Filt Cgil: riqualificazione viabilità e lavoro precario. Il caso Veneto Strade

Filt Cgil: riqualificazione viabilità e lavoro precario. Il caso Veneto Strade
Filt Cgil: riqualificazione viabilità e lavoro precario. Il caso Veneto Strade

Da anni ci siamo abituati a pensare che il lavoro precario fosse un fenomeno tipico del mondo privato, legato alle incertezze della produzione e del mercato, ai picchi e ai cali della produzione.
Notiamo con amarezza che così non è. L’insicurezza è una piaga che si diffonde anche e soprattutto nelle aziende totalmente pubbliche, quelle chiamate a garantire l’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini.

In Veneto Strade (società partecipata al 76% dalla Regione e per la restante quota da Provincia di Belluno, Treviso, Padova e Città metropolitana di Venezia) sono una ventina i lavoratori con contratto a tempo determinato con scadenza dicembre 2024. Si tratta di contratti di durata anche inferiore ad un anno o già oggetto di proroga. A differenza del passato, infatti, è stata ridotta la durata del contratto a tempo determinato (9 mesi invece di un anno) ed è stato allungato il periodo di lavoro precario (dopo un anno, infatti, invece di essere convertito, il contratto i contratti di lavoro vengono semplicemente prorogati). Si tratta di lavoratori altamente specializzati, che hanno superato rigide selezioni, possiedono importanti qualifiche qualificanti e che conoscono bene il territorio e per questo molto richiesti dal mercato. Sono loro che, quotidianamente, garantiscono la sicurezza della rete stradale provinciale: che nevichi, che ci siano frane, smottamenti, incidenti, sanno come intervenire e lo fanno con cognizione e senso di responsabilità. Sono precari. Non possono chiedere mutui o prestiti. Non possono avere un progetto di vita perché in Banca hanno un contratto a tempo determinato di 9 mesi e nessuna certezza del futuro. Il rischio concreto è che più di uno rinunci a farsi strada insieme in Veneto Strade e scelga aziende meno prestigiose ma che diano qualche garanzia in più, oppure che i futuri bandi di selezione vadano deserti (come è avvenuto durante le selezioni per i livelli di graduatoria superiore).

Le ragioni di queste scelte aziendali?

Non certo un eccesso di personale visto che ancora oggi il personale in trasferta è sotto organico rispetto al fabbisogno (basta una malattia per non garantire l’operatività di alcune squadre della zona). Non siamo nemmeno a conoscenza del fatto che alcune strade siano state riconvertite come aree verdi pubbliche e che l’attività sia stata quindi ridotta. I km da gestire sono sempre gli stessi, il numero degli operatori è diminuito nell’ultimo decennio e… il tanto ostentato rilancio del virtuoso modello veneto è schiacciato da un aumento del lavoro precario mai visto in passato (nemmeno allora della temuta apertura della cassa integrazione straordinaria si era arrivati ​​a questo!)

Non lasciateci dire, per favore, che l’incertezza è legata alla riqualificazione della rete stradale e alla nazionalizzazione, con l’ingresso dell’Anas, di una parte della rete stradale. Questa è una scelta politica che nessuno può pensare di scaricare sui lavoratori. Per quanto ci riguarda, se domani la rete stradale sarà gestita dall’Anas, tutti i lavoratori dovranno passare senza soluzione di continuità sotto l’Anas, con gli stessi diritti, la stessa retribuzione e l’anzianità di servizio maturata. La stessa cosa se la Provincia decidesse di gestire in autonomia le restanti provinciali. Non faremo sconti. Non accetteremo soluzioni fallimentari adottate nella riclassificazione in altre Regioni: servizi, distacchi, imprese appaltatrici per conto del dirigente. L’affidamento di attività a ditte esterne (vedi sgombero neve, vedi sfalcio, vedi manutenzione) ha portato a disastri della rete stradale noti a tutti. Hanno impoverito la qualità del lavoro, hanno impoverito la qualità del servizio, hanno impoverito un territorio senza più ossigeno.

In un’azienda privata si negozia per ridurre il lavoro precario, si discute di piani industriali e prospettive di crescita nell’interesse del lavoro. Ciò non accade, quasi come se la rete stradale fosse meno importante di qualsiasi prodotto industriale. Rinnoviamo l’invito alla proprietà, alla Regione (chiamata anche ad approvare il piano triennale assunzioni) e alla Provincia di Belluno a confrontarsi con noi e ad aprire un tavolo di confronto vero e serio. Ad oggi la richiesta di incontro formalizzata un mese fa è rimasta del tutto inascoltata. Peccato, però, che la voce delle tute arancioni ci sia giunta chiara e forte e, se necessario, come in passato, saremo pronti a portarla sotto i palazzi delle istituzioni.

Alessandro Piras – Segretario Generale Filt Veneto

Alessandra Fontana – Segretaria Filt Cgil Veneto

 
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