alla scoperta della seta stampata di Mantero, tra la tradizione comasca e il fascino del Giappone – .

Proseguendo la lunga tradizione del distretto serico comasco, l’azienda Mantero è giunta oggi alla quarta generazione: siamo entrati in azienda per comprendere cosa rende la moda Made in Italy unica al mondo

Quando si pensa alla prima moda italiana, viene in mente un mondo scintillante fatto di sfilate, boutique, shopping e dive sul tappeto rosso. Soprattutto a giugno, mese dedicato alle presentazioni di nuove collezioni uomo Fra Pitti a Firenze e il Settimana della moda maschile a Milano. Ma la spina dorsale del settore è costituita da distretti specializzati che possiedono raffinate tecniche di lavorazione uniche al mondo, dal tombolo alla pelletteria, dalla manifattura dell’abbigliamento alla lavorazione dell’oro. Aziende e artigiani che tramandano quella maestria, quel savoir-faire, che il mondo ci invidia: non è un modo di dire, visto che spesso i colossi del lusso si affidano alle nostre realtà per rifinire o realizzare alcuni capi. Uno di essi è Mantero, azienda tessile fondata a Como nel 1902 che continua tuttora la tradizione secolare della stampa su setaproiettandolo nel futuro grazie ad una continua ricerca tecnologica che ci permette di ottenere uno standard qualitativo eccezionale riducendo l’impatto sull’ambiente. FQMagazine visitato la sede aziendale: un viaggio che collega idealmente Giappone e Italia, passato e futuro.

La tradizione del distretto della seta
La storia della lavorazione della seta a Como inizia già nel XVI secolo, ma è soprattutto con l’industrializzazione di fine Ottocento in Lombardia che la città diventa punto di riferimento in Europa. Ed è proprio qui che, nel 1985, arriva il giovane Riccardo Mantero. Pochi anni dopo, nel 1902, si mise in proprio e diede vita alla “Società Riccardo Mantero”. Generazione dopo generazione l’azienda cresce, si verticalizza, investe nell’industrializzazione e nella produzione. Negli anni ’50 stringe accordi con l’allora nascente settore del prêt-à-porter fiorentino, negli anni ’70 esordisce nel mondo degli accessori e inizia ad espandersi in tutto il mondo. Nonostante l’avanzata della globalizzazione e del fast fashion, Mantero non ha mai esternalizzato. L’azienda resta (orgogliosamente) a Como, sotto l’egida di Franco Mantero – presidente di Mantero Seta dal 2021 – e Lucia Mantero – responsabile della divisione sviluppo prodotto e direttore creativo. La sfida è chiara: proteggere un’eredità immensa in un mercato della moda sempre più veloce.

L’archivio e la collezione di Kimono
Il cuore di Mantero è l’archivio – un sogno per gli amanti delle biblioteche – ed è da qui che inizia il nostro viaggio. Più di diecimila volumi, tutti accuratamente catalogati, contenenti negli anni disegni, temi e fantasie hanno ispirato creativi e stilisti. I più antichi risalgono all’800: sfogliandoli troverete motivi così moderni che non sfigurerebbero nei nostri armadi. L’archivio non contiene solo libri, ma stampe su tessuto e 70mila sciarpe prodotte per le case di moda più famose – i cui nomi rimangono segretissimo, ma l’elenco è così lungo che è facile indovinarlo. Qui i designer possono trovare suggestioni da ogni angolo del globo. Il fiore all’occhiello è infatti uno collezione di 763 kimono, sottokimono, giacche e 70 Obi dei periodi Meiji, Taisho e Showa, che abbracciano un periodo di tempo dal 1878 al 1945. Ogni pezzo è stato accuratamente catalogato e conservato dalla collezionista Nancy Martin Stetson. Insieme rappresentano uno straordinario compendio di tecniche tessili giapponesi, capace di ottenere disegni precisi legando e torcendo il tessuto a mano. Un momento di cultura necessario, per Franco Mantero, che al Fattoquotidiano.it spiega: “Concentrandosi solo sulla tecnologia si rischia di fallire e di perdere qualcosa. Vogliamo assicurarcene chi viene qui può toccare con mano, ammirare le tecniche, comprendere il significato dei simboli giapponesi”. Prendetevi un momento per comprenderne appieno il valore, senza lasciarvi trasportare dai ritmi frenetici che il settore impone. Mantero – a ragione – non invia nulla dei suoi cataloghi: bisogna prendere appuntamento con l’azienda, entrare, sedersi. Dedica il giusto tempo e la giusta attenzione a ciò che guardi.

Tecniche di stampa all’avanguardia
Di molte aziende si dice che sappiano unire “tradizione e modernità”. Nel caso di Mantero non solo è vero, ma si concretizza in una continua ricerca e sperimentazione, nonché in tecnologie all’avanguardia: dalla stampa inkjet alla recentissima stampa Flock, che consiste nell’applicazione di polveri di diversa natura derivato dalla frammentazione in minuscole particelle di fibre, prevalentemente nylon e poliestere. La caduta delle polveri viene “controllata” da una floccatrice a carrelli posta in linea sul tradizionale carrello da stampa, che avrà già la colla stampata secondo il disegno. Osservando i macchinari al lavoro, Lucia Mantero sottolinea la volontà dell’azienda recuperare tecniche antiche che oggi sarebbero impossibili – a causa del costo o perché non più in linea con gli standard ambientali – ma che sopravvivono grazie a nuove soluzioni tecnologiche, anziché andare perdute per sempre.

La nuova sfida: ridurre i consumi
Essere in prima linea, nel 2024, significa anche uno sforzo maggiore verso la sostenibilità, tallone d’Achille del settore tessile. È innegabile che stampare, cuocere a vapore e lavare i tessuti richiedono enormi consumi di acqua e calore. Ma è possibile cambiare rotta, spiega Franco Mantero: se una volta per un metro di seta si consumavano 100 litri di acqua, l’investimento in macchinari più efficienti ha permesso di ridurla a 15-20 litri: “Con il nuovo impianto in funzione da gennaio 2024 – spiega l’azienda – prevediamo di ridurre il consumo di acqua per metro di tessuto di oltre il 50%.”. Il capitolo più recente della storia dell’azienda è il lancio del proprio marchio – Mantero 1902 – che comprende abbigliamento, denim, scarpe e un’ampia varietà di proposte maschili (non solo cravatte, ad esempio, ma camicie hawaiane). La sede di Grandate, poco distante dal lago, ospita 500 dipendenti, di cui quasi la metà donne e, a colpo d’occhio, molte persone giovani. Un fornaio di creatività e competenza, dove ognuno ha una professionalità specifica, dagli stampatori ai coloristi che controllano che vengano realizzate le esatte sfumature cromatiche di ogni capo per garantire, ad esempio, che i due lati di un tessuto stampato non si influenzino a vicenda. l’altro, ma piuttosto si esaltano a vicenda. Un dettaglio a cui nessuno pensa quando si mette una sciarpa al collo, ma che fa la differenza tra qualità ed eccellenza.

 
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