/2023, sempre con Pecchia, e anche nel 2021/2022, invece, sono stati quasi il triplo (11). La mentalità è diventata vincente?
«Sì, anche la mentalità. Ma il Parma si è rivelato superiore dal punto di vista tecnico-tattico, agonistico e di determinazione fin dall’inizio. Campionato dominato, dove c’entra la mentalità, come tutto il resto. Quando vinci, è facile avere la mentalità vincente; È quando perdi che non ce l’hai. C’erano vittorie e non sconfitte, e anche i pareggi erano limitati: oggigiorno un pareggio è mezza sconfitta. Questa squadra, composta da giovani di prospettiva, spesso vinceva le partite nei minuti di recupero: vuol dire che ha giocato dall’inizio alla fine. Secondo me questa squadra, così com’è, sarebbe già attrezzata per la Serie A: Pecchia avrà bisogno di qualche rinforzo, immagino. Però quando la vidi giocare in Coppa Italia a Firenze, meritava di vincere. Se gioca in spazi aperti è malissimo per chiunque. Non sarà come in Serie B dove le squadre si avvicinano, è chiaro: in Serie A le squadre più blasonate ti attaccano e ti lasciano più spazi, e lì la capacità tecnica diventa fondamentale. Ecco perché questa è una rosa molto adatta per la Serie A”.

In Serie A, quindi, cambierà più l’atteggiamento che i singoli giocatori?
«Come dicevo Pecchia può contare su giovani di valore. Bernabé ha tecnica, bravura e velocità; Benedyczak trova la porta, è un altro elemento da tenere presente per il futuro; Estévez è tatticamente importante a centrocampo, anzi, lo è ancora di più; Delprato è un giocatore davvero eclettico, che sa leggere le partite e destreggiarsi tra più ruoli e questa mi sembra una certezza; poi, anche Sohm, fisicamente dirompente; Hernani è un giocatore di prestazione. E poi un ragazzo che mi piace sottolineare è Circati, il cui padre ha giocato nella mia Primavera: sembra ben proiettato verso il futuro. Altro ragazzo da evidenziare è il portiere Chichizola, che ha ereditato una situazione difficile: bravo con i piedi ad impostare il gioco e poi, oltre ad essere affidabile tra i pali, è propositivo nelle uscite, cosa che non fa più nessuno. So di rendere un cattivo servizio a chi non ricordo: non ne trovo uno che non meriti la cresima, hanno tutti dato un contributo valido e quindi meritano di restare. Poi Parma è un ambiente in cui difficilmente si può divagare, perché si vive bene. Succedono anche anni disastrosi, come accaduto tre anni fa o sotto la gestione Ghirardi. Il presidente Krause mi sembra molto solido: leggo che si definisce un “imprenditore sociale”. BENE. Ci ha messo un po’, ma il progetto è bello e divertente”.

Sul fronte mercato domina il rinnovamento di Man e Mihaila…
«È difficile dirlo, perché devi stare dentro. Per me l’Uomo ha solo bisogno di essere più continuo. E’ un giocatore molto tecnico, forse non sempre si esprime al 100%. Mihaila mi sembra che possa fare ancora di più, ha il potenziale”.

L’Inter di Simone Inzaghi si porta al petto il 20esimo scudetto, conquistando 94 punti e mostrando sempre un calcio di altissimo livello. Quindi possiamo vincere e anche convincere?
«Iniziamo col dire che aveva la squadra più forte. Per vincere servono grandi giocatori. E l’Inter aveva attaccanti che facevano gol in ogni momento. C’è un grande merito dell’allenatore, ma non trovo differenze sostanziali tra un allenatore che vince e un altro, come l’italiano della Fiorentina, che arriva al giro di boa del campionato”.

Cicli che finiscono e cicli che continuano. Il parmense Pioli lascia il Milan dopo un scudetto, due 2° posti, 109 vittorie in 182 partite di Serie A. Intanto, Gasperini portò la vecchia Coppa Uefa a Bergamo: l’ultimo italiano a farlo fu il Parma 25 anni fa…
«Poi ci sono allenatori innovativi, come lo era Arrigo Sacchi e come Gasperini adesso: grande lotta, grande corsa a tutto tondo, continui duelli individuali. Se guardiamo Bayer Leverkusen-Atalanta in tv, noteremo sempre più giocatori bergamaschi nell’inquadratura dello schermo. Bravo Gasp per aver fatto capire che con quei giocatori che aveva poteva vincere questi duelli, poi oltre a questo ha anche una squadra con tecnica. Pioli, oggettivamente, ha portato tanta roba: ha preso la squadra in un certo modo e l’ha portata a grandi livelli, è un merito che non si può non riconoscergli. Non capisco perché un ciclo debba finire se tutto l’ambiente è in sintonia. Pioli ha fatto molto bene, come ha sempre fatto da quando allena: ricordo di averlo visto allenarsi una volta e ho capito che avrebbe fatto una grande carriera. Ho avuto la fortuna di vederlo allenarsi a Parma e queste cose mi hanno confermato”.

