Il Mab, uno strumento di crescita culturale delle comunità del Cuneo-Fossano – La Guida – .

Il Mab, uno strumento di crescita culturale delle comunità del Cuneo-Fossano – La Guida – .
Il Mab, uno strumento di crescita culturale delle comunità del Cuneo-Fossano – La Guida – .

Da qualche tempo nei progetti culturali della diocesi di Cuneo-Fossano è comparso l’acronimo Mab, ma cosa significa e cosa implica questo acronimo? “Mab” è un acronimo che prende in prestito le iniziali dei tre principali istituti culturali diocesani: Museo Archivio Biblioteca. In realtà, però, si tratta di molto di più dell’unione di tre poli distinti per localizzazione e gestione: si tratta di un vero e proprio sistema di coordinamento e progettazione condivisa, volto a favorire interazioni e scambi tra istituti già naturalmente connessi. Attraverso azioni congiunte e trasversali è infatti possibile promuovere il patrimonio culturale in modo integrato, creando connessioni tra i diversi ambiti disciplinari, arricchendo così il racconto di storia e devozione locale che viene messo a disposizione di tutti. In questo senso, la diocesi attraverso il Mab è chiamata a salvaguardare e valorizzare un grande patrimonio articolato sui centri urbani del cuneese-fossanese, diversi per consistenza e caratteristiche formali, ma accomunati da un alto valore dal punto di vista della storia del le comunità territoriali oggi unite. Nel concreto, il Mab opera attraverso un direttore nominato dal Vicario generale (Laura Marino) che agisce sotto l’alta direzione dei rappresentanti diocesani per musei, archivi e biblioteche (don Gian Michele Gazzola e don Davide Pastore) e in sinergia con il Delegato episcopale per i beni ecclesiastici e gli edifici di culto (Igor Violino). In particolare, nella città di Cuneo sono tre i centri culturali citati.

Il Museo Diocesano San Sebastiano, secoli di storia nel cuore della città

Negli ultimi anni Cuneo ha vissuto una notevole trasformazione che ha visto la rinascita del centro storico attorno all’elegante Contrada Maestra, divenuta area pedonale. Proprio nella parte più antica della città sorge il Museo Diocesano di San Sebastiano, inaugurato nel 2012. Il Museo, in Contrada Mondovì, è allestito all’interno dei locali della Confraternita di San Sebastiano. Racchiude storie di arte e di fede, di storia e di amore per il prossimo, di vita e di legame profondo con il territorio che lo circonda. Il suggestivo percorso di visita si snoda, seguendo un percorso cronologico, a partire dai sotterranei – sede di un’antica polveriera – alle sale superiori che testimoniano la devozione prima a San Giacomo e poi a San Sebastiano, alla turbolenta fase napoleonica con le soppressioni degli ordini religiosi, fino alla nascita della diocesi nel 1817. Suggestivi scorci della chiesa di San Sebastiano permettono di godere con gli occhi del visitatore scorci unici e inaspettati, mentre lo spazio dell’aula rimane aperto ai fedeli che entrano dall’ingresso del quartiere.

I temi sono illustrati attraverso opere che spaziano dal XVII al XIX secolo, integrate con video e installazioni multimediali che danno voce ai protagonisti della storia locale: il percorso offre diversi livelli di lettura sull’evoluzione urbanistica della città, il susseguirsi delle chiese devozionali pratiche, i cambiamenti del contesto storico e artistico del Piemonte sud-occidentale. Questo “viaggio nel tempo” si conclude con il passaggio attraverso gli ambienti storici del complesso: la Sala del Consiglio, riallestita con gli arredi originari, la sacrestia, ancora utilizzata e ricca di arredi per la liturgia, il coro in cui sedevano i confratelli per assistere alle celebrazioni. Oggi il museo si occupa di dialogare con il mondo contemporaneo e di tramandare la memoria dei secoli passati attraverso laboratori didattici rivolti a scuole, parrocchie e famiglie. Particolare attenzione è riservata all’inclusione e all’accoglienza, con attività specifiche pensate per le persone con fragilità e disabilità e spazi dedicati ai visitatori più giovani, per rendere il museo un luogo aperto a tutti.

L’Archivio Diocesano è memoria di un cammino maturo della Chiesa locale

Oggi assistiamo alla contraddizione di una scarsa cura nell’allenare la memoria delle persone, mentre i dati archiviati nei computer acquistano un valore esponenziale e sono alla base dell’intelligenza artificiale. Quasi come pensare di accumulare tanti frutti senza preoccuparsi delle nuove piante che li dovranno portare per il futuro. Nella Chiesa, fondata sulla trasmissione del Vangelo vissuto da Gesù Cristo da due millenni, questa perdita di memoria si inserisce nell’attuale aridità delle decantate radici cristiane. I registri degli archivi ecclesiastici vengono utilizzati quasi esclusivamente per vane ricerche genealogiche.
La CEI afferma che i beni culturali “svolgono un servizio ecclesiale primario per la promozione della cultura sul territorio, sia nelle diocesi, che nelle parrocchie e nelle comunità religiose”. L’Archivio Diocesano conserva al meglio le carte dove restano le tracce della memoria; resta la sfida di leggerli per far circolare i pensieri e la vita di cui sono testimonianza.

La Biblioteca Diocesana per il dialogo nella cultura della solidarietà

La secolare biblioteca del Seminario di Cuneo, costituita con la Diocesi a partire dal 1817, su indicazione della Conferenza Episcopale Italiana, è diventata la base della Biblioteca Diocesana, istituita dal Vescovo Natalino Pescarolo il 19 marzo 2003. La sede è rimasta in il Seminario, ora nuova Curia; si aggiunse la biblioteca vescovile e poi i lasciti di sacerdoti e di associazioni e case religiose, fino a circa 100.000 volumi, tra cui alcuni incunaboli, libri cinquecenteschi e numerose riviste. Il documento programmatico della CEI del 1992 così presenta le Biblioteche diocesane: «Hanno un valore eccezionale nell’evangelizzazione, nella catechesi, nella promozione della “cultura della solidarietà” e nel dialogo con il mondo contemporaneo». Negli ultimi vent’anni la Biblioteca Diocesana ha cercato di servire questi compiti grazie al sostegno dell’8 x 1000 per l’adeguamento delle attrezzature e all’entusiasmo di alcune decine di volontari.

 
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