da Reggio a Lucca – .

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Riceviamo e pubblichiamo

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I diciotto partecipanti al trekking sono partiti alle 7.00 dalla sede del CAI Bismantova, a Castelnovo ne’ Monti, per dirigersi a Cervarolo. L’aia dove nel marzo del 1944 furono uccise 24 persone fu il punto di partenza del Trekking della Memoria, senza dimenticare le altre località dell’Appennino, Civago, Susano, Castrignano e Monchio e le stragi ivi perpetrate dai nazifascisti.

Sotto la pioggia Matthias Durchfeld dell’Istituto Istoreco di Reggio Emilia ha riassunto i fatti che portarono alla strage e la successione storica che portò ai processi e alle condanne di alcuni dei responsabili. A causa di problemi con la lunghezza della tappa siamo partiti a piedi da La Romita-Ca’ dell’Abate, per passare per Maccherie e, dopo aver attraversato il Bosco Reale, siamo arrivati ​​al Passo delle Radici e San Pellegrino. Pioggia e grandine hanno reso questa tappa più difficile, ma siamo comunque andati al Giro del Diavolo. Dopo aver reso omaggio ai Santi come veri pellegrini e dopo aver pranzato, abbiamo percorso Via Vandelli, passando per Chiozza e arrivando ai Mulini di Pieve Fosciana. Il proprietario-mugnaio ci ha mostrato il Mulino di Sopra.

A Castelnuovo abbiamo alloggiato nell’ostello Bellavita, cenato e trascorso la serata con gli amici della locale sezione del CAI, che ci hanno mostrato un video sulla storia di Fosco Maraini. Il giorno dopo siamo andati in pullman a Piglionico, siamo scesi a Colle Panestra sul Sentiero della Libertà e a casa di Mamma Viola (Violante Bertoni), una contadina che aiutò e ospitò i partigiani del “Gruppo Valanga”.

Successivamente ci siamo recati a Pasquigliora, alla casa-museo di Fosco Maraini, visitandola con la guida di un amico dello scrittore/esploratore. In questa zona, sul Monte Rovaio, si svolse uno scontro tra nazifascisti e partigiani del Gruppo Valanga in cui morirono 19 appartenenti al Gruppo, tra cui alcuni modenesi e russi scampati alla battaglia del Passo delle Forbici. Ritornati a Piglionico abbiamo proseguito il trekking salendo al Rifugio Rossi, dove abbiamo pranzato.

Dal rifugio inizia la parte più impegnativa del trekking, la salita al Passo degli Men della Neve e poi la discesa lungo Costa Pulita fino a Foce di Valli, che ha messo alla prova tutti noi. Tra la Foce di Valli e la Foce di Petrosciana si possono ancora osservare scavi di postazioni militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale (Linea Gotica) ed un paesaggio unico che va dagli Appennini alle isole dell’Arcipelago Toscano e al Golfo di La Spezia. Anche l’arco del Monte Forato offre sempre un grande spettacolo. Il sentiero prosegue fino alla Foce di Petrosciana e poi diventa più facilmente praticabile. Una volta raggiunti Procinto e il M. Nona, non si può fare a meno di alzare lo sguardo verso le pareti verticali di queste montagne, ben visibili anche dal Rifugio Forte dei Marmi, molto accogliente e situato in una bellissima posizione, con il mare di fronte e la scogliera rocciosa pareti sul retro.

Dopo la cena, il pernottamento e una buona colazione siamo partiti per l’ultima tappa di un sentiero che ci ha portato a San Rocchino, dopo averci regalato alcuni scorci della pianura tra Viareggio e Lucca, con al centro il Lago di Massaciuccoli. Scendemmo a Farnocchia, per poi risalire all’omonima Foce. La mattina del 12 agosto 1944, passando per la Foce di Farnocchia, Capriglia ed altre direzioni, i plotoni italo-tedeschi serrarono la presa sulla zona di Sant’Anna e degli altri borghi, catturando ed uccidendo gli abitanti e gli sfollati. , bruciando le case e le stalle. Circa 130 donne, bambini e anziani furono uccisi davanti alla chiesa e poi bruciati, gli altri (350-430, il numero dei morti non è ancora certo) furono massacrati nelle case sparse e nei piccoli paesi attorno a Sant’Anna, tra cui Argentiera, Sennari, Moco, Pero, Le Case, Franchi, Vaccareccia, Coletti. Una bacheca nella Chiesa di S. Anna riporta le foto e i nomi dei minori di 16 anni uccisi quel giorno, circa 100, tra cui gli 8 fratelli Tucci di età compresa tra i 15 anni ei 3 mesi, sfollati da Foligno nella cosiddetta Bianca”.

