Sempre più Italia nell’Indo-Pacifico. Unità di ricerca University Press – .

Sempre più Italia nell’Indo-Pacifico. Unità di ricerca University Press – .
Sempre più Italia nell’Indo-Pacifico. Unità di ricerca University Press – .

La ridefinizione del sistema internazionale dovuta allo spostamento del potere globale verso la regione indo-pacifica ha spinto anche alcune potenze europee a ripensare la portata dei propri interessi strategici e, quindi, delle proprie azioni. L’Italia non ha fatto eccezione, anche se il caso italiano presenta alcune peculiarità e criticità. L’ascesa dirompente di alcuni attori dell’Indo-Pacifico, in primis la Repubblica Popolare Cinese, ha, infatti, incoraggiato un crescente dibattito politico e accademico nel nostro Paese nonché una chiara riflessione a livello esecutivo e parlamentare sulle interazioni attuali e future dei il nostro Paese con la regione

29/05/2024

Gli ultimi due anni hanno visto lo sviluppo di una riflessione sempre più pubblica e partecipata sul ruolo italiano nell’Indo-Pacifico. Proprio nei giorni scorsi una delegazione diplomatica italiana di altissimo livello ha discusso della questione con la sua controparte statunitense. Al tema è dedicata un’attenzione crescente da parte di dirigenti, parlamentari, accademici, think tank e opinione pubblica. È in questo contesto che si inserisce il progetto ITAsia – Driver e ostacoli di un ribilanciamento asiatico dell’Italia, coordinato per l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) da Antonella Ercolani e dal sottoscritto e supportato dal Nucleo Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica (UAP) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Alla buona riuscita del progetto hanno collaborato il Centro Studi Geopolitica.info e il Centro Ricerche “Cooperazione con l’Eurasia, il Mediterraneo e l’Africa Sub-Sahariana” (Cemas) della Sapienza Università di Roma.

L’allineamento della politica estera italiana a quella dei suoi partner richiede un’analisi approfondita delle relazioni con l’Indo-Pacifico e delle opportunità che un coinvolgimento più attivo potrebbe offrire. Da un lato, l’Italia potrebbe seguire l’esempio di altre potenze europee come Francia, Germania e Regno Unito, che hanno già sviluppato documenti strategici specifici per l’Indo-Pacifico, dimostrando così la volontà di partecipare attivamente ad iniziative multilaterali e difendere la propria interessi nella regione. D’altro canto, Roma ha fatto del “dialogo” un cardine fondamentale della propria politica estera, per cui un documento strategico, soprattutto se eccessivamente muscoloso, potrebbe rappresentare un onere assunto con troppa leggerezza per la politica estera italiana alla luce del suo contemporaneo e crescente impegno nella politica estera. il Mediterraneo allargato (vedi ad esempio il Piano Mattei, la missione Aspides, il sostegno alla difesa ucraina, la partecipazione ad altre missioni multilaterali nell’area euromediterranea). Il risultato sarebbe quello di rendere rapidamente il testo lettera morta.

A conclusione del progetto, per parlare dell’Italia e dell’Indo-Pacifico, è in corso di pubblicazione, da parte mia ed Ercolani, per UNINT University Press, “Driver e ostacoli di un ribilanciamento asiatico dell’Italia”. Questo è il primo volume che approfondisce il nuovo attivismo italiano sul territorio. In tre capitoli, sei autori discutono i fattori che facilitano o, al contrario, ostacolano il crescente impegno dell’Italia nell’Indo-Pacifico.

