Picchia la compagna, poi il padre e il fratello, secondo arresto per il “pescatore” – .

Viterbo – Rilasciato, promette di stare lontano dalle parti offese


Viterbo – Polizia e carabinieri in centro

Francesca Bufalini

Viterbo – (sil.co.) – Il “pescatore” è stato arrestato due volte in due settimane, il 13 maggio dalla polizia e il 27 maggio dalla polizia. Rilasciato, promette di stare lontano dalle parti offese.

«Chiedo scusa», ha detto ieri durante l’udienza di convalida e fuori udienza a Tusciaweb l’uomo arrestato intorno alle nove di lunedì sera dalla polizia di Capretta per aver picchiato il suocero e il cognato minorenne. , i quali sono stati curati con una prognosi di circa trenta giorni .

Si tratta dello stesso 33enne viterbese arrestato dalla polizia sul lago di Bolsena il 13 maggio scorso per aver picchiato e rotto il polso della compagna perché si era lasciata sfuggire un pesce durante una battuta di pesca notturna al “Fosso” delle Grotte di Lungolago di Castro.

Ho vissuto un incubo e lui è ancora libero», aveva scritto qualche giorno fa la 21enne sul suo profilo Facebook.

Difeso dall’avvocato Francesca Bufalini, pochi giorni fa il 33enne è stato rilasciato dal gip Rita Cialoni con divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai suoi familiari.

Divieto che ha violato lunedì sera, facendosi arrestare nuovamente dalla polizia, mentre era ancora in attesa del braccialetto elettronico che, una volta apposto, gli garantirà di non avvicinarsi più di 500 metri.

Comparso ieri mattina davanti al giudice Jacopo Rocchi – che ha convalidato la detenzione per lesioni e il divieto di avvicinamento alle persone offese, liberandolo in attesa del processo, previsto per giugno –, come accennato, ha chiesto scusa e si è impegnato a seguire un percorso psicologico per evitare di attuare comportamento simile in futuro.

“Volevo solo rivedere la mia compagna, le avevo mandato un messaggio al quale lei ha risposto. Ma quando sono arrivato mi sono trovato di fronte suo fratello e suo padre. Ho anche subito degli infortuni. Ma non stavo cercando uno scontro. Volevo solo parlare con il mio partner. Chiedo scusa a lei e alla sua famiglia”, ha detto la 33enne, ribadendolo alla stampa.

Già il 22 giugno dello scorso anno era stato denunciato per un’altra aggressione da parte della compagna e del padre, che poi avevano archiviato la denuncia.

Anche lo scorso 13 maggio avrebbe tentato di contattare la vittima, una 21enne, mentre si trovava in caserma, inviandole messaggi Whatsapp minacciosi, del tipo “stai attenta a quello che dici”, “perché ci sei caduta addosso?” le rocce”, “se mi ami devi rispettarmi”, “non devi prendermi per il culo quando non c’è aria”. E le avrebbe anche inviato un video in cui lui dava fuoco ai suoi vestiti.

Picchiata perché aveva un pesce sganciato dalla canna da pesca: “Ha cominciato a dirmi che non so fare un cazzo e che poteva essere il pesce della mia vita e mi ha buttata a terra e mi ha preso a calci”. La 21enne si è poi scontrata con un’auto, si è chiusa a chiave e ha chiamato la polizia.

Quando sono arrivati ​​i soccorsi, il 33enne ha cercato di farla scendere dall’ambulanza e ha detto alla polizia: “Sono un pregiudicato cresciuto a Tor Bella Monaca, non spaventatemi”. Sebbene rilasciato dopo il suo arresto, rimane indagato per abusi familiari e lesioni.


Articoli: Rissa di strada Capra picchia suo suocero e suo cognato – Picchia la compagna perché si è lasciata scappare un pesce e viene arrestato


Presunzione di innocenza

Nell’ordinamento penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana secondo cui una persona “non è considerata colpevole finché non viene condannata in via definitiva”.

30 maggio 2024

 
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