«Solidarietà al Colle» – .

«Solidarietà al Colle» – .
«Solidarietà al Colle» – .

Ai Fori Imperiali i siluri della marina sfilano tra coccarde e tricolori. Ma il vero siluro della giornata, l’unico a esplodere, è quello che la Lega lancia in direzione del Quirinale. E la detonazione è così esplosiva da oscurare tutto il resto: corteo, celebrazione, solennità del 2 giugno. Tanto che in serata dalla sede di via Bellerio provano a prendere l’estintore: “Nessuna polemica con Mattarella”. Poche ore prima era stato uno dei fedelissimi del vicepremier leghista ad accendere la miccia: «Il capo dello Stato deve dimettersi». A dirlo, o meglio a chiederlo via Twitter, è Claudio Borghi, senatore toscano e punta di diamante della dura e pura Lega Nord. Non estranea a provocazioni e tesi che fanno saltare dalla sedia gli oppositori e (a volte) anche gli alleati, dal “niente più euro” alla messa al bando delle bandiere dell’Ue sugli edifici pubblici.

Ieri, però, nel giorno della Festa della Repubblica e – in teoria – dell’unità nazionale, Borghi ha preso di mira la massima carica dello Stato. Che nella lettera ai prefetti ventiquattr’ore prima aveva esaltato la «sovranità europea» che «consacreremo tra pochi giorni con l’elezione del Parlamento Ue». Parole che non sono piaciute al senatore leghista. «Il 2 giugno è la Festa della Repubblica Italiana. Oggi è consacrata la sovranità della nostra Nazione”, tuona il leghista via Twitter. Poi l’affondo: «Se davvero il presidente pensa che la sovranità spetta all’Unione Europea e non all’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché il suo ruolo non avrebbe più senso». Le parole del sen sono sfuggite? Lontano da esso. Perché il concetto è ribadito in più tweet di seguito: «Se qualcuno vuole cambiare l’articolo 1 della Costituzione e scrivere che la sovranità appartiene all’Ue invece che al Popolo, non deve fare altro che presentare un disegno di legge», questo è il rilancio.

LE DISTANZE

E all’improvviso si accende una giornata iniziata celebrando il senso di unità nazionale. Con l’opposizione che fa muro a difesa di Mattarella e il centrodestra che si spacca. Da una parte Forza Italia e i moderati, con Antonio Tajani che in serata prende nettamente le distanze dall’alleato leghista. «Solidarietà a Mattarella per gli attacchi che ha ricevuto», twitta il vicepremier forzista senza citare Borghi. «Siamo italiani ed europei, questa è la nostra identità. E ogni scelta antieuropea è dannosa per l’Italia: fa bene il capo dello Stato a sottolineare la nostra prospettiva europea”. Un grido deciso, preceduto dalle parole altrettanto chiare di Maurizio Lupi. «L’attacco al Presidente della Repubblica è inaccettabile e indicibile. La Lega si scusa per queste parole inappropriate e irrispettose”. Mentre da Fratelli d’Italia non arrivano commenti: niente oltre quelle parole pronunciate di prima mattina dal premier Giorgia Meloni (che molte opposizioni chiamano in causa), sulla “forza dell’Ue” che deve tornare ad essere anche” la forza e specificità degli Stati nazionali”.

Ma il caso, forse, si sarebbe risolto se anche Matteo Salvini, prima che la polemica esplodesse del tutto, non avesse in qualche modo fatto sue le dichiarazioni di Borghi intervistato su In mezz’ora. «Oggi – le parole del vicepremier su Raitre – è il giorno della Repubblica, non della sovranità europea». E «la sovranità nazionale è fondamentale, al di là dei tweet. Non mi arrenderò mai a un superstato europeo in cui chi ha i soldi comanda”. Il rallentamento è arrivato solo qualche ora dopo: «Non chiediamo le dimissioni di nessuno», corregge Salvini. «Borghi è un nostro ottimo senatore, e penso che il capo dello Stato sia stato travisato». Infine la nota della Lega Nord: «Nessuna polemica con Mattarella, ma per la Lega la sovranità nazionale italiana viene prima di quella europea».

LE REAZIONI

Caso chiuso? Non c’è modo. Il Pd insorge: «Attacco inaccettabile, la Meloni prende le distanze», dice il capogruppo democratico al Senato Francesco Boccia. Lo segue da vicino Giuseppe Conte, per il quale la richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica è “indegna e inconcludente”. Matteo Renzi rivendica l’«orgoglio» di aver indicato il nome di Mattarella per il Colle nel 2015, Calenda si scaglia contro il leader leghista: «Se non sa cosa dire, stia zitto». È un fiume di interventi a difesa dell’inquilino del Quirinale. Che – come sempre in queste situazioni – resta in silenzio. Magari aspettando che i toni della campagna elettorale si calmino da soli, nel giro di pochi giorni, una volta superata la metà delle elezioni europee.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Leggi l’articolo completo su
Il Messaggero

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV «Work on the Rotonda will resume by mid-July» La Nuova Sardegna – .
NEXT Team Altamura, a Moussa Manè del Bari piace la corsia destra: la situazione – .