Von der Leyen riparte dal lato filo-Ue ma non taglia ponti – Speciale Europeo 2024 – .

Von der Leyen riparte dal lato filo-Ue ma non taglia ponti – Speciale Europeo 2024 – .
Von der Leyen riparte dal lato filo-Ue ma non taglia ponti – Speciale Europeo 2024 – .

Piccoli passi, pochi punti fermi, un unico obiettivo: riconquistare la presidenza della Commissione entro l’estate. Ursula von der Leyen ha vinto e convinto nel primo tempo del suo bis. Ma il gioco non è finito. Lontano da esso. A Bruxelles è arrivato il tempo delle trattative, dei piccoli gruppi, dei viaggi evocati, minacciati e sognati.

È giunto il momento di formare quella maggioranza che possa tutelare non solo l’ex ministro tedesco ma l’intero pacchetto di incarichi apicali. La valanga sovranista, sul fronte europeista, ha innescato un riflesso incondizionato: unirsi per mantenere intatto l’equilibrio. Von der Leyen e Manfred Weber hanno annunciato che nel negoziato partiranno dai Socialisti e dai Liberali, ottenendo un’immediata apertura. Ma a una condizione: Giorgia Meloni non deve far parte della coalizione.

Nel bene e nel male, però, nell’Ue tutti dovranno tenere conto della Meloni e della Le Pen. Il dialogo tra il PPE e il leader del Rassemblement non sarebbe mai stato concepibile. Quella con la Meloni, però, era una possibilità concreta fino a una manciata di giorni fa. Ora von der Leyen deve muoversi con maggiore cautela. Aprirsi esplicitamente alla Meloni significherebbe perdere i voti di S&D e Renew, o almeno parte di essi. “Se il PPE negozia con i conservatori e i riformisti non saremo lì”, ha avvertito il Partito socialista europeo.

“Nessun accordo con la Meloni, con il PiS, con Reconqueté. È l’estrema destra e noi vogliamo preservare il cordone sanitario”, ha aggiunto la leader del gruppo Renew Valerie Hayer. Entrambi i partner del Ppe hanno il miglior jolly da giocare con i Popolari: sono indispensabili per riformare la maggioranza Ursula. Il PPE, abituato da decenni a negoziati complessi e levantini, ne è perfettamente consapevole. Allo stesso tempo ha tutta l’intenzione di mettere un punto sul tavolo: sono loro i vincitori delle elezioni europee a fronte di un asse franco-tedesco uscito quasi a pezzi dalla tornata elettorale. Il Ppe lo dirà chiaramente nei negoziati tra i gruppi parlamentari e in quelli tra i leader europei, chiedendo che l’esito del voto venga rispettato.

Per saperne di più Agenzia ANSA LE NOTIZIE DEL GIORNO – Elezioni europee: astensione record. La Meloni vola, il Pd fa bene, l’Avs boom. Cattiva Bonino-Renzi e Calenda – IL LIVEBLOG – Speciale Europei 2024 – Ansa.it IL LIVEBLOG – I tre partiti di governo rafforzano i loro numeri, insieme arrivano al 48%. Il risultato del M5s è stato ‘deludente’, come ha ammesso Conte, sotto il 10%. La maggioranza Ursula è salva, la vittoria dei Popolari è netta, von der Leyen è più vicina al bis. Il partito di Le Pen vince in maniera schiacciante in Francia, Macron indice le elezioni (ANSA)

Si inizierà il 17 giugno con la cena informale dei 27. I negoziatori saranno Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe, Pedro Sanchez e Olaf Scholz per i socialisti. In realtà i colloqui sono già iniziati. A Bruxelles sono attesi i primi incontri informali dei gruppi. A margine del G7, i leader europei parleranno quasi certamente dei posti di lavoro più importanti. Punti fissi, dicevano. Von der Leyen ha chiarito che nelle trattative partirà dal Pse e “dalle grandi famiglie europee che hanno collaborato bene” ma lascerà “le porte aperte” ad altri. A chi? I leader del Ppe – compresi i capi di Stato e di governo – ne hanno parlato in un primo incontro tramite videochiamata. Il primo indizio punta ai Verdi, anche se per il momento nessuno può escludere nulla. Una parte del PPE, ad esempio, potrebbe tranquillamente fare a meno di aprirsi agli ambientalisti. Ma i Verdi sono filo-Ucraina e sono una garanzia per la tutela di quel Green Deal che destra e sovranisti hanno come primo obiettivo. La maggioranza di Ursula, senza i Verdi, è di 400 seggi, 40 in più dei 360 richiesti. Con i 53 verdi anche il pericolo rappresentato dai cecchini sarebbe marginale. Un pericolo che, tuttavia, esiste. Basti vedere la cautela di Antonio Tajani, secondo il quale “è ancora troppo presto” per parlare del bis di Ursula. La destra certamente non sta a guardare. Mercoledì Le Pen e Matteo Salvini, a Bruxelles, decideranno se riaprire la porta all’AfD e faranno il punto sulle prospettive del gruppo ID, uscito più forte, così come l’ECR. Non è esclusa l’ipotesi del gruppo unico. Viktor Orban lo ha sostenuto ancora una volta. Ma a quel punto il posizionamento della Meloni sarebbe sul fronte opposto a quello di von der Leyen, e difficilmente riuscirebbe a trovare un’alchimia politica per avvicinarsi. A tutto questo bisogna aggiungere l’ultimo rebus, quello dei quasi cento non soci. Spesso si tratta di partiti ex novo, che potrebbero rafforzare ulteriormente i sovranisti. Alcune delegazioni, però, andranno al PPE, altre saranno distribuite tra Liberali, S&D e Sinistra. Molto dipenderà dai programmi, molto dall’offerta. Il quartiere europeo potrebbe essere trasformato in un unico, grande suq.