Questa zona venne definita dal comando tedesco tranquilla e capace di accogliere gli sfollati dal fronte di guerra. Abitanti e sfollati furono tagliati fuori da ogni notizia e comunicazione su quanto accadeva in Italia: la povertà si univa alla tranquillità. Ma di tutto ciò Anna Pardini non poteva comunque essere a conoscenza, aveva solo 20 giorni e insieme a lei diverse donne incinte furono uccise, o più precisamente massacrate. Raggiunta la Piazza della Chiesa di Sant’Anna, accolti dal Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona e dai responsabili del Museo e Parco Nazionale della Pace, abbiamo visitato la chiesa e assistito alla rievocazione della Festa della Repubblica di giugno 2° in un luogo simbolo della Nostra Repubblica e della Nostra Costituzione. Nei locali del Museo abbiamo assistito alla presentazione del libro “Strage nazifasciste – L’armadio della vergogna”, di Daniele Biacchessi, preceduta da una lezione sul significato del 2 giugno e della Costituzione tenuta dal Prof. Massimo Luciani, Accademico del Lincei. Abbiamo portato la testimonianza del pellegrinaggio rappresentato dal Presidente della Sezione Enzo Rizzo e da Enrico Bini, sindaco di Castelnovo ne’ Monti, che insieme ai Comuni interessati al territorio, hanno patrocinato e sostenuto l’iniziativa.

Inoltre, abbiamo salutato e ringraziato Mario Marsili per la sua testimonianza sui fatti di quel tragico giorno: Mario è uno dei sopravvissuti, allora bambino, salvato dalla madre insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile. Il libro di Biacchessi raccoglie le testimonianze e i documenti che hanno portato a una verità storica e giuridica, anche se tardiva e incompleta, che condanna i responsabili delle unità speciali delle Waffen SS, Totenkopf, 16° Panzergrenadier, Hermann Goring e la Wehrmacht. Queste unità, agli ordini del feldmaresciallo Albert Kesselring, avevano il compito di punire le popolazioni nelle zone partigiane e lungo le linee difensive tedesche e di seminare il terrore quando ritenuto “necessario”. I tedeschi erano guidati da italiani arruolati in questi reparti o da soldati della GNR, spesso con accento locale. Verso le 17 siamo partiti in pullman per Castelnovo ne’ Monti, stanchi ma soddisfatti e orgogliosi della nostra testimonianza per la memoria.

I partecipanti al trekking devono un ringraziamento alla Sezione CAI Bismantova e a coloro che hanno coordinato e animato il pellegrinaggio, alla Sezione CAI Castelnuovo Garfagnana, in particolare al suo Presidente Luca Mori e ai soci che ci hanno accompagnato sulla Via Vandelli da San Pellegrino a Castelnuovo Garfagnana (Pietro, Rossana e Marcello). Grazie a Istoreco e Mattia. Grazie anche ai discendenti di Mamma Viola per l’accoglienza e la testimonianza che ci hanno offerto e al sindaco del Comune di Molazzana, Andrea Talani. Erano presenti al trekking anche Andrea dell’ANPI di Bergamo e Fausto, entrambi soci CAI della sottosezione di Albino (BG).

(I Trekkers-Pellegrini: Paola, Barbara, Marta, Lorenza, Silvia, Ortensia, Enzo, Enrico, Stefano, Roberto, Mauro, Pierluigi, Angelo, Giuliano, Andrea, Fausto, Francesco e Maurizio)

 
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