Il Bologna giocherà la Champions, bella storia. Sartori e Thiago Motta hanno davvero il tocco magico?
«Motta è sicuramente un ottimo allenatore, ma qui gran parte del merito – e bisogna tornare indietro – è di Giovanni Sartori, che aveva già fatto fortuna al ChievoVerona, poi all’Atalanta e ora al Bologna. Molte volte i club dovrebbero capire che hanno bisogno di avere qualcuno che sappia scegliere i giocatori e fare gli acquisti giusti. Sartori è il numero uno. Sono i numeri che contano. Una volta i giocatori si compravano andando a vederli giocare, fuori casa e in casa, col brutto tempo e col bel tempo: anche quelli specifici andavano a vedere come si comportavano anche fuori dal campo. Rijkaard l’hanno comprato così dal Milano: Arrigo aveva mandato in giro il suo collaboratore, Natale Bianchedi, un po’ camuffato, per scoprire le sue abitudini. Mi piace che venga ricordato Bianchedi, purtroppo non è più con noi”.

A proposito di chi ha fatto benissimo: bel biglietto da visita del “tuo” Gilardino (altro ex del Parma) alla Serie A. Ha le carte in regola per essere il predestinato?
“SÌ. Mi fa molto piacere, perché l’ho visto crescere durante l’anno anche come allenatore: all’inizio, quando aveva paura di fare punti per salvarsi, giocava anche molto chiuso. Alla ripartenza, però, lui ha attaccato con tanti giocatori. È cresciuto e, come dici tu, sicuramente si proporrà alla grande. Da ex attaccante, la squadra ha giocato molto bene nel reparto avanzato, ma non solo: hanno giocato bene anche i difensori!

Veniamo alla nota dolente: il Napoli nemmeno in Europa dopo 14 anni di fila, mentre Allegri e Juventus si sono lasciati malissimo.
«Due cose diverse. A Napoli c’è stata confusione fin dall’inizio: non si possono cambiare tre allenatori in un anno, non c’erano le idee chiare fin dall’inizio, quindi si creano alibi ai giocatori. Il Napoli sarà la fortuna di chi ci andrà quest’anno, perché può solo fare molto meglio. La base c’è: quanto fatto da Spalletti non è andato del tutto perduto. Per la Juve, invece, è diverso: Allegri è pratico, è stato a lungo secondo in classifica. L’allenatore deve sapere come i giocatori possono rendere al meglio. Allegri finalmente ha vinto una Coppa Italia: forse non è molto, ma è per chi non la vince… Vincere è sempre difficile, si vince solo uno. L’epilogo mi è sembrato un dramma, un po’ forzato. Ma nella finale ha giocato una grande partita”.

Capitolo salvezza: l’ennesima impresa di Nicola che salva anche l’Empoli al fotofinish, Frosinone psicodramma. Due verdetti inattesi?
«Mi dispiace molto per tutti quelli che retrocedono, ma quest’anno mi dispiace molto per il Frosinone e il suo allenatore (Di Francesco, ndr): era una presa in giro. Giochi bene, crei tanto e perdi negli ultimi 10 minuti. Gli altri vincono negli ultimi 10 minuti: 10 minuti fatali. È bastato che una delle due combinazioni non si realizzasse. Nicola? E’ molto bravo, i risultati parlano anche per lui: è un allenatore pratico e nel calcio la praticità conta molto. Sono per questi. Voto: dieci più. Alla fine si è salvata l’Udinese, che è una squadra forte che ha messo in difficoltà anche le grandi: ma un po’ la colpa è stata della società… Adesso c’è Cannavaro e io tifo per lui. bravo a fare quello che ha fatto, e come terzo allenatore non era facile”.

Sassuolo in Serie B dopo 11 anni consecutivi nel calcio “che conta”: è finita una favola?
«Speriamo di no. Ma la scomparsa di Squinzi… In cima alle situazioni – dicevo – c’è sempre l’azienda, che negli ultimi anni ha fatto passi avanti. Ma ora bisognerà vedere cosa vorranno fare i bambini. La retrocessione sembrava quasi scritta: per la Salernitana si era capito fin dall’inizio, Sassuolo lungo il cammino. Con il campionato a 20 squadre c’è questo rischio che, a metà percorso, si stacchi una coppia. Una volta, con i campionati a 16 giocatori, il divario tra le squadre era minore”.

In cadette siamo arrivati ​​alla resa dei conti: Venezia e Cremonese hanno sconfitto la concorrenza ai playoff, ne resterà solo una. Chi?
«Le due squadre più forti vanno in finale. Cremonese e Venezia meritano entrambe lo stesso. Adesso puoi mettere due colori e tirarne fuori uno… Meritano entrambi la promozione, ma il calcio è così”.

Nomination: un top e un flop della stagione di Serie B?
«Per me il Catanzaro ha fatto un buon campionato: hanno giocato un ottimo calcio. Non so se gli esperti l’avessero pronosticato come una squadra in lotta per la Serie A… Flop? Se guardiamo la situazione, il Bari, che l’anno scorso non è andato in Serie A per 30 secondi, quest’anno rischia seriamente la retrocessione”.

Il calcio non va in vacanza, ci sono gli Europei. L’Italia affronterà Croazia, Spagna e Albania: ma, intanto, fa discutere la preconvocazione di Fagioli, reduce da un anno di squalifica per scommesse.
«Siamo campioni d’Europa, mi aspetto molto dall’Italia anche perché è cambiato l’allenatore e la squadra è valida. Il percorso è difficile, ci vuole anche una dose di buone combinazioni che arrivino al momento giusto nel posto giusto. L’Italia è da considerare una delle favorite, anche se rinnoverà tanto. Per quanto riguarda Fagioli dico che il mister ci avrà pensato e, se lo ha convocato, ha fatto bene a farlo. Spalletti è attento anche al comportamento fuori dal campo: nessuno meglio di lui potrebbe dare un giudizio”.

 
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