il cortile non è in ordine. I clienti iniziano a raccogliere firme per riaprirlo – .

il cortile non è in ordine. I clienti iniziano a raccogliere firme per riaprirlo – .
il cortile non è in ordine. I clienti iniziano a raccogliere firme per riaprirlo – .

VENEZIA – Una storia in controtendenza. Questo è il caso di Bar veneziano a pochi passi dal campo San Stín, in calle de Ca’ Donà, il quale, dopo aver visionato i sigilli apposti dal Polizia locale, ha ricevuto la solidarietà di chi si è affezionato a quel luogo, vedendolo come un tranquillo ritrovo di veneziani (ma non solo) “dove ci si sente a casa”. Lo sottolinea Roberta Lazzaro, assidua frequentatrice del bar che, quando ha chiuso – per un’irregolarità legata a una porta che dava su un cortile interno, che sarebbe dovuta rimanere chiusa – ha voluto rispondere con una raccolta di firme e un lettera in cui si racconta la storia e l’atmosfera che si respirava ogni giorno nel piccolo locale gestito da Giovanna Bellini, 49enne del Lido, divorziata e madre di due figli. Sei il titolare e tieni a precisare che non vuoi opporti a quanto stabilito dalla Polizia Locale, consapevole di aver commesso un atto di negligenza, ma che vuoi semplicemente ringraziare per l’affetto sincero che provi ricevuto nei giorni scorsi. “Un gesto toccante”, commenta. I sigilli sono comparsi giovedì scorso e rimarranno lì finché la porta contesa non sarà murata o quantomeno resa inaccessibile.

L’irregolarità della barra

«Tutto è nato dalle segnalazioni di alcuni vicini di casa – spiega Bellini, che ha avviato l’attività da solo in piena pandemia, nell’agosto 2020, e che si avvale solo dell’aiuto di collaboratori reperibili nelle giornate più “calde” – e dal fatto che la polizia ha notato un problema sorveglianza nel cortile a cui si accede dall’interno del locale, condiviso con gli inquilini che lo hanno segnalato e nel quale avevo allestito quattro tavoli. Una parte del bar che ammetto di aver utilizzato fino ai primi controlli, nell’estate del 2023. La polizia locale contesta il fatto che Sciare non è stato esteso anche a quello spazio. Ero ingenuo. Un’attività in cui la sua titolare dice di aver messo anima e corpo negli anni, tanto che farsi mettere i sigilli all’ingresso è stato per lei un duro colpo: tra i 3mila e i 15mila euro.

Solidarietà al cliente

Una nota amara, però, addolcita da una lettera inaspettata, che ha già raccolto una sessantina di firme da consegnare al Dipartimento delle attività produttive e alle associazioni di categoria. «Sappiamo che il bar non è amato dal quartiere, il cui desiderio è chiuderlo definitivamente. Ma un modello come questo è positivo, anche perché interrompe l’attività alle 21,30» dice Lazzaro, che si augura che il titolare non si scoraggi, trovando le energie per sistemare ciò che va sistemato e ripartire. Un progetto “diverso dagli altri”, in cui Bellini ha investito i suoi risparmi indebitandosi con le banche. “È assurdo – si legge nella lettera – che ora tutto stia scomparendo a causa di una porta e delle lamentele dei vicini”.

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Il Gazzettino

 
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