Premier: ‘Più forti a Roma e nell’Ue. Adesso commissiona puzzle’ (di Silvia Gasparetto)

Incidere sulle scelte che verranno fatte per i nuovi assetti europei. Anche se i numeri certificano che non sarà possibile concretizzare quella “maggioranza di centrodestra” sul modello italiano promossa in campagna elettorale. Giorgia Meloni ha approfittato dell’avanzata di Fdi, e della destra, alle elezioni europee ma ha festeggiato i “cinque minuti”. Perché la partita è appena iniziata. E ora bisogna trovare il modo di far pesare anche a Bruxelles la “forza” del governo italiano, l’unico tra i grandi Paesi Ue ad uscire “solido” dall’esito del voto.

Dopo aver esaminato i risultati da remoto e aver ricevuto nella notte gli applausi del suo popolo, il primo ministro vola già in mattinata a Borgo Egnazia, in Puglia, per seguire gli ultimi preparativi del vertice del G7 che si aprirà giovedì e per studiare i dossier che la porteranno anche in Svizzera, nel fine settimana, per la conferenza sull’Ucraina e poi a Bruxelles, per la prima cena informale dei leader dopo il voto europeo. La sua prima scommessa è portare a casa gli impegni degli adulti sull’intelligenza artificiale ma anche sull’immigrazione, punto forte del suo governo. Ma il vertice di tre giorni sarà anche l’occasione per i primi colloqui informali, tra gli ulivi della fattoria di Fasano, con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, oltre che con la stessa Ursula von der Leyen, sul piano da proporre per i nuovi vertici europei.

Quello del presidente uscente, al momento, resta il nome che il Ppe dovrebbe proporre al Consiglio europeo per un bis alla guida della Commissione. “Quando la proposta sarà formalizzata la valuteremo”, resta cauto il premier, ricordando che, prima di arrivare davanti al Parlamento europeo, il nome scelto dovrà essere approvato dal Consiglio. L’Italia, assicura, “non sarà spettatrice”. Anzi. Una delle ipotesi, la scommessa italiana, è quella di lasciare che le trattative si risolvano in attesa del voto francese di fine giugno-inizio luglio. E nel frattempo, magari, vedere se può emergere qualche altro nome su cui trovare una convergenza. D’altronde lo stesso Antonio Tajani, che rappresenta il Ppe in Italia, ha sottolineato come quella di von der Leyen sia per ora “un’indicazione politica, non un vincolo giuridico” e che sia “ancora troppo presto” per parlare di un bis. . Certo, per la Meloni sarebbe complicato restare fuori dall’accordo per la nuova presidenza della Commissione. Ma equivarrebbe ugualmente a dare pieno sostegno a von der Leyen, al Consiglio e al Parlamento europeo, senza ritrovarsi troppo a destra. Tra i conservatori dell’ECR, Fratelli d’Italia è l’unico grande partito che si ritrova al governo, mentre gli alleati di Vox e Pis (che sostenevano von der Leyen nel 2019) possono prendere le distanze dall’opposizione. Proprio come Marine Le Pen, che ora punta a vincere le elezioni legislative in Francia e con tutta probabilità farà campagna tutta contro Macron, che invece siede con la Meloni sia nel Consiglio Ue che nel G7. Il posizionamento dell’Ue così come le questioni interne dei conservatori, dall’allargamento dell’ECR (ai rumeni di Aura o agli ungheresi di Fidesz) all’ipotesi di formare un gruppo unico con l’ID (la famiglia di Le Pen e Matteo Salvini) si è già cominciato a discutere in seno a Fratelli d’Italia e la discussione inizierà anche a Bruxelles da mercoledì, quando è prevista una prima riunione informale del gruppo. Nel frattempo Meloni inizierà a sondare i suoi interlocutori, per capire quali margini ci sono per non restare fuori dalle partite europee. Magari contando sul tempo che le scelte arriveranno più tardi.

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