Gabriele Natalizia E Matteo Mazziotti di Celso nel primo capitolo si approfondisce il dilemma delle potenze medie che grava sulla politica estera italiana. In un contesto internazionale fortemente instabile, l’Italia è soggetta a due pressioni strutturali contrastanti. Il primo è la tendenza ad allinearsi al suo maggiore alleato – gli Stati Uniti – che in questa fase chiede ai propri alleati di interpretare estensivamente il concetto di “burden sharing”, contribuendo attivamente alla strategia di contenimento della Repubblica Popolare Cinese nell’area indo-orientale. Pacifico. La seconda è la necessità di contrastare le minacce alla sua sicurezza, assumendo maggiori responsabilità su un perimetro d’azione più ristretto, quello del Mediterraneo più ampio, che abbraccia l’Europa meridionale, il Medio Oriente e le aree settentrionali e sub-sahariane del continente africano. A quanto sottolineato dagli autori, va anche aggiunto che da un lato il crescente sviluppo economico e militare di diversi stati dell’area indo-pacifica offre all’Italia un’opportunità senza precedenti per estendere la propria influenza a livello globale e aumentare la propria sicurezza nel medio a lungo termine. Considerata l’importanza demografica, strategica ed economica della regione dell’Indo-Pacifico, è essenziale che l’Italia non trascuri il suo coinvolgimento nella politica estera, ma piuttosto lo rafforzi attraverso una maggiore cooperazione con i paesi e le società della regione. D’altro canto, però, anche la diplomazia italiana e, più in generale, la comunità di politica estera sono chiamate a valutare attentamente le sfide multidimensionali che questo rapido sviluppo comporta. Comprendere appieno queste dinamiche può aiutare l’Italia e i suoi alleati a gestire in modo più efficace le relazioni bilaterali e multilaterali con gli attori dell’Indo-Pacifico. Senza uno studio di società lontane e realtà considerate fino a non molto tempo fa attori secondari, il rischio di errore è elevato.

È chiaramente nella dimensione di sicurezza delle relazioni indo-pacifiche di Roma che il nostro Paese è chiamato a prestare la massima attenzione e cautela. Il secondo articolo contenuto nel fascicolo, firmato da, tratta quindi di sicurezza e difesa Alice Dell’Era E Giulio Pugliese. Nella crescente attenzione italiana verso l’Asia, il biennio 2023-2024 ha rappresentato una parentesi cruciale. L’Italia, infatti, è sempre più coinvolta in progetti come il Global Combat Air Program (GCAP) e l’IMEC, e nel rafforzare le relazioni con India e Giappone, ha deciso di non rinnovare il memorandum of understanding per la Belt and Road Initiative e ha stabilito nuovi partenariati con Filippine e Vietnam. Dopo un documento pubblicato nel 2022 volto a illustrare il contributo italiano alla strategia europea per la regione, nel 2023 la Camera dei Deputati ha istituito una Commissione Permanente sulla politica estera per l’Indo-Pacifico all’interno della Commissione Affari Esteri. Le recenti iniziative del governo italiano indicano che la priorità italiana di mantenere uno stabile baricentro euromediterraneo si è arricchita di una nuova attenzione, anche di sicurezza, verso l’Indo-Pacifico per rendere il nostro Paese un contributore attivo al mantenimento della sicurezza e stabilità sul territorio. Dall’analisi emerge che Roma sta cercando di coniugare un impegno di sicurezza che va dal rafforzamento delle capacità a una maggiore presenza militare anche sul versante orientale dell’Indo-Pacifico, oltre il Golfo di Aden e il Mar Arabico, perimetri storici dell’impegno italiano. Alla luce di ciò, il lavoro evidenzia l’importanza non solo di un impegno informato e ragionato, ma anche di promuovere un modello di impegno con i paesi dell’Indo-Pacifico basato sull’impegno multilaterale, che non oscuri i tradizionali forum regionali e che eviti di causare tensioni in un contesto geopolitico sempre più complesso in cui l’Italia può essere decisiva solo nell’ambito di soluzioni concertate e collettive.

Tuttavia, la proiezione indo-pacifica dell’Italia e la nuova attenzione di Roma verso la regione non si esauriscono nella dimensione della sicurezza. L’area, infatti, ospita gran parte del manifatturiero globale e le rotte commerciali che attraversano la regione sono da tempo le principali arterie di approvvigionamento di beni intermedi e finali per il mondo intero. Tuttavia, prima la pandemia di Covid-19, poi la competizione sino-americana, hanno spinto un numero sempre crescente di Stati a rivalutare l’ubicazione delle proprie filiere produttive nella regione e ad avviare un processo di reshoring. Nel terzo e ultimo articolo del numero, Matteo Piasentini E Alessandro Vespri analizzare le capacità economiche italiane nell’Indo-Pacifico alla luce del contesto geopolitico e geoeconomico. Per salvaguardare la propria proiezione economica nell’area indo-pacifica, Roma non deve farsi cogliere impreparata dalla strategia di de-risking e di Friend-Shoring che l’Unione Europea sta perseguendo, così come non deve dimenticare che il regime dual use rappresenterà un’area cruciale della politica in un contesto di economie globali sempre più interconnesse ma con rapporti politici sempre più tesi.

 
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